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Di fate e vampiri

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2013 14:42
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Post: 209
Sesso: Femminile
08/04/2013 14:42


Il presente documento è stato approvato da entrambe le razze.

Partiamo dalla possibilità che una fata venga bevuta da un vampiro. Tempo fa questa discussione venne aperta in forum fate poiché si ponevano delle domande di certo fondate, visto che prendere una fata in forma eterea (quella con le alucce per intenderci) non è proprio un gioco da ragazzi nemmeno per un vampiro. Come parametri, le fate hanno un’agilità +5 e un bonus taglia +3. Si potrebbe dire che il vampiro può usare dominio sulla fata e ordinarle di farsi acchiappare, ma anche lì ci sarebbe da far comunque i conti in primis con la resistenza mentale +2 e in secundis con il modo di rapportarsi di una fata a un vampiro. Prima di passar a quest’ultimo punto, che richiede più tempo per esser espresso, pongo il caso di una fata in forma umana o elfica che si approssima a un vampiro, per cui in quella forma si potrebbe pensare che potrebbe essere più facile per il predatore gettarsi sulla preda. È vero fino a un certo punto, poiché la fata in forma umana, nel momento in cui viene ferita o colpita da un veleno, ritorna immediatamente e senza eccezioni nella sua forma eterea. L’eventualità del morso è quindi da escludersi in forma umana, poiché il vampiro, nel momento stesso in cui azzanna la fata, si ritrova privato del contatto con quel corpo he ha ripreso le sembianze naturali. Detto questo, ritengo che sia comunque giusto contemplare la linfa di fata tra i tipi particolari di sangue, ma che va tenuto conto che non è propriamente facile, per quanto non di certo impossibile, rubarla.

Passiamo all’atteggiamento delle fate di fronte a un non-morto in generale. Le fate sono creature concepite esclusivamente da sentimenti: nascono quando la fata-madre prova una forte emozione, in base alla quale viene poi determinata la famiglia di appartenenza del nascituro. Dunque le fate vengono generate, crescono, vivono e muoiono grazie a sentimenti ed emozioni: sono fatte di energia e la vita è loro garantita dal ricircolo della stessa; ricircolo che avviene in ambienti permeati da energia che meglio si confà a quei sentimenti che le hanno generate (nel caso delle banshee il bosco oscuro – per le altre la foresta di luce o il tor o l’isola in generale); o se vicine a persone che emanano un’energia che si adatta alla loro. In particolare, in merito a quest’ultimo caso, va detto che le fate sono in grado di percepire l’energia vitale che anima le persone, anche se solo a livello di emozioni generiche (ovvero persona di indole buona, cattiva o neutrale), poiché per comprendere le intenzioni va comunque fatto ricorso alla skill empatia faerica che, essendo un incanto, è sottoposto a turni di concentrazione e di cast.

Fatta questa premessa, andiamo a vedere cosa succede se una fata incontra un vampiro. La sfera emozionale di un vampiro, come sappiamo, è quasi del tutto nulla: non prova emozioni o sentimenti, anche se la rabbia potrebbe essere una buona eccezione a questa “regola”. Tutto ciò trova giustificazione nel fatto che le skill mentali, come più volte ribadito, non hanno alcun tipo di effetto su un non-morto: chi dovesse provare a usare empatia sul cainita si ritroverebbe dinanzi alla perfetta assenza di sfera emozionale. Il vampiro è di fatto un morto che cammina, che finge una vita solo per poter cacciare le proprie prede: sappiamo benissimo tutti che il cainita crea nelle persone che a lui si approssimano una sorta di attrazione/repulsione; bello in maniera inquietante, genera negli altri esseri quel tipo di atteggiamento che potrebbe essere definito come una sorta di timore reverenziale. E tutto ciò accade in pg “normali” come gli umani, senza particolari abilità. Immaginiamo adesso cosa potrebbe accadere in un essere naturalmente magico come la fata che, come detto prima, percepisce l’energia vitale che risiede negli altri esseri. L’essere fatato, al cospetto del non-morto, viene investito dal vuoto, dall’assenza di energia che emana un corpo morto e dall’assenza di sentimenti. È qualcosa che va contro natura, poiché il vampiro è l’antitesi per eccellenza dell’equilibrio, essendo un predatore generato da un non normale corso delle cose - che esigerebbe che dalla morte non si torni indietro. La fata percepisce tutto ciò e nel caso di creature di luce – quali sono le auree e le elementali – credo sia plausibile provare profondo turbamento oltre che naturale repulsione: essendo esseri legati intimamente alla natura, alle emozioni ed alle essenze vitali, esse percepiscono il Vampiro come qualcosa che non dovrebbe esistere o trovarsi di fronte a loro in quel momento. Ne consegue anche una perdita di concentrazione per eventuali skill, ma rimarrebbe comunque forte il desiderio di sottrarsi dalla percezione di quel vuoto, quindi di fuggire via, per quanto il possesso della skill volontà ferrea potrebbe attenuare questo tipo di istinto. È ovvio che non potranno percepire tutto questo e dire: toh, un vampiro. Le conoscenze delle fate di solito sono limitate e persino Fannith, che comunque sta nei maghi e qualcosina del mondo l’ha imparata, non sapeva dell’esistenza di un qualcosa che va sotto il nome di vampiro.
Se prendiamo in considerazione la famiglia delle banshee, fate oscure, vediamo che le cose potrebbero essere in qualche modo diverse: le banshee sono fatte di energia “malvagia”, sono concepite da sentimenti negativi e per loro dolore, angoscia, solitudine, malinconia e rabbia sono all’odine del giorno – o meglio della notte. Paradossalmente, nel momento in cui vengono in contatto con il nulla che il vampiro spira verso la loro essenza ne sono atterrite, impaurite e indebolite come le altre fate, ma presumo sia corretto abbiano una maggiore “resistenza”: del resto, l’assenza di vita del vampiro crea angoscia e terrore che permette il ricircolo della stessa energia che conferisce loro vita. Tutto ciò non toglie, comunque, che sono sempre emozioni forti quelle che gli esserini fatati sono costretti a subire, per cui torniamo al discorso di come nasce una nuova fata. Nulla esclude che, a prescindere dalla famiglia di appartenenza, una fata possa rimanere ingravidata nell’incontro con un vampiro, ma la fata che ne nascerà senza ombra di dubbio sarà una banshee.

Detto questo, passiamo dal lato del vampiro, anche se da dire penso ci sia poco. Mi riferisco in particolare al fatto che a mio avviso, pur essendo un tipo di sangue diverso, quello della fata si porta dietro una sorta di odore perfettamente riconoscibile da parte di un vampiro. Allo stesso modo degli elfi il cui sangue risulta in qualche modo velenoso e percepibile come tale dal vampiro, se dovesse arrivare a bere la linfa di una fata il cainita avrebbe delle allucinazioni; il che potrebbero portarlo o a non berne più o a volerlo sperimentare ancora (quest’ultima ipotesi penso sia da scartare nel caso del sangue elfico :D).

Infine, vorrei specificare come l’ostentazione di una vita che ormai più gli appartiene sia impossibile da parte del vampiro ai danni della fata: la sua finzione non avrà alcun effetto, poiché la fata percepisce che in quel corpo non c’è più vita. Non sa spiegarsi come ciò sia possibile, ma sa senza ombra di dubbio come ciò corrisponda a verità. L’emanazione della dannazione non lascia via di fuga dinanzi a un essere fatato che ben comprende come una tale fonte di negatività sia ben maggiore delle sensazioni di malvagità che un umano può portarsi dietro.



I knew all the rules but the rules did not know me
guaranteed..





Grazie Serafin *_*
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