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Eyildr

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2015 15:11
OFFLINE
Post: 2
Età: 23
Sesso: Maschile
29/04/2015 23:53

Approvazione bg e skill
Doverosa premessa: nel bg che segue sono presenti riferimenti a fatti e personaggi appartenenti al passato di un altro pg, ovviamente “autorizzati” dallo stesso player che ne muove i fili.
Inoltre, nel finale accenno a un viaggio fatto per giungere su Avalon/Barrington che vorrebbe collegarsi alla quest sui Vichinghi di Ananke. Ho provveduto a informare il master in questione e mi sono volutamente tenuta sul vago, senza dare troppi riferimenti. Spero che non vi siano problemi!

Capelli: Rossi
Occhi: Azzurri
Altezza: 1,75 mt
Peso: 54 Kg
Descrizione: Una giovane alta e magra, dai lunghi capelli rossi e gli occhi come i mari del nord. Non diresti che sia avvezza all’arte della guerra. Non diresti che sia stata educata presso le abitazioni di un qualsivoglia nobile. Non diresti nemmeno che dietro l’atteggiamento pacato del suo parlare possa nascondersi qualcosa di scomposto.
Nessun particolare che possa attirare l’attenzione, nessuno corpetto che tolga il respiro o abiti da capogiro. Una contadina, ecco come la vedresti: coi suoi capelli disordinati, i vestiti modesti e il capo chino, intenta solo a percorrere il proprio cammino.
Data di nascita: 3° giorno di Pethboc 1108
Allineamento: Vero Neutrale
Karma: 566
Terra di provenienza: Svezia – Uppsala
Lingue conosciute: Norreno. Linguaggio runico.

Skill da bg: Conoscenze Arcane I
Giustificata dalla permanenza presso il Maestro delle rune per cinque anni.

Oggetti da bg: un taccuino con i resoconti di viaggio

Grazie!





Un cronista è preciso. Impeccabile. Ha fame di una storia e ne divora persino i particolari irrilevanti. Forse, soprattutto quelli. Sceglie una preda e lo fa con cura, indagando, osservando, valutando e determinando quale sia il momento giusto per poterla attaccare: o, quantomeno, avvicinare.

Ho scritto tante storie nel corso della mia lunga vita e tante ancora ne scriverò. Le ho scritte per passione, prima di scoprire che avrebbero potuto darmi da vivere, nel Wessex, la mia terra d’origine. Le ho scritte per salvare la pelle, quando sono stato ridotto a prigioniero e schiavo di popoli invasori emersi come per magia dalle acque, prima di integrarmi in una società con regole tutte differenti da quelle della morale, della religione e del buon costume vigenti in Inghilterra.
E ogni volta che ho intrapreso una cronaca, la storia di una vita, l’ho portata a compimento. Ho messo la parola “fine” nell’istante in cui l’anima è giunta al cospetto del giudizio degli Dei, di coloro che avrebbero concesso o meno l’apertura delle porte della Sala tanto ambita. Si dice che Odin abbia avuto misericordia di me, che il suo sguardo si sia posato benevolo e ch’io possa vivere in eterno per raccontare, con la sola condanna della negazione della luce del sole. Destinato a narrare le saghe di guerrieri feroci e senza paura, a trasmetterle ai posteri affinché degli stessi possa rimanere traccia.
Io sono Ethelweard Främlingen, Lo Straniero, e stavolta non racconterò di eroi delle armi o ragazze dello scudo particolarmente coraggiose e letali. No, quella che vi racconterò è la storia di una fanciulla. La storia di un dono.


Corre l’anno del Signore 1108, in questa terra in cui gli antichi Dei sono stati dimenticati in favore dell’unico Dio venuto d’oltremare. Eppure a Uppsala la memoria è dura a morire. In segreto, in una zona remota considerata sacra, poiché lì sorgeva il Tempio che tanti sacrifici ha innalzato agli Dei, i fedeli di Odin continuano a prosperare, lontani dagli apostati cristiani. Lì nasce Eyildr, prima dei cinque figli che Freya ha voluto concedere a Jöns Thorsteinsson e sua moglie Svanhildr.
In una notte di gelo, quando la bufera imperversa. Il vento ulula e al suo canto si unisce il primo gemito di quella nuova creatura, la prima dopo anni di sterilità di coloro che vengono additati come eretici e reietti. La neve cade e gocce di sangue vengono richiamate all’uso di tingere il viso della piccolina. Il villaggio gioisce e i tamburi hanno lo stesso ritmo dei tuoni del grande Thor.
Ed Eyildr cresce in salute e compostezza. Non si direbbe particolarmente vivace, piuttosto protettiva nei confronti dei fratelli che la madre, a distanza di pochi anni gli uni dagli altri, partorisce. Tutti maschi, tutti guerrieri. Eyildr impara dal padre a imbracciare un’arma e ad usare lo scudo – le sacre regole della difesa – ma il suo destino è altro. Il Veggente percepisce subito quell’ombra nel suo sguardo innocente, il peso di una condanna sulla sua ancora giovane esistenza. Eyildr ha il futuro, negli occhi.

La prima Ombra scende a velarle lo sguardo quand'ella è ancora una bambina. Cinque inverni alle spalle che hanno già temprato il suo corpicino, abituandolo alla rigidità della stagione dei geli. I dintorni del villaggio, gli echi lontani degli adulti e il ricordo del pianto disperato di un infante troppo capriccioso. Eyildr cerca il silenzio e, lungo un cammino fatto di neve e uno strascico di orme leggere, sotto un cielo che dispensa fiocchi tenui, incontra una di quelle che, da quel giorno in avanti, chiamerà Själ. Anima. Una presenza invisibile, una sensazione di gelo e calore e poi ancora gelo, sin dentro le ossa. Gli echi diventano confusi, le voci si moltiplicano e fanno rumore: al punto che alla piccola non resta che portare le mani alle orecchie. Per non sentire.
Che chiudere gli occhi. Per non vedere.
E scoprire, così, che non basta, non serve.
Poiché vede e sente. Sente e vede.
Il nero piumaggio degli ambasciatori di Odin. Il gracchiare dei corvi. Il battito funesto delle loro ali. Muninn che vomita sangue. Sangue che le cola addosso e la costringe a urlare.
Urla Eyildr. Eppure la sua bocca non conosce voce, la sua paura nessuno sfogo.
Poi, una sagoma avvolta da un alone, ma perfettamente chiara ai suoi occhi. Un'indicazione. Una Via.
Infine, il silenzio.

Trascorrono tre giorni senza che alcuna Själ venga a farle visita. Trascorrono tre notti senza che alcun sogno – o incubo che sia – venga a consolare o dannare il suo sonno. Al punto che sì, la bambina lo ripete tra sé e sé, si è trattato solo di quello: un incubo.
E, infine, Gunnar spira.
Il vecchio del villaggio, Memoria di quegli esuli, raggiunge il Valhalla in un giorno dominato da una tempesta di neve furiosa; accompagnato, nell'ultimo viaggio, dal sacrificio della serva che con lui trascorrerà l'eternità.

(NON)
« Huginn ok Muninn
fliúga hverian dag
iörmungrund yfir;
óumk ek of Hugin
at hann aptr ne komit,
þó siámk meirr um Munin.
»

(IT)
« Huginn e Muninn (Pensiero e Memoria)
volano ogni giorno
alti intorno alla terra.
Io ho timore per Huginn
che non ritorni;
ma ho ancora più timore per Muninn.
»


Non ha mai visto un uomo morire, Eyildr. Non ha mai visto un vivo sacrificare la propria esistenza affinché le porte della Sala si aprano anche al suo cospetto. Non ha mai visto l'Angelo della Morte celebrare quel rito. Ma lo riconosce ancor prima di vederlo, l'uomo dietro la maschera. Il Veggente, nei panni del traghettatore di anime verso l'olimpo degli Dei nordici. Il Veggente, che scava nei suoi occhi e riesce a raggiungerla con una nuova sensazione di gelo, calore e ancora gelo, sempre gelo. Soffio di una consapevolezza, di una verità svelata a cui non si vuole prestare orecchio.

I dieci, lunghi anni che trascorrono da quell'episodio sono una processione infinita di Själ che si annunciano sempre nel medesimo modo, con le stesse emozioni, le stesse torture. E che la vedono impotente, con le mani legate, eletta solo a custode di presagi oscuri e, spesso, di difficile interpretazione, contro i quali nulla può: poiché essi stessi sono il disegno degli Dei e a capo chino vanno accettati.

La montagna dove sorgeva il Tempio è luogo di spettri ed echi lontani nel tempo. Di memorie passate e di eredità di un mondo che i dintorni sembrano aver dimenticato, in favore di un'unica divinità misericordiosa – così si mormora – in grado di ascoltare le preghiere che le si innalzano e di dispensare perdono.
È lì che Eyildr, all'alba dei suoi 15 anni, capisce di non poter più rimanere sorda a quei richiami; inerme, a voltar le spalle al proprio destino.
C'è il gelo, anche in questa mattina in cui un pallido sole cerca di fasi strada tra la foschia, quasi timida consolazione, se non persino incoraggiamento. C'è il freddo cui non bada più, ma che è così penetrante da farsi avvertire anche attraverso la pelliccia che la copre. E il ricordo. Di quel richiamo, di quell'invito: di ogni passo che ha compiuto per giungere in questa vetta, dove i corvi gracchiano e piume nere sostituiscono i fiocchi di neve.
Non ha bisogno di chiedere, implorare. Non ha bisogno di fuggire. Il vento si leva e porta seco poche parole, pronunciate con la rudezza propria di un padrone.
«Du är min vǫlva» [Sii la mia “ vǫlva” - una sinistra profetessa che Óðinn ha evocato affinché riveli per intero la sapienza nordica, i segreti delle cose primordiali e i destini del mondo.]
E lei al vento affida la sua fede.
«Jag vill vara din vǫlva» [Sarò la tua vǫlva]

Poi sono mantelli sulle spalle e il presente che si trasforma in passato. Pochi effetti personali, Uppsala nel cuore.

Distese di neve e freddo, villaggi, Själar, notti e giorni che non vengono contati, l'instancabile determinazione di risvegliare le menti di coloro che non avevano tardato a voltare le spalle agli antichi dèi; la consolazione di posti remoti del profondo nord in cui la memoria, come a Uppsala, è dura a morire.
Il rifugio. Tra le gole dell'Armrinn, dove l'attende chi ha il dono della Vista e nulla svela delle sue visioni: affinché l'Equilibrio non venga intaccato. Affinché l'antagonismo fra cielo e terra, fra bene e male, fra sfera spirituale e sfera materiale non si interrompa mai. Mellon ha il potere delle rune e Ansuz gli ha rivelato l'arrivo della giovane, spinta su quella strada dai sussurri e dalle visioni di una delle sue Själar.
Ancora, i fuochi che fanno scempio della civiltà, le barbarie in nome di una conquista che altri osano spingere verso coste occidentali, i Bianchi Baluardi che soccombono e si disperdono.
Manti candidi che si tingono di buio, guerrieri spinti a rincorrere altrove il proprio destino. «È nero», dice il Maestro. E lo vede pure Eyildr, da lontano: grandi ali scure e artigli che, rapaci, intrappolano il Fu Bianco per portarlo via, condurlo sulla strada che da tempo l'attende.

Da quel giorno, solo silenzio. La perdita della Vista e delle Själar, cinque anni trascorsi in compagnia del vecchio per poterne seguire gli insegnamenti, per poterne apprendere la saggezza divinatoria. Poi le rune a predire un nuovo viaggio verso posti sconosciuti. «La tua strada è lastricata di rosso».

Spalle voltate all'ennesimo villaggio, un vagare solitario e instancabile, narrando la sapienza nordica, scuotendo gli animi, disegnando con le parole la creazione del mondo, rievocando l'età dell'oro e la guerra tra Æsir e Vanir, annunciando la distruzione e, infine, la rinascita dell'universo.
Inseguendo una nuova meta, portando Uppsala nel cuore.

Così giunge in un villaggio sulle coste, su sentieri ricavati tra neve e freddo, fatti di solitudine e silenzio. Lì dove il caos regna in seguito a una pestilenza e le croci del Signore hanno sostituito i bracciali dei guerrieri. E dove il cuore non l'avrebbe mai condotta, i suoi passi conquistano un'altra tappa di un viaggio non ancora concluso, un viaggio su cui la minaccia delle fiamme e del rogo conferma ogni previsione del Maestro delle Rune.
Nascondigli, vacillamenti, improbabili sostenitori, una mano tesa, la scoperta di una carezza, un sogno di cui ricorda solo il profilo confuso ed evanescente di un'isola avvolta dalla nebbia. La mattina seguente, una nave in partenza. Verso coste lontane, sulla nave degli Invasori.

E ancora mantelli sulle spalle e ancora il presente che si trasforma in passato. Sempre pochi effetti personali. Sempre Uppsala nel cuore.


OFFLINE
Post: 510
Sesso: Maschile
30/04/2015 15:10

E' tutto ok.
Io sono il player incriminato; io approvo [SM=g8071]


Data di nascita: 3° giorno di Pethboc 1108
Allineamento: Vero Neutrale
Karma: 566
Terra di provenienza: Svezia – Uppsala [CENSIRSI NEL CLAN NORDICO]
Lingue conosciute: Norreno. Linguaggio runico.

Skill da bg: Conoscenze Arcane I

Oggetti da bg: un taccuino con i resoconti di viaggio [GLI OGGETTI, CHE NON COMPORTANO PESO SPECIFICO, VENGONO APPROVATI]




Solo un piccolo appunto. Il linguaggio runico rientra già nella skill che richiedi. Questa la dicitura relativa al primo livello:

LIVELLO 1: a questo livello il possessore della skill è all’inizio nell’apprendimento dei misteri arcani, riesce tuttavia ad avere una comprensione generica degli scritti arcani e a riconoscere delle rune senza però apprenderne il significato o l’utilità. Ovvero tradurre in parte lo scritto, senza capire la magia o il significato magico che vi è dietro.


E', dunque, inteso che l'interpretazione delle rune resta vincolata alla loro "lettura", non ancora alla comprensione del loro significato.

Buon gioco!
[Modificato da Fehrer 30/04/2015 15:11]

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