Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
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Tide

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2014 09:20
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Post: 16
Città: MILANO
Età: 58
Sesso: Maschile
26/07/2014 11:47

Karma attuale: 635

PG

Allineamento: Catocico buono

Provenienza: Scozia (clan Nordico)

Descrizione fisica:

capelli mori
occhi verdi
altezza 1,55
peso 43kg

Descizione: Minuta ed esile nel corpo, decisa e salda nello spirito.


BG

Quando ricordo casa, vedo una modesta costruzione circondata da campi coltivati, con annessa una stalla e un fienile. Si trovava nelle Highlands scozzesi, terra dura come la gente che le abita, ma generosa e sincera se si è capaci di dissodarne gli scudi e giungere all’essenza, al cuore. Oggi credo che neppure le macerie siano rimaste delle mura che hanno offerto riparo alla mia infanzia; in verità lo spero. Quando penso alla famiglia, rivedo il volto rugoso e la chioma canuta della mia anziana nonna, i suoi occhi neri colmi di luce sono una dolce carezza che conservo gelosamente nel mio cuore. Iridi di colore diverso dalle mie, così come quelle di coloro che ho chiamato madre e padre. Secondo ciò che mi è stato riportato, nacqui per loro una fredda sera, quando il mio pianto sovrastò l’urlo del vento e colei che divenne la persona a me più cara nella vita mi trovò nascosta in un cespuglio, avvolta in una logora coperta. Mi è stato raccontato che potevo avere all’incirca 7 o 8 mesi di vita, ero gracile e la pelle candida faceva da contrasto con i capelli corvini. Mi raccolse, mi portò a casa da sua figlia Esther e dal marito Ulric e mi allevò con amore e dolcezza; Iris si chiamava quell’adorabile vecchina. Crebbi con loro e più passavano gli anni, più le differenze tra la mia fisionomia e quella dei miei “genitori” si evidenziavano. Il mio padre adottivo era un uomo possente con capelli e barba castani, tendenti addirittura al rossiccio; Esther era bionda e i suoi occhi azzurri non assomigliavano assolutamente ai miei luccicanti smeraldi. Ulric era un uomo burbero, la mamma una donna debole e timorosa. L’uomo amava la birra forte e il gioco dei dadi, lei subiva passivamente i suoi rientri da ubriacone. Spesso ho avuto modo di assistere alla sua brutale violenza, al sesso forzato e alle botte; quanto può sopportare una donna? Io prediligevo, ovviamente, la compagnia di nonna e, non appena potevo, mi recavo nella sua stanza. Spesso era indaffarata a essiccare erbe o a bollirle, io inizialmente non capivo poi mi spiegò. “La natura è preziosa e ci è amica. Ogni erba, bacca o fiore ha un potere ai più sconosciuto; si può salvare una vita oppure spegnerla, si può incatenare anche il cuore di un uomo.” Mi disse un pomeriggio. Accanto a lei imparai che si possono utilizzare foglie e rametti dell’abete bianco per curare problemi respiratori, mentre con le sue gemme si possono curare anemie, carie e disturbi della dentizione. Appresi che le foglie di agrifoglio e la corteccia possono tornare molto utili per combattere la febbre e i dolori reumatici. L’infuso di alloro per problemi di stomaco e intestino; il biancospino può essere utilizzato per correggere le aritmie e problemi di ipertensione; il decotto di carciofo è un ottimo diuretico e protettore del fegato; la cicuta può essere utilizzata dalla contro le nevralgie, il tetano, l’epilessia e l’asma; la drosera è utile nel trattamento di bronchite cronica e asma ,contro tosse, pertosse, catarro, tubercolosi, laringiti, tracheiti, dolori articolari, reumatismi, per favorire la dilatazione dei bronchi; una tisana di lavanda può aiutare il fegato e un infuso di papavero può favorire un miglior sonno. Insomma appresi da lei conoscenze preziose. Negli anni successivi cercai di approfondire la sua arte, riuscii solamente ad innamorarmene senza comprenderne l’essenza. Riuscii, tuttavia, a spiegarmi il timore e il rispetto che scorgevo negli sguardi di coloro che si trovavano al cospetto della, certamente lo era, sapiente. Anche Ulric, nel sua abominevole ignoranza, la temeva. Tuttavia, come per gli animali, spesso il timore sfocia in violenza. E così è avvenuto. Avevo ormai 15 anni quando la tragedia che ha distrutto la mia breve esistenza si è compiuta. Erano mesi che il mio padre adottivo rientrava sempre più spesso ubriaco, ogni sera ormai. Alla locanda, ma sarebbe più appropriato chiamarla bettola, giocando a dadi, aveva perso una considerevole somma di denaro e non era in grado di onorare il debito. Ero di una bellezza acerba, eppur splendevo come frutto che si avvia alla perfetta maturazione, troppo dolce per non ingolosire maschi perversi e ubriaconi, soliti a strappar piacere alle proprie stanche donne, senza curarsi della loro intimità interiore. Valevo, a quanto pare, l’annullamento del debito e la medesima cifra in monete sonanti; Ulric lo ritenne un compenso adeguato per violare la purezza di una “bastarda”. Lui stesso accompagnò i due energumeni nella stanza della nonna in cui mi trovavo. Io, inizialmente, non compresi le loro intenzioni. Iris, per contro, si parò davanti a me e affrontò Ulric con uno sguardo aggressivo che non le avevo mai visto rivolgere a nessuno. “Non osare toccare la ragazza!” e il suo sussurro prese le sembianze del grido del falco. Il mio padre adottivo esitò un istante, ma uno degli altri due esseri spregevoli, con gli occhi lucidi di lussuria, non si fece intimorire dalla vegliarda. Con un violento spintone la fece cadere al suolo, il capo sbatté violentemente contro il bordo del tavolo facendo cadere a terra erbe, polveri e decotti vari. Ricordo come fosse ieri il suono sordo del suo cranio contro il legno. Non ebbi certo modo di accertarmi immediatamente delle sue condizioni. Braccia forti, abituate agli attrezzi di campagna, mi afferrarono e mi sollevarono come fossi un fuscello. Mi sbatterono sul letto di nonna, cercai di divincolarmi e scalciare, ma ciò che ottenni fu solamente di accresce la bramosia di quei vigliacchi. Strapparono i miei vestiti e in un istante mi trovai nuda; ricordo che provai immensa vergogna. Poi lo schifo delle loro bocche sulla mia pelle, sui miei seni, nel mio intimo e sulle mie labbra. L’odore fetido dei loro aliti etilici, la barba ruvida, i denti gialli. Infine il dolore, intenso, acuto, lacerante, devastante. Urlai, forse soltanto nella mia mente, mi sembrava di vivere un incubo. Si alternarono su di me e dentro me, mi presero in ogni modo possibile. Di nuovo dolore, odore di sangue, di umori, di sporco, d’inferno; svenni. Riaprii gli occhi e il buio rappresentava una coperta della quale non avrei voluto liberarmi mai più, forse lo porto ancora nel cuore. Mi feci forza e, nonostante tutto il mio corpo urlasse di dolore, mi alzai. Vidi l’ombra del corpo di mia nonna steso ancora sul pavimento, un’angoscia ancor più profonda mi attanagliò. Mi chinai su di lei con una misera speranza, intimamente conoscevo la verità. Le sollevai il capo e sentii sotto le dita la consistenza del sangue che già si stava raggrumando. Era inerme e non respirava, la sua anima aveva già lasciato il corpo. Il mio petto venne scosso da violenti singhiozzi. Piangevo per lei, per me, per quell’assurda e ingiustificata violenza, per i sogni, le speranze e il futuro infranti. Piansi a lungo, fino quasi a non aver più le forze, fino a sentirmi svuotata. Ecco, improvvisamente, una nuova forza impadronirsi di me e pervadere ogni cellula del mio corpo. Il dolore che divenne rabbia e la rabbia furia. Ero come impazzita, qualcosa in me urlava di restituire tutto quel dolore, quel male. Uscii dalla camera e mi recai in cucina, sapevo dove trovare i coltelli. Impugnai il più grande, sperando fosse sufficientemente affilato e mi diressi nella camera dei miei genitori adottivi; dormivano. L’ubriacone russava da far schifo e il suo alito riempiva la stanza di un odore nauseabondo, come poteva quella donna sopportare di dormirgli accanto. Mi accostai in silenzio al lato del letto di Ulric e, semplicemente, feci scorrere la lama del coltello sulla sua gola, calcando con forza. Emise soltanto un rantolo gutturale, aria e sangue fuoriuscirono dalla profonda lacerazione. Esther non si accorse di nulla e continuò a dormire. Uscii dalla stanza e tornai in camera di nonna. La presi in braccio e, con fatica, riuscii ad adagiarla sul letto. La distesi composta, le sistemai le vesti e la pettinai con le mani, la baciai sulla fronte. Presi una sacca da viaggio e ci infilai qualche vestito e un paio di stivali. Tornai in cucina e presi un pezzo di pane e un po’ di formaggio, infilai il tutto nella sacca. Volsi lo sguardo intorno, quasi a voler salutare la casa, poi dal camino presi un tizzone ardente e appiccai fuoco a tutto ciò che mi capitava vicino e ritenessi infiammabile. Me ne andai nell’oscurità della notte, quella notte che porto nel cuore, mentre il riverbero delle fiamme illuminava le mie spalle e il fuoco tentava di cancellare l’orrore e il dolore dell’ingiustizia vissuta. Dopo tre anni di pellegrinare per il mondo, giungo ad Avalon senza fiducia e speranze negli uomini, con il sogno di ritrovare una vita.

Skill richiesta: Conoscenze naturali liv.1

Conoscenze naturali (3 livelli)
il possessore di tale skill è un esperto dei fenomeni naturali, della flora e della fauna della zona. Riconosce generalmente frutti della natura commestibili da quelli non commestibili, i processi naturali della crescita di animali e piante, proprietà particolari di alcuni tipi di erbe.

LIVELLO 1: a questo livello il possessore della skill è all’inizio nell’apprendimento dei misteri naturali, riesce ad avere una conoscenza generale della flora e della fauna e a riconoscere cibi naturali commestibili e non commestibili.

[Modificato da Ichlan 26/07/2014 11:53]
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Post: 1.759
Sesso: Femminile
29/07/2014 15:37

Il bg è ben fatto e sarebbe immediatamente approvabile MA esiste un ma, il riferimento troppo esplicito alla violenza sessuale deve essere smussato, il racconto è troppo esplicito e sarebbe opportuno glissare.
So che si tratta di un episodio cruciale del tessuto narrativo ma su Avalon preferiamo non avere riferimenti così espliciti.
Per quanto riguarda la skill, l'insegnamento da cui promana la conoscenza è ben individuato ma al primo livello il pg ha i rudimenti di conoscenza di flora e fauna e invece qui è palese una conoscenza approfondita che permetterebbe al pg stesso già di essere in grado di curare mentre per questo vi sono skill apposite della congrega degli ospitalieri o di quella dei druidi, quindi va modificato e limitato alla conoscenza GENERICA delle piante con accenni ai risvolti curativi. Anche perchè, in ogni caso, le erbe avevano anche altri usi, ad esempio servivano anche per trarre la colorazione dei tessuti. Spero di essermi spiegata con sufficiente chiarezza.
Se hai dubbi contattami in on.


BG NON APPROVATO IN ATTESA DI MODIFICA.

Edave
Rettore degli Ospitalieri di Avalon
Wendingo Mannari



L'opinione è un'idea che possedete voi mentre, la convinzione, è un'idea che possiede voi.




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Post: 16
Città: MILANO
Età: 58
Sesso: Maschile
29/07/2014 16:17

Karma attuale: 734

PG

Allineamento: Catocico buono

Provenienza: Scozia (clan Nordico)

Descrizione fisica:

capelli mori
occhi verdi
altezza 1,55
peso 43kg

Descizione: Minuta ed esile nel corpo, decisa e salda nello spirito.


BG(leggermente censurato)


Quando ricordo casa, vedo una modesta costruzione circondata da campi coltivati, con annessa una stalla e un fienile. Si trovava nelle Highlands scozzesi, terra dura come la gente che le abita, ma generosa e sincera se si è capaci di dissodarne gli scudi e giungere all’essenza, al cuore. Oggi credo che neppure le macerie siano rimaste delle mura che hanno offerto riparo alla mia infanzia; in verità lo spero. Quando penso alla famiglia, rivedo il volto rugoso e la chioma canuta della mia anziana nonna, i suoi occhi neri colmi di luce sono una dolce carezza che conservo gelosamente nel mio cuore. Iridi di colore diverso dalle mie, così come quelle di coloro che ho chiamato madre e padre. Secondo ciò che mi è stato riportato, nacqui per loro una fredda sera, quando il mio pianto sovrastò l’urlo del vento e colei che divenne la persona a me più cara nella vita mi trovò nascosta in un cespuglio, avvolta in una logora coperta. Mi è stato raccontato che potevo avere all’incirca 7 o 8 mesi di vita, ero gracile e la pelle candida faceva da contrasto con i capelli corvini. Mi raccolse, mi portò a casa da sua figlia Esther e dal marito Ulric e mi allevò con amore e dolcezza; Iris si chiamava quell’adorabile vecchina. Crebbi con loro e più passavano gli anni, più le differenze tra la mia fisionomia e quella dei miei “genitori” si evidenziavano. Il mio padre adottivo era un uomo possente con capelli e barba castani, tendenti addirittura al rossiccio; Esther era bionda e i suoi occhi azzurri non assomigliavano assolutamente ai miei luccicanti smeraldi. Ulric era un uomo burbero, la mamma una donna debole e timorosa. L’uomo amava la birra forte e il gioco dei dadi, lei subiva passivamente i suoi rientri da ubriacone. Spesso ho avuto modo di assistere alla sua brutale violenza, al sesso forzato e alle botte; quanto può sopportare una donna? Io prediligevo, ovviamente, la compagnia di nonna e, non appena potevo, mi recavo nella sua stanza. Spesso era indaffarata a essiccare erbe o a bollirle, io inizialmente non capivo poi mi spiegò. “La natura è preziosa e ci è amica. Ogni erba, bacca o fiore ha un potere ai più sconosciuto; si può salvare una vita oppure spegnerla, si può incatenare anche il cuore di un uomo.” Mi disse un pomeriggio. Accanto a lei imparai che si possono utilizzare foglie e rametti per curare problemi respiratori, mentre con le sue gemme si possono curare anemie, carie e disturbi della dentizione. Appresi che le foglie e la corteccia di certi alberi possono tornare molto utili per combattere la febbre e i dolori reumatici.Insomma appresi da lei conoscenze preziose. Negli anni successivi cercai di approfondire la sua arte, riuscii solamente ad innamorarmene senza comprenderne l’essenza. Riuscii, tuttavia, a spiegarmi il timore e il rispetto che scorgevo negli guardi di coloro che si trovavano al cospetto della, certamente lo era, sapiente. Anche Ulric, nel sua abominevole ignoranza, la temeva. Tuttavia, come per gli animali, spesso il timore sfocia in violenza. E così è avvenuto. Avevo ormai 15 anni quando la tragedia che ha distrutto la mia breve esistenza si è compiuta. Erano mesi che il mio padre adottivo rientrava sempre più spesso ubriaco, ogni sera ormai. Alla locanda, ma sarebbe più appropriato chiamarla bettola, giocando a dadi, aveva perso una considerevole somma di denaro e non era in grado di onorare il debito. Ero di una bellezza acerba, eppur splendevo come frutto che si avvia alla perfetta maturazione, troppo dolce per non ingolosire maschi perversi e ubriaconi, soliti a strappar piacere alle proprie stanche donne, senza curarsi della loro intimità interiore. Valevo, a quanto pare, l’annullamento del debito e la medesima cifra in monete sonanti; Ulric lo ritenne un compenso adeguato per violare la purezza di una “bastarda”. Lui stesso accompagnò i due energumeni nella stanza della nonna in cui mi trovavo. Io, inizialmente, non compresi le loro intenzioni. Iris, per contro, si parò davanti a me e affrontò Ulric con uno sguardo aggressivo che non le avevo mai visto rivolgere a nessuno. “Non osare toccare la ragazza!” e il suo sussurro prese le sembianze del grido del falco. Il mio padre adottivo esitò un istante, ma uno degli altri due esseri spregevoli, con gli occhi lucidi di lussuria, non si fece intimorire dalla vegliarda. Con un violento spintone la fece cadere al suolo, il capo sbatté violentemente contro il bordo del tavolo facendo cadere a terra erbe, polveri e decotti vari. Ricordo come fosse ieri il suono sordo del suo cranio contro il legno. Non ebbi certo modo di accertarmi immediatamente delle sue condizioni. Braccia forti, abituate agli attrezzi di campagna, mi afferrarono e mi sollevarono come fossi un fuscello. Mi sbatterono sul letto di nonna, cercai di divincolarmi e scalciare, ma ciò che ottenni fu solamente di accresce la bramosia di quei vigliacchi. Strapparono i miei vestiti e in un istante mi trovai nuda; ricordo che provai immensa vergogna. Urlai, forse soltanto nella mia mente, mi sembrava di vivere un incubo, fortunatamente svenni. Riaprii gli occhi e il buio rappresentava una coperta della quale non avrei voluto liberarmi mai più, forse lo porto ancora nel cuore. Mi feci forza e, nonostante tutto il mio corpo urlasse di dolore, mi alzai. Vidi l’ombra del corpo di mia nonna steso ancora sul pavimento, un’angoscia ancor più profonda mi attanagliò. Mi chinai su di lei con una misera speranza, intimamente conoscevo la verità. Le sollevai il capo e sentii sotto le dita la consistenza del sangue che già si stava raggrumando. Era inerme e non respirava, la sua anima aveva già lasciato il corpo. Il mio petto venne scosso da violenti singhiozzi. Piangevo per lei, per me, per quell’assurda e ingiustificata violenza, per i sogni, le speranze e il futuro infranti. Piansi a lungo, fino quasi a non aver più le forze, fino a sentirmi svuotata. Ecco, improvvisamente, una nuova forza impadronirsi di me e pervadere ogni cellula del mio corpo. Il dolore che divenne rabbia e la rabbia furia. Ero come impazzita, qualcosa in me urlava di restituire tutto quel dolore, quel male. Uscii dalla camera e mi recai in cucina, sapevo dove trovare i coltelli. Impugnai il più grande, sperando fosse sufficientemente affilato e mi diressi nella camera dei miei genitori adottivi; dormivano. L’ubriacone russava da far schifo e il suo alito riempiva la stanza di un odore nauseabondo, come poteva quella donna sopportare di dormirgli accanto. Mi accostai in silenzio al lato del letto di Ulric e, semplicemente, feci scorrere la lama del coltello sulla sua gola, calcando con forza. Emise soltanto un rantolo gutturale, aria e sangue fuoriuscirono dalla profonda lacerazione. Esther non si accorse di nulla e continuò a dormire. Uscii dalla stanza e tornai in camera di nonna. La presi in braccio e, con fatica, riuscii ad adagiarla sul letto. La distesi composta, le sistemai le vesti e la pettinai con le mani, la baciai sulla fronte. Presi una sacca da viaggio e ci infilai qualche vestito e un paio di stivali. Tornai in cucina e presi un pezzo di pane e un po’ di formaggio, infilai il tutto nella sacca. Volsi lo sguardo intorno, quasi a voler salutare la casa, poi dal camino presi un tizzone ardente e appiccai fuoco a tutto ciò che mi capitava vicino e ritenessi infiammabile. Me ne andai nell’oscurità della notte, quella notte che porto nel cuore, mentre il riverbero delle fiamme illuminava le mie spalle e il fuoco tentava di cancellare l’orrore e il dolore dell’ingiustizia vissuta. Dopo tre anni di pellegrinare per il mondo, giungo ad Avalon senza fiducia e speranze negli uomini, con il sogno di ritrovare una vita.

Skill richiesta: Conoscenze naturali liv.1

Conoscenze naturali (3 livelli)
il possessore di tale skill è un esperto dei fenomeni naturali, della flora e della fauna della zona. Riconosce generalmente frutti della natura commestibili da quelli non commestibili, i processi naturali della crescita di animali e piante, proprietà particolari di alcuni tipi di erbe.

LIVELLO 1: a questo livello il possessore della skill è all’inizio nell’apprendimento dei misteri naturali, riesce ad avere una conoscenza generale della flora e della fauna e a riconoscere cibi naturali commestibili e non commestibili.

[Modificato da Ichlan 29/07/2014 16:20]
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Post: 1.759
Sesso: Femminile
29/07/2014 16:42

Va bene lo dirò con più chiarezza.


Valevo, a quanto pare, l’annullamento del debito e la medesima cifra in monete sonanti; Ulric lo ritenne un compenso adeguato per violare la purezza di una “bastarda”. Lui stesso accompagnò i due energumeni nella stanza della nonna in cui mi trovavo. Io, inizialmente, non compresi le loro intenzioni. Iris, per contro, si parò davanti a me e affrontò Ulric con uno sguardo aggressivo che non le avevo mai visto rivolgere a nessuno. “Non osare toccare la ragazza!” e il suo sussurro prese le sembianze del grido del falco. Il mio padre adottivo esitò un istante, ma uno degli altri due esseri spregevoli, con gli occhi lucidi di lussuria, non si fece intimorire dalla vegliarda. Con un violento spintone la fece cadere al suolo, il capo sbatté violentemente contro il bordo del tavolo facendo cadere a terra erbe, polveri e decotti vari. Ricordo come fosse ieri il suono sordo del suo cranio contro il legno. Non ebbi certo modo di accertarmi immediatamente delle sue condizioni. Braccia forti, abituate agli attrezzi di campagna, mi afferrarono e mi sollevarono come fossi un fuscello. Mi sbatterono sul letto di nonna, cercai di divincolarmi e scalciare, ma ciò che ottenni fu solamente di accresce la bramosia di quei vigliacchi. Strapparono i miei vestiti e in un istante mi trovai nuda; ricordo che provai immensa vergogna. Urlai, forse soltanto nella mia mente, mi sembrava di vivere un incubo, fortunatamente svenni.



non mi piace è troppo esplicito, ancora troppo esplicito.


Poi rileggendo mi è venuto un mega dubbio


CAOTICO BUONO "il Ribelle"
Viene definito il Ribelle, ed in effetti il caotico buono è questo tipo di personaggio.
Tra i buoni è quello meno portato all'altruismo generico, infatti egli tende a guardare prima vicino a se, e poi più lontano, non tollera le ingiustizie, ma reagisce quando queste sono rovolte sopratutto alle persone a cui tiene, non ama la legge, perchè dice cosa fare e cosa non fare, preferisce agire secondo coscenza, e non perchè qualcuno gli dice cosa è giusto e cosa no.
Agirà sempre per proteggere i suoi cari e per fare del bene.

1. rispetta sempre la parola data alle persone buone
2. mente solo alle persone malvagie o che non sono buone
3. non uccide, né attacca un nemico disarmato
4. non nuoce mai ad un innocente
5. non tortura mai per piacere o per ottenere informazioni, ma probabilmente minaccerà di farlo
6. non uccide mai per puro piacere
7. cerca sempre di aiutare gli altri
8. diffida dell’autorità
9. lavora bene in gruppo, ma non gradisce regole e divieti da rispettare
10. non viene corrotto dal denaro
11. non tradisce mai un amico



Ci sta che taglierebbe il collo al padre a ubriacone e ma secondo me non darebbe fuoco alla casa in cui la madre viva - INNOCENTE - vive ancora. Troverei un modo per farla uscire e salvarla prima di andarmene di casa [SM=g8137]

Edave
Rettore degli Ospitalieri di Avalon
Wendingo Mannari



L'opinione è un'idea che possedete voi mentre, la convinzione, è un'idea che possiede voi.




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Città: MILANO
Età: 58
Sesso: Maschile
29/07/2014 17:44

Karma attuale: 734

PG

Allineamento: Catocico buono

Provenienza: Scozia (clan Nordico)

Descrizione fisica:

capelli mori
occhi verdi
altezza 1,55
peso 43kg

Descizione: Minuta ed esile nel corpo, decisa e salda nello spirito.

Bg (riveduto e corretto)

Quando ricordo casa, vedo una modesta costruzione circondata da campi coltivati, con annessa una stalla e un fienile. Si trovava nelle Highlands scozzesi, terra dura come la gente che le abita, ma generosa e sincera se si è capaci di dissodarne gli scudi e giungere all’essenza, al cuore. Oggi credo che neppure le macerie siano rimaste delle mura che hanno offerto riparo alla mia infanzia; in verità lo spero. Quando penso alla famiglia, rivedo il volto rugoso e la chioma canuta della mia anziana nonna, i suoi occhi neri colmi di luce sono una dolce carezza che conservo gelosamente nel mio cuore. Iridi di colore diverso dalle mie, così come quelle di coloro che ho chiamato madre e padre. Secondo ciò che mi è stato riportato, nacqui per loro una fredda sera, quando il mio pianto sovrastò l’urlo del vento e colei che divenne la persona a me più cara nella vita mi trovò nascosta in un cespuglio, avvolta in una logora coperta. Mi è stato raccontato che potevo avere all’incirca 7 o 8 mesi di vita, ero gracile e la pelle candida faceva da contrasto con i capelli corvini. Mi raccolse, mi portò a casa da sua figlia Esther e dal marito Ulric e mi allevò con amore e dolcezza; Iris si chiamava quell’adorabile vecchina. Crebbi con loro e più passavano gli anni, più le differenze tra la mia fisionomia e quella dei miei “genitori” si evidenziavano. Il mio padre adottivo era un uomo possente con capelli e barba castani, tendenti addirittura al rossiccio; Esther era bionda e i suoi occhi azzurri non assomigliavano assolutamente ai miei luccicanti smeraldi. Ulric era un uomo burbero, la mamma una donna debole e timorosa. L’uomo amava la birra forte e il gioco dei dadi, lei subiva passivamente i suoi rientri da ubriacone. Spesso ho avuto modo di assistere alla sua brutale violenza, al sesso forzato e alle botte; quanto può sopportare una donna? Io prediligevo, ovviamente, la compagnia di nonna e, non appena potevo, mi recavo nella sua stanza. Spesso era indaffarata a essiccare erbe o a bollirle, io inizialmente non capivo poi mi spiegò. “La natura è preziosa e ci è amica. Ogni erba, bacca o fiore ha un potere ai più sconosciuto; si può salvare una vita oppure spegnerla, si può incatenare anche il cuore di un uomo.” Mi disse un pomeriggio. Accanto a lei imparai che si possono utilizzare foglie e rametti per curare problemi respiratori. Appresi che le foglie e la corteccia di certi alberi possono tornare molto utili. Insomma appresi da lei conoscenze preziose. Negli anni successivi cercai di approfondire la sua arte, riuscii solamente ad innamorarmene senza comprenderne l’essenza. Riuscii, tuttavia, a spiegarmi il timore e il rispetto che scorgevo negli guardi di coloro che si trovavano al cospetto della, certamente lo era, sapiente. Anche Ulric, nel sua abominevole ignoranza, la temeva. Tuttavia, come per gli animali, spesso il timore sfocia in violenza. E così è avvenuto. Avevo ormai 15 anni quando la tragedia che ha distrutto la mia breve esistenza si è compiuta. Erano mesi che il mio padre adottivo rientrava sempre più spesso ubriaco, ogni sera ormai. Alla locanda, ma sarebbe più appropriato chiamarla bettola, giocando a dadi, aveva perso una considerevole somma di denaro e non era in grado di onorare il debito. Ero di una bellezza acerba, eppur splendevo come frutto che si avvia alla perfetta maturazione, troppo dolce per non ingolosire maschi perversi e ubriaconi, soliti a strappar piacere alle proprie stanche donne, senza curarsi della loro intimità interiore. Valevo, a quanto pare, l’annullamento del debito e la medesima cifra in monete sonanti; Ulric lo ritenne un compenso adeguato per cedere colei che non era nemmeno sua figlia ai suoi due degni compari. Lui stesso accompagnò i due energumeni nella stanza della nonna in cui mi trovavo. Io, inizialmente, non compresi le loro intenzioni. Iris, per contro, si parò davanti a me e affrontò Ulric con uno sguardo aggressivo che non le avevo mai visto rivolgere a nessuno. “Non osare toccare la ragazza!” e il suo sussurro prese le sembianze del grido del falco. Il mio padre adottivo esitò un istante, ma uno degli altri due esseri spregevoli, con gli occhi lucidi di lussuria, non si fece intimorire dalla vegliarda. Con un violento spintone la fece cadere al suolo, il capo sbatté violentemente contro il bordo del tavolo facendo cadere a terra erbe, polveri e decotti vari. Ricordo come fosse ieri il suono sordo del suo cranio contro il legno. Non ebbi certo modo di accertarmi immediatamente delle sue condizioni. Braccia forti, abituate agli attrezzi di campagna, mi afferrarono e mi sollevarono come fossi un fuscello, cercai di divincolarmi e scalciare, ma ciò che ottenni fu solamente di accresce la bramosia di quei vigliacchi. Urlai, forse soltanto nella mia mente, mi sembrava di vivere un incubo. Credo di esser svenuta, perché quando riaprii gli occhi il buio rappresentava una coperta della quale non avrei voluto liberarmi mai più, forse lo porto ancora nel cuore. Mi feci forza e, nonostante tutto il mio corpo urlasse di dolore, mi alzai. Vidi l’ombra del corpo di mia nonna steso ancora sul pavimento, un’angoscia ancor più profonda mi attanagliò. Mi chinai su di lei con una misera speranza, intimamente conoscevo la verità. Le sollevai il capo e sentii sotto le dita la consistenza del sangue che già si stava raggrumando. Era inerme e non respirava, la sua anima aveva già lasciato il corpo. Il mio petto venne scosso da violenti singhiozzi. Piangevo per lei, per me, per quell’assurda e ingiustificata violenza, per i sogni, le speranze e il futuro infranti. Piansi a lungo, fino quasi a non aver più le forze, fino a sentirmi svuotata. Ecco, improvvisamente, una nuova forza impadronirsi di me e pervadere ogni cellula del mio corpo. Il dolore che divenne rabbia e la rabbia furia. Ero come impazzita, qualcosa in me urlava di restituire tutto quel dolore, quel male. Uscii dalla camera e mi recai in cucina, sapevo dove trovare i coltelli. Impugnai il più grande, sperando fosse sufficientemente affilato e mi diressi nella camera dei miei genitori adottivi; dormivano. L’ubriacone russava da far schifo e il suo alito riempiva la stanza di un odore nauseabondo, come poteva quella donna sopportare di dormirgli accanto. Mi accostai in silenzio al lato del letto di Ulric e, semplicemente, feci scorrere la lama del coltello sulla sua gola, calcando con forza. Emise soltanto un rantolo gutturale, aria e sangue fuoriuscirono dalla profonda lacerazione. Esther non si accorse di nulla e continuò a dormire. Uscii dalla stanza e tornai in camera di nonna. La presi in braccio e, con fatica, riuscii ad adagiarla sul letto. La distesi composta, le sistemai le vesti e la pettinai con le mani, la baciai sulla fronte. Presi una sacca da viaggio e ci infilai qualche vestito e un paio di stivali. Tornai in cucina e presi un pezzo di pane e un po’ di formaggio, infilai il tutto nella sacca. Volsi lo sguardo intorno, quasi a voler salutare la casa, poi dal camino presi un tizzone ardente e appiccai fuoco a tutto ciò che mi capitava vicino e ritenessi infiammabile. In un ultimo barlume di lucida pietà, corsi in camera a svegliare mia madre, lei in fondo era colpevole soltanto di vigliaccheria. “Fuggi! – urlai. Brucia tutto!” Mi precipitai all’esterno e, dopo aver scorto la sagoma di Esther arrancare in salvo, me ne andai nell’oscurità della notte, quella notte che porto nel cuore, mentre il riverbero delle fiamme illuminava le mie spalle e il fuoco tentava di cancellare l’orrore e il dolore dell’ingiustizia vissuta. Dopo tre anni di pellegrinare per il mondo, giungo ad Avalon senza fiducia e speranze negli uomini, con il sogno di ritrovare una vita.

Skill richiesta: Conoscenze naturali liv.1

Conoscenze naturali (3 livelli)
il possessore di tale skill è un esperto dei fenomeni naturali, della flora e della fauna della zona. Riconosce generalmente frutti della natura commestibili da quelli non commestibili, i processi naturali della crescita di animali e piante, proprietà particolari di alcuni tipi di erbe.

LIVELLO 1: a questo livello il possessore della skill è all’inizio nell’apprendimento dei misteri naturali, riesce ad avere una conoscenza generale della flora e della fauna e a riconoscere cibi naturali commestibili e non commestibili.

Spero possa andare.
[SM=g10314] [SM=g8075]
[Modificato da Ichlan 29/07/2014 17:46]
OFFLINE
Post: 1.759
Sesso: Femminile
30/07/2014 09:20

BG APPROVATO
SKILL CONOSCENZE NATURALI LIV 1 APPROVATA
DESCRIZIONE FISICA PRESENTE
ALLINEAMENTO CAOTICO BUONO PRESENTE
TERRE DI PROVENIENZA PRESENTI - CENSIRSI CLAN NORDICO

SCHEDA GIOCO AGGIORNATA

Edave
Rettore degli Ospitalieri di Avalon
Wendingo Mannari



L'opinione è un'idea che possedete voi mentre, la convinzione, è un'idea che possiede voi.




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