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SILMANARITHIL [Elfo]

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2015 18:34
OFFLINE
Post: 1.518
Città: MILANO
Età: 56
Sesso: Maschile
03/12/2015 18:27


SILMANARITHIL

Sulèlm-Uràran-Ithìl Lòlindir. Un nome altisonante. Un nome che trascina dietro di sé oneri e dolori.


“Giammai bianche torri e tessuti pregiati
offuscheranno l`aridità del dolore
e sfameranno il volto cupo del mondo”


Il piccolo Silmanàrithil, come amava decisamente farsi chiamare, trascorreva i primi due anni della sua vita a fantasticare sul mondo e ad osservare la gente, cercando di carpirne i pensieri e gli stati d`animo. Tramite questo innocuo esercizio l`elfo ha sviluppato, durante la sua vita, un`abilità sensazionale nell`individuare l`umore degli altri e, per tal motivo, non solo riesce a percepire le gioie e i dolori degli elfi (tramite il vincolo di sangue che li lega), ma anche di tutte le altre razze e degli uomini in particolare. Così nelle fresche sale del palazzo di famiglia, Silmanàrithil trascorre i suoi primi sette anni, osservando il padre incontrare gente importante e recarsi a corte, e la madre, che amava offrirgli continuamente sorrisi, pettinare la lunga chioma bionda e cantare per le sale del palazzo.


“Limpida fonte nel cuore del mondo,
odo sussurri e canti lontani
da chiome materne, fresche di giorno.
Canta la gioia del suo limpido volto,
danza la lira e l`arpa dorata.”


“Tuo padre è architetto, tuo nonno era architetto, il tuo bisnonno finanche era architetto e così via da molte ere. Studia ragazzo o grazie a te interi secoli di storia della nostra famiglia andranno perduti” Era ormai il motto di famiglia. Suo padre lo ripeteva da anni e lui era ancora così piccolo. Ammetteva che fino a qualche annetto prima ammirava con orgoglio e meraviglia lo studio paterno e i progetti di casa Lolindir, ma l`avventura lo chiamava a gran voce e lo allettava di più di ore ed ore di studio sugli angoli. Amava le opere dei suoi avi ma non era quello il suo mondo e il suo scopo. Era un piccolo omuncolo dalle orecchie a punta di soli otto anni, e preferiva correre tra i campi, allontanarsi dalle mura della città e spiare i cervi abbeverarsi nella selva attorno Midheel. Lui desiderava un maggiore contatto con la natura e sprezzava le eleganti pomposità della vita di corte se questa non gli offriva dei nobili motivi e non fosse un semplice crogiolarsi nella lussuria e nella ricchezza. Era piccolo ma astuto, era debole fisicamente ma forte nello spirito, acuto osservatore del mondo, cantore dei boschi. E non divenne architetto o comunque non ne ebbe il tempo perché eventi nefasti attendevano di oscurare i gioiosi e vermigli occhi di Silmanàrithil.
Un giorno, nei pressi del castello degli Arion, mentre la famiglia si recava a corte, il piccolo elfo si allontana, attirato dal gioco aereo di due fringuelli al centro della piazza cittadina. Mentre il padre, distratto da un` “importante” conversazione, pare non notare quanto accaduto, la madre gli corre tempestivamente e proferisce le parole che Silmanàrithil non dimenticherà mai più: “Sii più saggio e giudizioso, piccolo birbante. La mamma non potrà esserci per sempre”.Tutto accadde così repentinamente che neanche l`occhio attento dell`elfo riuscì a donargli una sensata descrizione dei fatti, lasciandogli soltanto immagini sfuggenti e dolorose. I passanti raccontarono che l`elfa continuava a inveire contro qualcuno. “A ladro! A ladro!” gridava. Poi sparì nei vicoli tra le case e di lei non si seppe più nulla per molto tempo. Le avevano strappato dal collo l`unico oggetto tanto prezioso per lei, da spingerla a correre dietro il malfattore, quel ciondolo d`argento a forma di foglia, finemente decorato, che sua madre le aveva donato in punto di morte.
Due mesi dopo la trovarono ansimante a terra, impossibilitata a muoversi, con entrambe le gambe ridotte miseramente e le ossa rotte, nello stesso vicolo nel quale era sparita. Raccontò di come era stata rapita e bendata e tacitamente, piangendo, fece comprendere anche quante sevizie avesse dovuto sopportare. La collera nei suoi occhi Silmanarithil non poté più dimenticarla. Per quanto facesse passi da gigante la mobilità autonoma divenne un qualcosa di utopico e difficilmente sperabile e l`umiliazione ricevuta la rese taciturna e oscura. Chiusa nelle sue stanze, con le tende costantemente chiuse, a sbarrare i cancelli di casa Lolindir alla luce, si consumava nei suoi atroci ricordi e in una fanciullezza ancor più dolorosa. Il marito non faceva che piangere di nascosto dalla servitù e dai familiari e quando riusciva ad ottenere dalla moglie il permesso di entrare in camera, semplicemente l`abbracciava e dormiva accanto a lei tutta la notte. Silmanàrithil la rivide poche volte in quello stato ma la ricordò sempre bella. Le memorie di quegli ultimi giorni erano solo immagini ricostruite dalla sua mente tramite i racconti del padre o le voci che udiva nei corridoi del palazzotto e così seppe che a rapire la madre era stato un umano, un arrogante signorotto che si era invaghito di lei lune prima del rapimento, dopo un`udienza a casa dell`architetto Lolindir riguardo ad un costosissimo progetto che, infine, non era stato acquistato dall`uomo. Come un capriccioso infante aveva preso ciò che desiderava di più al momento, aveva preteso di più di quanto un`elfa di buon giudizio e di purezza d`animo potesse concedergli e allora aveva ottenuto da sé quello che la sua mente corrotta bramava, con la forza. Dopo mesi il giocattolo divenne vecchio e noioso e il rapitore pretese da lei dell`altro: di tradire la sua famiglia. Chiese con insistenza dove il marito tenesse custoditi i progetti di una vita e i gioielli più preziosi e al rifiuto della donna, l`aveva torturata, le aveva rotto le gambe e, fiducioso che la benda non avesse tradito la sua identità, rilasciata nel lerciume di quel vicolo abbandonato dalla Dea.
La bellissima elfa che lo aveva cresciuto, che amava suonare l`arpa e cantare con gli uccelli, che gli sorrideva continuamente, la stessa donna che era divenuta sagoma scura e anonima tra le ombre, accettò per l`ultima volta il dono del mattino il 10 febbraio, quando, carezzata dalla fioca luce dell`alba, si trascino sino alla balconata e si gettò.


“Bianca colomba che stramazza a terra
tacita corri verso la Terra dei Primi.
Elbereth ti bacia, o tenera madre,
l`ultima luce in segreto scalda
il ghiaccio dei tuoi occhi ormai dolenti.”


Cosa aveva spinto un`elfa a rifiutare il dono della Vita? Nessuno della razza, se non in rari casi e per insopportabili cagioni, compie un gesto tanto contro-natura. Lei lo fece e non un urlo annunciò la sua morte. Quando tutti se ne accorsero, lei agonizzava ancora al suolo. Neanche Mandos aveva avuto pietà di lei, recidendone la vita. E Silmanàrithil corse da lei che aveva appena 10 anni e chiese chi era stato a farle tanto male. Sapeva che da tempo nei suoi occhi si celava la risposta, lei conosceva il volto del rapitore che aveva inscenato il furto, sapeva il nome di quel vile bastardo. Non disse nulla al riguardo, alzò soltanto il suo ciondolo d`argento e proferì queste parole: “Ne esiste.. una gemella”. Silmanàrithil avrebbe voluto rivolgerle tante domande ancora, abbracciarla per l`ultima volta, dirle che le voleva bene ma i Valar se la portarono infine con sé e spirò tra le sue braccia, mentre l`urlo straziante del padre, appena accorso fuori, squarciava il cielo assonnato.
Silmanàrithil è ancora alla ricerca di quella foglia gemella e ancora una volta costretto a scavare nel passato, seppur ora non il suo. Ha lasciato così la casa paterna, ormai da tempo silente e colma di dolori, accomiatandosi a un padre che aveva vissuto i successivi vent`anni meccanicamente e che appariva sempre più arcigno. Non amava dedicarsi all`architettura come faceva la sua famiglia da ere e, dunque, nulla lo legava più alla terra natale. Partì all`età di 31 anni e vagò per i deserti attorno alla sua patria esplorando poi le terre centrali, dove maggiormente poté constatare quanto corrotto fosse l`animo degli uomini. Tornò più volte nella città ove era cresciuto, ripercorrendo i luoghi che avevano caratterizzato la sua infanzia, ma non tornò più al palazzotto dei Lolindir, lo osservava solo di lontano e immaginava uno stanco padre all`interno, piangere di tanto in tanto la moglie, avvolto da polvere e scartoffie, mal sopportando la compagnia e inveendo contro la servitù.
I successivi anni furono un susseguirsi di vagabondaggi e spedizioni nella natura più incontaminata (nel silenzio del deserto, nelle sonore danze delle foreste, nel buio delle caverne), alla ricerca di una pace e di una luce interiore che dipanasse via le nebbie dei ricordi e del dolore. Diventò abile nel meditare per interi giorni, annullando la mente e ascoltando il Se' interiore, dandogli voce e asservendo il corpo e ciò che lo circondava, piegarsi e plasmarsi alla sua volontà di calma e integrità. La rinnovata vicinanza col creato dei Valar e col Creatore dentro di lui, ricostituirono l'animo di Silmanarithil ed egli maturò, non più in rinnovato rancore ma in accresciuta saggezza.
Il suo lungo viaggio e la sua ricerca lo portarono a 103 anni, giovane, ma maturo, schivo e poco fiducioso verso la razza umana, ma saggio.. sulle spiagge di Avalon, dove ha inizio per lui una nuova vita.



Nome: Sulèlm-Uràran-Ithìl Lòlindir (abbr. Silmanàrithil)

Provenienza: Città con popolazione mista (elfi e umani) - Forestiero

Altezza: 175 cm

Peso: 70 Kg

Capelli: lunghi, biondo argenteo

Occhi: Azzurri

Punti Karma: 100

Clan elfico richiesto: Areldar


Descrizione psicologica:

Si mostra schivo e riflessivo, a tratti altezzoso nei modi, più aperto e comprensivo nei pensieri. Non concede mai troppo della sua intima personalità se non dopo un'approfondita conoscenza. Non ripone grande fiducia se non per altri elfi la cui aura è positiva e, seppur abituato alla presenza degli umani che non rifugge (Vd. Storia BG), non ne sopporta facilmente la vista. E' un indagatore della psiche umana, pronto ad aiutare chi necessita di consigli o conforto e persegue l'avventura e la conoscenza.

Oggetti da BG:
Collana in argento con ciondolo a forma di foglia (lascito della madre)

Skill richiesta:
Volontà Ferrea

OFFLINE
Post: 1.518
Città: MILANO
Età: 56
Sesso: Maschile
03/12/2015 18:34



In assenza del caporazza approveremo direttamente il BG in amministrazione.

Dunque il BG va abbastanza bene, ti chiedo però di:

1) Modificare la prima parte dove, da come hai descritto il tuo PG fin da piccolissimo pare avere capacità empatiche che però alla fine nemmeno richiedi come skill.
Dovrai pertanto modificare tale parte e non fare riferimento a questo tipo di capacità.

2) Hai richiesto la skill Volontà Ferrea ma non c'è quasi nulla nel BG che hai postato che faccia riferimento a questa capacità. Ti prego pertanto di ampliare il BG motivando la tua richiesta con qualche esempio pratico di Volontà ferrea nella vita passata di SILMANARITHIL.

Grazie


BG NON APPROVATO IN ATTESA DI MODIFICHE
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