Ho avuto il permesso dalla player di Il’ya per l’inserimento di collegamento parentale con lui, in caso di necessità potete contattarla.
Ringrazio chi avrà cura di leggere il mio bg.
Buon lavoro.
Grazie.
Angharad Dimitrievich
Figlia di Il’ya
Età: 16 anni
Descrizione fisica: Capelli rossi, pelle bianca ricoperta di efelidi, occhi blu
Allineamento: Neutrale puro
Terre di provenienza: Attuale Polonia – Clan nordico
Skill richiesta: volontà
Conoscenza lingue: greco e latino
OGGETTI DA BG:
Un diario da viaggio ricoperto di cuoio, un pennino e una boccetta di inchiostro
Il diario contiene solo fogli di pergamena bianchi.
DIARIO DA VIAGGIO + PENNINO
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CALAMAIO DA VIAGGIO IN OTTONE DI FOGGIA OTTOMANA
VI RACCONTO COME PERCHE' SONO NATA DUE VOLTE
Sono nata due volte.
La prima volta dal grembo di mia madre, la seconda il giorno in cui ho posato i miei occhi di bambina su di lui. E se mi chiedete, ora, quale delle mie nascite preferisco non posso che ammettere che sia la seconda, senza ombra di dubbio la seconda.
Perché?
Semplicemente perché per me lui è il fulcro, il centro, il sole attorno al quale ruota la mia vita.
Chi sono?
Lui mi chiama Zima e ciò basta, solo quando è arrabbiato con me usa il nome che mia madre mi ha imposto il giorno in cui ho aperto per la prima volta gli occhi al mondo.
Si è svolto tutto in modo molto lineare, mio padre – colui che sarebbe divenuto mio padre di li a qualche mese – amministrava le sue terre al fianco del genitore anziano, una famiglia ricca, non un casato di alta nobiltà ma proprietari terrieri, arricchiti che si erano elevati al soglio dei ricchi entrando in quella società a testa alta.
Mia madre?
Una meravigliosa e giovane fanciulla che prestava servizio nella loro casa, la cameriera personale di Lorelai Duboi.
Cosa successe?
Molto semplicemente la giovane cameriera si innamorò del figlio del padrone, il ricco e istruito Il’ya che fra uno studio e l’altro cedette alle lusinghe dei suoi desideri.
E poi?
Lorelai Duboi morì, Il’ya lasciò una rosa bianca sulla sua tomba, prese il suo cavallo e quanto gli era strettamente necessario, versò la dote di Annika, sua sorella minore, a Aernestus che l’aveva sempre voluta e se ne andò a cercare altrove ciò che ancora non aveva trovato.
Mia madre?
Anka portava in grembo me. Morta la padrona lasciò la casa senza dire nulla a nessuno della sua gravidanza e tornò nella casa paterna dove mi diede alla luce e con lei e il vecchio padre di lei ho vissuto sino all’età di 8 anni.
Come sono nata la seconda volta?
Inverno, freddo come solo un inverno in quelle terre all’estremo nord est d’Europa possono essere. Una vita di stenti, un vecchio sdentato, la figlia che aveva donato la sua grazia ad un giovane ricco ed una bambina magra, rachitica con i capelli e il viso sporchi per nasconderne il rosso fulgido delle chiome e le efelidi che le punteggiavano la pelle bianca e pallida. Capelli rossi e occhi blu come il padre, capelli rossi e occhi blu come la madre.
Figlia del demonio per molti, anzi..per tutti. Sciocchi gretti ignoranti che non capivano.
I lupi che circondano la casa, cercavano cibo, l’odore delle vecchie pecore della famiglia eccitante, invitante. Un massacro, una distruzione..non avevano più nulla se non la loro vita. Era giunto il tempo di conoscere suo padre o, perlomeno questa era l’idea di sua madre.
Una sera, appena calato il sole, le prime ombre della notte che carezzano il mondo. Una donna vestita con l’unico abito che possiede, trascina per le strade una bambina, strigliata a dovere e che indossa, a sua volta, l’unico abito che possiede.
Bussano, una faccia sconosciuta apre, la madre chiede del padrone, le viene chiusa la porta in faccia. Ma lei rimane li, attende. Si accovacciano di fianco all’ingresso della casa, passano la notte, nessuno apre ma Anka non se ne va, rimane li e la mattina successiva bussa e chiede del padrone. La situazione si ripete e per lunghi 7 giorni loro attenderanno.
Il settimo giorno, mattino presto, il custode della porta la apre prima del tempo
“Entrate”
borbotta scocciato.
Ormai l’unico abito che indossano non è più pulito come il primo giorno ma poco conta.
Mento alto, la manina stretta in quella della madre. Ferma e immobile, gli occhi che vagano in quella stanza meravigliosa, calda. In piedi di fronte ad un tavolo stracolmo di documenti. Nessuno le ha invitate a sedere e loro sono rimaste in piedi.
Ed ecco quando sono nata la seconda volta, nel momento in cui i miei occhi hanno incrociato i suoi.
Inutile tergiversare, narrare cose che a pochi interessano.
Mi ha preso a vivere con lui, mi ha pagato a mia madre. Le ha versato un lauto compenso che permetterà a lei e a mio nonno di vivere dignitosamente per tutta la loro vita.
Perché mi ha preso con lui?
Perché mia madre mi aveva insegnato una cantilena che aveva sentito nelle notti in cui era a servizio di Lorelai e io, la cantai per lui guardandolo negli occhi:
Quando scende giù la sera
Alla luna pensa e spera
Perché nell’oscurità
C’è chi si nasconderà.
Viene senza far rumore
Come nube di vapore
Nella notte fredda e scura
La sua danza fa paura
Al bambino disattento
Si avvicina lento lento
Gli s’infila dentro al letto
Gli si arrotola sul petto
La sua spira piano stende
Ed il ballo poi riprende
Si avvolge intorno al cuore
Stringe senza far rumore
“Senti il gelo mio piccino?”
Lui domanda da vicino
Sibila dolce all’orecchio
E dell’occhio si fa specchio
Più vicino a sé lo attira
Ed il suo dolore ammira,
quando il sole torna su
il bambino non c’è più.
Sono diventata la figlia del padrone, sono la sua amata figlia, mi hanno insegnato a vivere come una ricca, mi hanno istruito, hanno fatto di me la donna che sarò.
Aernestus Hoffthendingen era il marito di Annika, il tutore di suo padre, non aveva perso il lustro come insegnante. Furono lui e mio padre ad aprire la mia mente alla conoscenza. A rendermi insaziabile.
Leggere, scrivere, fare di conto, affrontare ogni argomento dello scibile umano conosciuto a quei tempi, dal più dolce al più crudo, dal più lucente al più oscuro. Ore e ore passate china sui libri della biblioteca di famiglia, già consumate dagli studi di mio padre.
Duro, faticoso vedere i figli delle persone a servizio giocare in cortile mentre tu sei costretto a rimanere seduto eretto con un tomo pesantissimo fra le mani a leggere a voce alta.
La mente e la coscienza che diventano sempre più forti coltivando quella facoltà propria dell'uomo di tendere con decisione e piena autonomia alla realizzazione di fini determinati senza lasciarsi distrarre da nulla, nemmeno dalla vita stessa.
Forza di volontà, determinatezza e fame, fame di sapere. Sacrificio che rende coloro che bevono alla fonte perennemente assetati e testardi ogni oltre dire.
“
La prima declinazione greca corrisponde in tutto e per tutto alla prima declinazione latina e raccoglie i sostantivi maschili e femminili con il tema in –α” mentre fuori è primavera è c’è un sole caldo, tutti vanno a nuotare al fiumiciattolo.
La mia amica Alenka ha un cucciolo nuovo ..lo voglio vedere “
La prima declinazione regolare si articola in due sottoclassi: l'una comprendente esclusivamente i femminili, l'altra comprendente i maschili, che hanno il nominativo singolare sigmatico, il genitivo singolare -ου della seconda declinazione e, talvolta, il vocativo singolare esce in alfa breve anche se nel resto della declinazione è lungo.”
Forza di volontà ecco perché io sono seduta qui davanti Il’ya leggendogli della prima declinazione greca invece che fuori a correre con i bambini della mia età.
Passano gli anni, la mia anima si fa forte, la mia mente salda, il mio corpo matura, domani compio 16 anni.
Ho letto tutto quanto la casa di mio padre potesse offrire. Comprendo, leggo e scrivo correttamente la lingua greca e latina, ho una infarinatura di ogni cosa i miei tutori abbiano deciso di insegnarmi, di ogni argomento che conoscono.
So cucinare, ricamare, cantare, ballare..mi hanno insegnato ad amare i cavalli, i falconi da caccia…sono la figlia di un ricco proprietario terriero.
E ora?
Io ho ancora sete, voglio sapere di più, non voglio che mio padre mi dia in sposa, voglio aprire la mia mente..e sono testarda, molto testarda, la mia mente è salda, riesco a meditare per ore e a rimanere in silenzio ignorando le blandizie di chiunque..devo ringraziare 8 anni di studi per questo.
Finalmente lui decide di portarmi li dove lui stesso si abbeverò dopo la morte di sua madre, li dove lo aveva portato il suo cavallo. Una cittadina lontana, oltre il mare, lambita da un lago, si chiama Barrington.
Mi ha parlato di una strana congrega di sapienti, dediti all’equilibrio e alla conoscenza della magia.
Non so nemmeno cosa sia se non per quello che ho sentito dire quando vivevo con mia madre. Mi chiamavano strega, figlia del diavolo, pensavano facessi stregonerie per il colore dei miei capelli e dei miei occhi…
Non so nulla, so tutto, voglio sapere tutto, ho sete.
[Modificato da Zima81 05/02/2016 12:28]