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Autore

SCHEDA PERSONAGGIO: ITHRAEL

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2015 11:53
OFFLINE
Post: 491
Città: SARONNO
Età: 50
Sesso: Maschile
20/11/2015 14:16

Drago d'Argento - Maschio



Ithrael

Specie: Drago d'Argento
Sesso: Maschio
Allineamento: Legale Neutrale
Forma Umanoide: Umana
Forma Animale: Lince


Karma totale: 111 - Drago Giovane (20/11/2015)


Forma draconica

Metri percorribili in un round (volo): giovane 20, adulto 40, veterano 60
Metri percorribili in un round (a terra): giovane 9, adulto 9, veterano 9
Resistenza magica: giovane +2 , adulto +2, anziano +3
Infravisione: giovane +2, adulto +2, veterano +2
Sensi sviluppati: udito/vista/olfatto – malus al TATTO
Bonus taglia: giovane -2, adulto -3, veterano -3

Skill fisiche di base: agilità +5 (in volo E in acqua) -3 (al suolo), forza N.P., resistenza +5 (in volo e in acqua) 0 (al suolo - un drago non può correre per conformazione fisica e difficilmente fa passeggiate).



Forma Umana

Metri percorribili in un round: 5
Resistenza magica: +1
Sensi sviluppati: olfatto
Bonus taglia: 0

Skill fisiche di base: agilità +1, forza +3, resistenza +2



Skill di razza

Estremamente longevi
Controllare temperatura corporea
Capacità di volo
Protetto da scaglie
Resistenza ad un elemento (acqua)
Resistenza ai veleni
Mutaforma (4 round)
Empatia draconica (liv 1)
Telepatia draconica (liv 1)
Presenza terrificante (1 round di preparazione, 3 round di durata)
Attacco multiplo (zampe + morso)
Soffio gelido (lungo 10 metri largo 2 metri)
Nube di nebbia (3 round di preparazione, 2 round di durata)
Influenza mentale (3 round concentrazione, 3 round durata)
Legame con il Pendragon



Background

« Molti di coloro che s'affacciano a un culto, o vi ripongono fede da una discendenza intera, non immaginano neppure lontanamente di che pasta siano fatti gli dèi.
Un pugno di credenti, così pochi da ricordarne ogni volto, si domanda invece che aspetto abbiano e, con volontà ed entusiasmo, legge libri ingialliti dal tempo chiedendosi se Taranis, Belenos e Goibhniu popolino realmente il Pantheon della Creazione.
Nel dubbio, coloro che facessero parte dell'una o dell'altra categoria dovrebbero lasciar perdere l'idea di terribili manipolatori del tuono o d'esseri barbuti che, mantenendosi il grosso pancione, comandino la pioggia e i suoi borbottii; e pensare a delle mani. Grosse, coscienziose e senzienti mani che, guidate dalla saggezza del cielo, tessano i fili del mondo, un teatro affacciato sulla recita di tutti i giorni: la vita.
Sono state le dita di una mano a cucirmi le scaglie, a immagine e somiglianza della trapunta cigliata di una notte abbagliante;
Sono state le dita di una mano a incastrarmi gli ingranaggi della memoria, affinché nulla di ciò che vidi sfuggisse, come acquerelli in uno stagno;
Sono state le dita di una mano a insegnarmi a volare, e a pensare, e a comprendere.

Perché, mentre prendevo forma e consapevolezza, il guscio attorno a me al sicuro nella vastità dei cieli, le stelle mi venivano incontro, l'esistenza arrideva al mio sguardo e la pratica anticipava la teoria; e in me era già ridente voglia di distendere le ali. »

Quando siede al suo posto, un libro fra le mani e finalmente libero dal caos di una giornata particolarmente impegnativa e frustrante, il lettore ha il legittimo desiderio di lasciarsi incidere da quello che legge: conservare un graffio nella memoria che gli permetta un giorno di mostrare la sua conoscenza attraverso un nome, un titolo o un personaggio che gli siano rimasti avvinghiati all'anima.
Ci sono storie talmente intense che, pur se raggruppate in una decina di pagine, non abbandoneranno mai più il cuore; e ce ne sono altre che, sebbene spalmate nell'arco di alcuni secoli, morrebbero nell'anonimato se il protagonista non decidesse un giorno di abbellirle cambiando autonomamente capitolo.

Fortunata è quella narrazione che, piuttosto che creare un vuoto fra sé e il guardiano che ne deterrà il segreto, semplicemente lasciandosi vivere, vivrà il lettore. Né più né meno. E' uno scambio di anime e, prima ancora che possa accorgertene, la tua è già perduta.

Questa storia cominciò indicativamente quando, a seguito degli eventi che portarono una saggia, millenaria bestia d'oro a difendere il lascito di una dragonessa morente, l'uovo si schiuse.
I cuccioli scelti dagli dèi affinché chiunque s'arricchisca col divenire d'una fiera acerba, non piangono in cerca d'attenzioni: non ne hanno bisogno come la maggior parte delle specie. Dall'alba al tramonto della loro esistenza - quando, più che morte, sarà il sipario stesso a calare su di loro -, gli alati sanno già in qualche maniera che possiedono un posto nel mondo. E' un talento innato, sia esso benedizione o condanna: nel bene o nel male, dovranno costruire qualcosa.

"...io sento di dover costruire qualcosa." Il ragazzo dai capelli folti, rossi e che, per un prodigio probabilmente divino, si tengono su come sorretti dalle spire del vento, ha concluso la sua arringa. Potrebbe scegliere dei colori e un aspetto che richiamino teatralmente la sua vera natura - imitando quel suo interlocutore che, per orgoglio o per vizio, lascia dietro di sé dei piccoli indizi, ora nei capelli dorati, ora nella fronte tatuata da un glifo complicato e apparentemente incomprensibile -, ma non l'ha mai fatto. Gli piace mescolarsi agli uomini e alle donne, e non importa che il cacciatore di mostri insegnò a entrambi che, talvolta, i mostri sono proprio gli uomini e le donne.
Un'arringa durata ore.
Ore nelle quali, a dispetto delle ombre che vanno ormai allungandosi tramutando le loro sagome in terra in creature nere, subdole e allungate, l'uomo (alias il Drago d'Oro) se n'è rimasto fermo nella sua posizione. Sa, il saggio millenario, che un drago non è un volatile cui mettere del sale sulla coda al fine di trattenerlo. Sa, il saggio millenario, che quel moccioso non fu suo né quando ne reclamò l'uovo né quando si schiuse; e sa che non lo è ora. L'ultima volta che ha battuto le ciglia, chi aveva innanzi era un cucciolo irruento e ardimentoso. Non è cambiato il suo temperamento, ma la creatura che ricambia oggi il suo sguardo ha imparato a difendersi da solo.
"Io non ti fermerò, Ithrael."

Allora, le guerre flagellavano il mondo più di quanto non lo facciano nel presente.
La paura riempiva le strade e faceva sanguinare il popolo. La gente tremava, come fanno le lacrime e le braci. L'uomo, che s'era occupato fino a quel momento di Ithrael, sapeva il fatto suo: era in grado di stare in un vicolo gremito di folla senza che nessuno avesse il benché minimo sospetto sulla sua reale natura. Il cucciolo argentato, la cui forma mutata era divenuta convincente anche grazie agli insegnamenti del Venerabile, considerato in tutto e per tutto al pari di quegli dèi che l'avevano ficcato a testa china nel mondo, imparava la vita leggendola dal labiale del Maestro: apprese che, per individui della loro specie, qualsiasi frase non era che la continuazione di un'altra detta un'ora, un giorno prima. Apprese la pazienza. Apprese la scaltrezza, la perspicacia, la discrezione, la finezza e la prudenza e, combinandole e dando loro forma nuova, intrecciandola alla voce, apprese l'arte di sfruttare questa dote per cavarsi d'impaccio dalla situazione in cui, più che le armi, erano le parole a vincere. E apprese a riconoscere verità e menzogne poiché, da giovane, affrettato e imprudente che era, gli piaceva approfondire tutto ciò che avesse a che fare col divertimento e l'arte dei guerrieri, non certo percepire quanto meschina potesse essere l'esistenza, perfino per loro.
"Impara, giovanotto, che nella vita non è come a casa. Non ci sono io e non ci sono altri insegnanti: ci sei tu. E la vita non s'attarda a spiegarti. La vita fa, a modo suo."
"Sì, signore."

Che cosa sono, miseri spiccioli di ere, se rapportati al lungo ciclo vitale di un drago? Il Venerabile era abituato alle opere di distruzione degli individui che abbattevano civiltà intere soltanto per farne fiorire altre, differenti ma con un denominatore comune: ulteriore sete di potere. L'Argentato, invece, no.
E cercava, nelle sue uscite solitarie, di capire perché mai si fosse perduto - qualora fosse mai esistito - il rispetto per gli dèi e i loro dettami, che donano al mondo una connotazione precisa attorno alla quale ruotano i principi di leggi e doveri.
Eppure, ad ogni sortita comprendeva meno.
E avvertiva, piuttosto, non la necessità di intervenire in virtù della sua essenza; ma la curiosità di indagare ancor più a fondo, di unirsi alle vite di quelle piccole stelle che bruciavano fin troppo presto, quella non poteva togliergliela nessuno. Neppure il Dorato, che tuttavia nell'immensità della sua saggezza aveva compreso da tempo.

Trascorsero secoli interi. Elfi e uomini si contesero il potere o, semplicemente, se lo divisero, fruttando nuove esistenze, che non bastarono ancora a soddisfare la curiosità di Ithrael. I due si tenevano là dove possibile distanti dai vertici delle grandi e delle piccole civiltà, e mentre il giovane affamato si nutriva di concetti più o meno interessanti, il vecchio non faceva che confermare le sue ipotesi, che vedevano il mondo e le razze che lo compongono incompatibili per stabilirsi troppo a lungo in un unico posto.
"Imparerai, giovanotto, nelle biblioteche che tratteranno delle guerre che hai vissuto o semplicemente guardandoti attorno, che taluni adulti sono bambini deformati da un corpo ingombrante. Sono vulnerabili e prevedibili, e in virtù di questo, talvolta, hanno chiesto il mio consiglio."
"Sì, signore."

"Io non ti fermerò, Ithrael."
Le parole che gli abbandonano la bocca, suonano al Venerabile vuote e metalliche. Sa da molto tempo, il saggio millenario, che un giorno avrebbe dovuto pronunciarle, e quel giorno è sempre stato rinviato.
Ma non oggi.
"Io non ti fermerò. Pertanto vai."

« Ventre basso e sul filo dell'acqua oppure scaglie fra le nuvole, non c'erano leghe che non potessi conquistare, selvaggi territori inesplorati che non riuscissi a raggiungere o popoli nascenti che non potessi aiutare. Non sapevo da quanto tempo fosse iniziato il mio viaggio, ma ogni miglio che mi lasciavo alle spalle era un pugno allo stomaco, una voragine che mi consumava in una sorta di nostalgia crescente.
Mi legavo alla gente e alle sue tradizioni: governai uno sparuto villaggio, combattei una battaglia in nome di chissà chi e consigliai un re. Qualcuno sentì parlare di me; ad altri non ne diedi tempo, poiché spiegavo nuovamente le ali e, avvertendo ancora quella sensazione, spiccavo il volo in cerca d'altro.

Mi piaceva volare. Mi sentivo fortemente Io. E sapevo che, ovunque andassi, il cielo e le sue stelle erano un luogo adatto a me e alle mie scaglie; che, talvolta, mi richiamava a gran voce. Fui pertanto preda di stupore - non lo avvertivo da secoli - quando, sorvolando ventre in terra il chiaroscuro d'una notte serena, sentii venir meno la mia forma naturale e il formicolio tipico che ispirava il ritorno a quella meno nobile. Una decina di capriole, adrenalina in corpo e un atterraggio di fortuna: è poco, ciò che conservo di allora, ma è abbastanza per ricominciare e saperne di più. Avalon, la chiamano i suoi abitanti... »



SKILL

Diplomazia (3 livelli)
il possessore di questa skill è dotato di un ottimo carisma e riesce tramite il linguaggio a calmare gli animi o ad ottenere delle concessioni che in mancanza di tale skill risulterebbe più complicato avere (ad esempio incontrare un’autorità).

LIVELLO 1: a questo livello il possessore della skill è al principio nell’apprendimento dell’abilità del linguaggio, riesce ad avere una presa superficiale sull’attenzione degli astanti ed è in grado di far desistere una persona dal compiere un atto rischioso o nocivo. (quello poi dipende dal punto di vista di chi usa la skill)

[Modificato da Azhael 26/11/2015 11:53]

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