Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

BIBLIOTECA AULA DI POESIA

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2008 19:41
OFFLINE
Post: 572
Città: MILANO
Età: 59
Sesso: Maschile
09/07/2008 18:50

LA POESIA LIRICA
Greca e Latina




La poesia lirica è la definizione generale di un genere letterario della poesia che esprime in modo soggettivo il sentimento del poeta ed attraversa epoche e luoghi vastissimi.

La parola lirica deriva dalla parola greca λυρική (lyrikē, sottinteso poiesis, "(poesia) che si accompagna con la lira").

LA LIRICA GRECA

Nella Grecia dell' età arcaica, la poesia lirica era quella che si differenziava dalla poesia recitativa per il ricorso al canto o all'accompagnamento di strumenti a corde come la lyra.
Ai grammatici alessandrini si deve il canone dei più illustri rappresentanti del genere lirico. Costoro operarono una scelta tra gli autori di composizioni intonate sulla cetra da una sola persona e quelli guidati da un gruppo corifeo.
Nella lirica monodica vengono così annoverati tra gli eccelsi Alceo, Saffo, Anacreonte, mentre nella lirica corale, Alcmane, Stesicoro, Ibico, Simonide, Bacchilide, Pindaro. Rifacendosi al significato letterale dell'aggettivo "lirico", gli alessandrini tralasciarono gli scrittori di elegie, come Tirteo, Mimnermo, Solone o di giambi, come Archiloco e Ipponatte.
Infatti i giambi e le elegie venivano recitate e l'elegia era anche accompagnata da un sottofondo di flauto (aulos).

Nell'usare oggi l'espressione "lirici greci" si fa però riferimento, in senso più lato, a tutto un modo di produrre versi che copre in Grecia l'arco di due secoli, il VII secolo AC e il VI secolo AC.

La poesia greca di questi due secoli è accomunata da due caratteristiche. La prima consiste nel fatto che l'autore, pur rispettando i limiti del genere, si muove al suo interno con estrema libertà e la seconda è che essa si distingue per la sua oralità. Essa viene "detta" ed è destinata alle orecchie, come dice Platone in una definizione della Repubblica.

Lo stile si distingue per la brevità dei periodi ben allineati e senza difficoltà sintattiche e per le molte le metafore destinate a rimanere incise nella memoria.

Il motivi che ispirano la lirica greca sono molteplici. Vi sono componimenti dedicati agli dei (inni), in onore di Dioniso (ditirambo), di Apollo (peani). Alle divinità femminili vengono dedicati i parteni, i vincitori di gare vengono esaltati negli epinici e l'ospite patrono negli encomi. I treni (verso) e gli epicedi sono riservati alle consolazioni funebri e ai compianti, gli epitalami e gli imenei alle nozze, gli scolii ai banchetti, alle danze mimiche gli iporchemi e alle processioni i prosodi. Non vi sono delimitazioni, per cui ogni poeta può spaziare in più campi e utilizzare i moduli di un componimento anche in un altro.

L'elegia e il giambo, di matrice ionica, sono caratterizzati da serie continuate di versi, dagli esametri e pentametri dattilici ai trimetri giambici e ai tetrametri trocaici.

La melica monodica non va oltre l'aggruppamento di strofe composte da quattro versi, mentre quella corale procede per stanze, strofe, antistrofe ed epodo.
Nella lirica monodica il linguaggio è il dialetto dello scrittore, mentre la lirica corale preferisce usare il dorico, considerato linguaggio letterario internazionale.

Dopo il V secolo AC la lirica subisce una grande trasformazione ad opera degli alessandrini che compongono carmi raffinati destinati a persone colte.

LA LIRICA LATINA

I poeti romani prendono spunto dai lirici greci e dagli alessandrini mutandone però le strutture e i temi, come si può constatare in Catullo, Orazio, Properzio e Ovidio. Ma è proprio analizzando la poesia di Orazio che si constata la differenza tra il mondo greco e quello romano. Mentre per i greci la lirica, caratteristica di un periodo pieno di fermento, va oltre le definizioni fissate dalla scuola, in campo latino essa diventa una vera e propria categoria tanto da essere preceduta, come in Publio Papinio Stazio, da una prefazione in prosa.

ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA POESIA LIRICA E DEL LINGUAGGIO POETICO

Gli elementi che costituiscono la poesia lirica si possono dividere essenzialmente in tre gruppi: gli aspetti strutturali, che comprendono il verso, la rima, la strofa, il ritmo e lo schema metrico; gli aspetti lessici e sintattici, che comprendono la scelta delle parole e il loro ordine, e le figure retoriche, come la similitudine, la metafora, l’allitterazione, l’onomatopea, la sinestesia e la metonimia. La poesia è caratterizzata da elementi propri: gli spetti strutturali o metrici. I più importanti sono il verso, la rima, la strofa, il ritmo e lo schema metrico. Li analizzerò ora uno per uno. Il verso può essere definito la riga della poesia, i quanto non si va a capo occupando tutto lo spazio a disposizione, ma secondo il ritmo. Infatti, la parola deriva dal latino “versum”, che è il participio passato del verbo “vertere” che significa “svoltare”. Ciascun verso prende il nome a seconda del numero di sillabe che contiene (“decasillabi” vuol dire “dieci sillabe”, “endecasillabi” vuol dire “undici sillabe”, il verso più utilizzato nella poesia italiana dell’800, e così via) e si dividono in due grandi gruppi: parasillabi, contenenti un numero pari di sillabe, e imparisillabi, contenenti invece un numero dispari di sillabe; mentre i primi hanno un ritmo più cadenzato, gli altri ne hanno uno più fluido e aperto. Per la suddivisione del verso in sillabe, è necessario però tenere conto di alcune regole: • Se l’ultima sillaba è accentata, si conta una sillaba in più. • Se l’ultima parola è sdrucciola, si conta una sillaba in meno. • L’ultima sillaba di una parola che termina per vocale si unisce alla sillaba successiva se questa inizia per vocale. Spesso il poeta, per dare alla sua poesia un determinato ritmo, usa l’artifizio della rima. La rima è un uguaglianza di suono di fine verso o all’interno del verso stesso, dall’ultima sillaba accentata in poi.

il verso:Il verso è l'unità metrica base per la poesia, sia sotto il punto di vista ritmico che puramente visivo. Tipograficamente è delimitato dalla discesa a capo.

la rima:la rima è l'omofonia, ovvero l'identità dei suoni, tra due o più parole a partire dall'ultima vocale accentata che si verifica per lo più tra le clausole dei versi. Altrimenti si definisce rima interna. Nell'analisi metrica, i versi che rimano tra loro sono indicati mediante la stessa lettera.

la strofa:Nella letteratura e nella metrica, la strofa (o strofe) è un gruppo di versi, di numero e di tipo fisso o variabile che vengono organizzati secondo uno schema, in genere ritmico, seguito da una pausa.

È nota anche con il nome di stanza.

ritmo:Il ritmo è il susseguirsi di una serie di accenti (cellula ritmica) con una periodica regolarità. Esso è basato sulla suddivisione del tempo in forme e misure variabili, talvolta regolari e simmetriche altre volte irregolari e asimmetriche.

scritto da:
.::LADY SERENY::.
.::POETESSA DI GHIACCIO::.
.::MAESTRA D'ARTE POETICA::.



Re Cervo Bianco )O(
Artista d’Accademia: Poeta
Jarl Gaelico del Clan Nordico
Tutor


OFFLINE
Post: 572
Città: MILANO
Età: 59
Sesso: Maschile
09/07/2008 19:04

LA POESIA
ed i suoi componimenti


La poesia è l'arte di usare, per trasmettere il proprio messaggio, tanto il significato semantico delle parole quanto il suono ed il ritmo che queste imprimono alle frasi; la poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere emozioni e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa.

Una poesia non ha un significato necessariamente e realmente compiuto come un brano di prosa, o, meglio, il significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia; l'altra parte non è verbale, ma emotiva. Poiché la lingua nella poesia ha questa doppia funzione di vettore sia di significato che di suono, di contenuto sia informativo che emotivo, la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è utile ai fini della comunicazione complessiva.

A questi due aspetti della poesia se ne aggiunge un terzo quando una poesia, invece che letta direttamente, viene ascoltata: con il suo linguaggio del corpo ed il modo di leggere, il lettore interpreta il testo, dandogli (inevitabilmente) una nuova dimensione, teatrale.

Va precisato che la definizione appena fornita è una definizione minimale e limitata di "poesia". Questa parola, dal greco poiesis, rimandava alla più ampia idea di creazione, creatività, produttività, a un'attività demiurgica.

La poesia è nata prima della scrittura: anzi le prime forme di poesia erano essenzialmente orali, come l'antichissimo canto a batocco dei contadini e i racconti dei cantastorie.

Oltre alla poesia noi possiamodistinguere differenti tipi di componimenti poetici fra i quali:

La poesia didascalica: è un genere letterario che - in forma di poema o di più brevi componimenti metrici (capitoli, epistole) - si propone di impartire un ammaestramento scientifico, religioso, morale, dottrinale, etc.

L' epistola : è uno scritto diretto ad una persona o ad un gruppo di persone, normalmente una lettera molto formale ed elegante.

La satira: è una forma libera e assoluta del teatro[1], un genere della letteratura e di altre arti caratterizzato dall'attenzione critica alla vita sociale, con l'intento di evidenziarne gli aspetti paradossali e schernirne le assurdità e contraddizioni etiche.

L'epigramma: è una iscrizione poetica encomiastica o dedicatoria o più spesso funeraria. Più comunemente viene inteso come epigramma un componimento poetico di vario carattere che si contraddistingue per la sua brevità e icasticità.

La favola: è un componimento letterario breve, narrativo, che fornisce un insegnamento di carattere morale. I protagonisti delle favole sono in genere animali antropomorfizzati (più raramente piante, oggetti inanimati o personaggi fantastici) che simboleggiano vizi e delle virtù degli uomini.

L'epicedio: è un tipo di componimento poetico, scritto in morte di qualcuno, tipico della letteratura latina.

La ballata: chiamata anche canzone a ballo perché destinata al canto e alla danza, è un componimento poetico che si trova in tutte le letterature romanze e ha una particolare struttura metrica.

È composta da una o più strofe, chiamate stanze, e da un ritornello, detto ripresa, che veniva cantato all'inizio della ballata e ripetuto dopo ogni stanza.

La stanza della ballata comprende due parti. La prima parte è divisa in due piedi o mutazioni con un numero di versi uguali e uguale tipo di rima, la seconda parte, chiamata volta, ha una struttura metrica uguale a quella della ripresa.

Gli endecasillabi misti a settenari sono i versi maggiormente usati nella ballata e le rime possono essere disposte in modo differente con la regola che l'ultimo verso della volta faccia rima con l'ultimo verso della ripresa.

La ballata viene chiamata grande se la ripresa è formata da quattro versi, mezzana se ha tre versi, minore se ne ha due, piccola se la ripresa è costituita da un verso endecasillabo, minima se è costituita da un verso quinario o settenario o ottonario.

La ballata può anche essere chiamata extravagante quando la ripresa è costituita da più di quattro versi.

La sestina: è una stanza composta da sei versi variamente rimati. Gli schemi che più comunemente troviamo nelle sestine sono questi:

A rima alternata (alla siciliana): A B A B A B
Oppure con il distico di chiusura come nel caso dell' Ottava (alla toscana): A B A B C C


Nella lingua italiana la poesia letteraria canonica può assumere tre forme diverse, il sonetto e l'ode: forme popolari sono la filastrocca e lo stornello.

Sonetto:Il sonetto è un breve componimento poetico, tipico soprattutto della letteratura italiana, il cui nome deriva dal provenzale sonet (suono, melodia) che si riferiva in genere a una canzone con l'accompagnamento della musica.

L'ode: è un componimento lirico che può essere di contenuto amoroso, civile, patriottico o morale legato a una base musicale e presenta una struttura metrica notevolmente complessa e varia.

la filastrocca: è un tipo di componimento breve con ripetizione di sillabe ed utilizzo di parole di estrazione popolare.

Il ritmo della filastrocca è rapido e cadenzato con rime, assonanze e allitterazioni ricorrenti.

Lo stornello: è un tipo di poesia generalmente improvvisata molto semplice, d'argomento amoroso o satirico, affine alla filastrocca. Lo stornello è tipico dell'Italia centrale, in particolare Toscana e Lazio.

Questo tipo di componimento è costituito da un numero imprecisato di strofe dalla struttura molto semplice. Ogni strofa è solitamente composta da tre versi:

il primo verso è un quinario, e generalmente contiene l'invocazione ad un fiore;
gli altri due sono endecasillabi, di cui il primo è in assonanza ed il secondo in rima col verso d'apertura.
In genere questo tipo di componimento viene accompagnato da musica o cantato.

scritto da:
.::LADY SERENY::.
.::POETESSA DI GHIACCIO::.
.::MAESTRA D'ARTE POETICA::.



Re Cervo Bianco )O(
Artista d’Accademia: Poeta
Jarl Gaelico del Clan Nordico
Tutor


OFFLINE
Post: 572
Città: MILANO
Età: 59
Sesso: Maschile
09/07/2008 19:08

LA PROSA




La prosa è una forma di espressione linguistica non sottomessa alle regole della versificazione.

Il concetto di prosa va considerato in opposizione a quello di poesia: esso infatti indica una struttura che non presenta l'"a capo" del verso (regolato da norme metriche, esigenze ritmiche, volontà di espressione), ma procede diritta, completando il rigo ed usando l'"a capo" solo per indicare una separazione non metrico-ritmica ma concettuale, tra sequenze non obbligate da vincoli formali.

Nella prosa post-moderna si assiste comunque a un uso accentuato del capoverso per finalità non solo concettuali ma soprattutto ritmiche.

Ciò avviene in particolare nel romanzo e nel racconto d'azione ai quali occorre imprimere un'andatura più incalzante.

Con il termine prosa ci si riferisce abitualmente anche ad un genere teatrale.

L'origine etimologica e la storia della prosa testimoniano questi caratteri: Prosa (anticamente proversa e successivamente prorsa) era in latino la forma femminile dell'aggettivo prorsus (diritto, di seguito); unita al sostantivo oratio indicava il discorso orale o scritto non in versi.

Le funzioni della prosa colta sono molteplici:

Narrativa

Storiografia

Didattico-scientifica

Saggistico-critica

Oratoria

Epistolare

Drammatica

le più sviluppate fra le tante elencate sono però:

La Narrativa:il termine narrativa raggruppa in sé i racconti e i romanzi, ovvero tutte le opere scritte in prosa.

Nel linguaggio della critica letteraria la narrativa viene considerato un genere letterario comprendente:

il romanzo: Il romanzo è un genere della narrativa in prosa, caratterizzato da un testo di una certa estensione.

la novella:La novella è un componimento narrativo breve che ha solitamente un carattere realistico.

il racconto in versi: il racconto in versi è un componimento narrativo con carattere realistico o fantastico scritto in una successione di versi.

la novella in versi la novella in versi è un componimento narrativo breve che solitamente possiede un carattere realistico ed è scritto in versi.

Per metonimìa il termine narrare sta a significare l'insieme dei romanzieri e dei novellieri che scrivono in una determinata lingua, che appartengono ad un determinato ambiente geografico-culturale e che operano in un determinato periodo.

La storiografia: è la registrazione scritta (da Grafia, segno) di fatti e accadimenti della vita degli individui e delle società del passato e dell'interpretazione che ne danno gli storici.

Tra le discipline scientifiche e letterarie, la storiografia è forse quella più ostica da definire, siccome il tentativo di scoprire gli eventi accaduti nel passato, formulandone un resoconto intelligibile, implica necessariamente l'uso e l'influsso di numerose discipline ausiliarie.

scritto da:
.::LADY SERENY::.
.::POETESSA DI GHIACCIO::.
.::MAESTRA D'ARTE POETICA::.



Re Cervo Bianco )O(
Artista d’Accademia: Poeta
Jarl Gaelico del Clan Nordico
Tutor


[Modificato da Nahmanen 09/07/2008 19:08]
OFFLINE
Post: 572
Città: MILANO
Età: 59
Sesso: Maschile
09/07/2008 19:13

LE FIGURE RETORICHE
dalla A alla Z




Per principio è giusto ed occorre dare una definizione della parola "figura retorica", s'intende dunque come figura retorica qualsiasi artificio nel discorso, volto a creare un particolare effetto sonoro o di significato.

esistono vari tipi di figure retoriche, qui sudivise per ordine alfabetico con una spiegazione assai lucida, ma tradizionalmente
si distinguono le seguenti categorie di figure:

figure di dizione: per le quali avviene una modifica nella forma delle parole;
figure di elocuzione: che riguardano le parole più adatte;
figure di ritmo: che seguono gli effetti fonici ottenuti mediante la ripetizione di fenomeni, sillabe, parole;
figure di costruzione o di posizione: che si riferiscono all'ordine delle parole nella frase;
figure di significato o tropi: che riguardano il cambiamento del significato delle parole;
figure di pensiero: che concernono l'idea o l'immagine che appare in una frase.


LETTERA A

Accumulazione: serie di termini accostati in modo ordinato e/o caotico come ripetizioni parziali del senso di ognuno.

Adynaton: per evidenziare l'improbabilità di un evento, si sostiene la maggior facilità che ne accada un altro impossibile.

Aferesi: caduta di una vocale o sillaba a inizio di parola.

Allegoria: sostituzione di un oggetto ad un altro, con accostamento basato su qualità e significati non comuni del termine e spesso di livello filosofico o metafisico

Allitterazione: ripetizione di una lettera o sillaba in parole successive.

Allusione: consiste nel citare un riferimento più o meno noto, traformandolo a una realtà che lo chiama per alcune caratteristiche.

Anacoluto: consiste nella rottura della corretta correlazione grammaticale tra due costrutti di uno stesso periodo.

Anadiplosi: ripetizione di uno o più elementi terminali di un segmento di discorso, all'inizio del segmento successivo.

Anafora: ripetizione di una o più parole a inizio frase/verso, per sottolineare un'immagine o un concetto.

Anagogia: E' la trasposizione del senso letterale ad un senso sublime e divino.

Anagramma: Metaplasmo ottenuto per la permutazione delle lettere di una singola parola in un'altra parola o in una frase.

Analessi: consiste nell'evocare un evento precedente al punto della narrazione in cui ci si trova.

Anasinalefe: Figura metrica speculare dell' Episinalefe; si verifica quando la sillaba eccedente è all'inizio di un verso iniziante per vocale ed entra in Sinalefe con l'ultima sillaba del verso precedente.

Anastrofe: Inversione dell'ordine abituale di un gruppo di termini successivi.

Anfibologia: Discorso o espressione contenente un'ambiguità sintattica e dunque interpretabile in modi diversi a seconda del modo di leggerla.

Annominazione: Ripetizione di una stessa radice etimologica in più vocaboli diversi. E' una forma particolare di paronomasia.

Anticlimax: Elenco di termini o locuzioni con intensità decrescente.

Antifrasi: Consiste nell'usare un'espressione attribuendole un significato opposto a quello ad essa proprio, per lo più in senso ironico.

Antistrofe: Ripetizione delle stesse parole alla fine di più frasi o versi consecutivi.

Antitesi: contrapposizione di idee espressa mettendo in corrispondenza parole di significato opposto o in contrasto.

Antonomasia: Consiste nel sostituire ad un nome proprio o ad una cosa una parola o una perifrasi che ricordi in modo univoco la qualità della persona o cosa stessa.

Apallage: Figura retorica consistente nell'alterazione dell'ordine logico della successione dei concetti.

Apocope: Fenomeno fonetico che consiste nella caduta della vocale o della sillaba finale della parola.

Aposiopesi: Lo stesso che Reticenza.

Apostrofe: E' il rivolgersi direttamente ad una persona o cosa personificata, interrompendo il discorso in atto.

Asemantico: Si dice di frase che, pur seguendo le regole grammaticali, non è spiegabile dal punto di vista semantico.

Asindeto: E' l'accostamento di frasi o costrutti verbali senza l'uso di congiunzioni.

Assonanza: E' l'uguaglianza, fra due parole, delle sole vocali, a contare dalla vocale tonica in poi.

LETTERA B

Baritonesi: Si ha quando l'accento tende a spostarsi sempre più verso l'inizio della parola, tipico della lingua greca eolica.

Brachilogia: E' una forma di ellissi in cui vengono a mancare alcuni componenti della frase, anche se integrabili dal contesto.

LETTERA C

Catacresi: Si verifica quando il senso di una frase da figurato diviene di uso abituale.

Catafora: contrapposta all' anafora, consiste nel ripetere la parola o le parole finali di una frase o verso in quello successivo.

Chiasmo: consiste nella disposizione incrociata degli elementi costitutivi di una frase, in modo da cambiarne l'ordine logico.

Circolo: consiste nel terminare un periodo con la stessa parola con cui è cominciato.

Cleuasmo: E' l'atto dell'oratore di sminuirsi per attirarsi le simpatie dell'uditorio.

Climax: disposizione di parole e frasi, secondo una gradazione sempre più in crescita.

Complexio: Consiste in un uso combinato di anafora ed epifora, dove la ripetizione di parole si ha tanto all'inizio quanto alla fine del verso o della frase.

Costruzione ad sensum: vedi Sillessi

LETTERA D

Deissi: Procedimento linguistico col quale si richiama l'attenzione di chi legge su un oggetto particolare cui ci si riferisce con elementi linguistici.

Derivatio: vedi Poliptoto

Descrizione: Sinonimo di Ipotiposi.

Diafora: Consiste in una ripetizione con mutamento di senso.

Dialefe: Figura metrica che consiste nella mancata fusione, nel computo, di una sillaba di fine parola con un'altra di inizio parola.

Dialisi: Si ha quando si interrompe la continuità di un periodo, di una frase con un inciso.

Diallage: Si ha quando una serie di congetture e argomentazioni portano alla stessa conclusione.

Dialogismo: Consiste nell'esprimere in forma di dialogo opinioni e idee che un autore attribuisce in un'opera narrativa ai suoi personaggi.

Dilogia: Consiste nel ripetere le parole, più volte in momenti diversi, per ottenere più efficacia espressiva.

Disfemismo: Opposta all' eufemismo, consiste nel sostituire una parola normale gradevole con un'altra offensiva o sgradevole, senza però cambiare il tono dell'espressione.

Dittologia: Si ha nel ribadire un concetto con parole semanticamente molto simili legate dalla congiunzione e.

LETTERA E

Ellissi: All'interno di una frase, consiste nell'eliminazione di alcuni elementi al fine di dare al periodo concisione e coesione.

Enantiosemia: Qualità di una frase o di una parola a cui possono essere attribuiti due significati diversi.

Endiadi: Nell'esprimere un concetto è l'uso di due termini complementari in sostituzione di un unico sostantivo.

Enfasi: Consiste nel mettere in rilievo una parola o una frase con una particolare pregnanza, affiché non passi inosservato.

Enjambement: In poesia, frattura a fine verso della sintassi o di una parola causata dall'andare a capo verso.

Entimema: Argomentazione in forma di sillogismo in cui almeno una delle premesse è solamente probabile.

Epanadiplosi: Detta anche Epanastrofe, consiste nell'iniziare e concludere un verso o una frase con la stessa parola.

Epanalessi: Detta anche Geminatio, consiste nel raddoppiamento di un'espressione all' inizio di un verso, al suo interno o alla fine.

Epanastrofe: sinonimo di Epanadiplosi.

Epanodo: Consiste nell'approfondire, con aggiunta di particolari, una parola o una frase detta precedentemente.

Epanortosi: Si ha quando su un determinato verso ci si ritorna, per attenuarla, per migliorarla o per correggerla.

Epifonema: E' una figura di stile posta di solito in fondo al testo, a suggello di rendere solenne ciò che precede.

Epifora: Figura speculare dell' Anafora, consiste nella ripetizione di una o più parole di un'enunciato o di un suo membro alla fine di enunciati o di membri successivi.

Epifrasi: Affine all' iperbato, consiste nell'aggiunta per coordinazione di una parola o di un'enunciato ad una frase che ha già un suo senso, quindi è un di più, non strettamente necessario.

Episinalefe: Si verifica quando la sillaba eccedente di un verso, che dovrebbe essere piano e invece è sdrucciolo, entra in sinalefe con la prima sillaba del verso seguente che inizia per vocale.

Epistrofe: Sinonimo di Epifora.

Epitesi: Aggiunta di una vocale, alla fine di una parola, in appoggio.

Epiteto: Figura che consiste nell'addizione di alcuni elementi a singole parole o nomi.

Epizeusi: sinonimo di Epanalessi.

Esclamazione: Consiste nell'esprimere con enfasi uno stato d'animo in forma esclamativa.

Eufemismo: Consiste nell'attenuare frasi o espressioni irriguardose e indecenti.

LETTERA F

Figura etimologica: si ha quando vengono utilizzati nell'ambito dello stesso verso o frase due o più parole che hanno la stessa etimologia.

LETTERA G

Geminatio: Sinonimo di Epanalessi.

LETTERA H

Hysteron proteron: Riguarda il sovvertimento dell'ordine logico e cronologico nel disporre gli eventi in un testo.

LETTERA I

Iato: scontro di due vocali.

Incapsulatore: Forma di anafora attuata attraverso un sintagma definito e introdotto da un dimostrativo (questo, codesto, siffatto).

Interrogazione retorica: Consiste in una domanda in cui è insita la risposta, quindi fatta in senso ironico, sarcastico.

Inversione sintattica: Consiste nello spostamento degli elementi di una frase in modo tale da stravolgerne la sintassi, per dare più risalto all'elemento anteposto.

Invettiva: E' il rivolgersi improvvisamente a persona o cosa con rimproveri o accuse.

Ipallage: Consiste, all'interno di uno o due versi, nell'attribuire ad un termine una qualificazione o specificazione che logicamente sarebbe di pertinenza di un altro.

Iperbato: metatassi che indica l'inversione di due parole nell'ambito di un verso o di una frase, con l'inserimento di altre parole.

Iperbole: consiste nell'esagerazione nella descrizione della realtà tramite espressioni che l'amplifichino.

Ipocoristico: E' un modo di accorciare nomi propri e comuni, seguendo un principio di minimo sforzo.

Ipostasi: Indica la personificazione di un concetto astratto.

Ipotiposi: Detta anche Descrizione, consiste nel descrivere qualcuno o qualcosa con particolare vivacità e chiarezza.

Ironia: Consiste nell'affermare qualcosa che è esattamente il contrario di ciò che si vuole intendere, ma in modo da renderlo percepibile a chi ascolta.

Isocolon: Perfetta corrispondenza per numero e disposizioni di parole fra due o più periodi di un costrutto.

Isterologia: Inversione dell'ordine logico delle frasi, anticipando ciò che dovrebbe essere detto dopo. Sinonimo di Hysteron proteron.

Iterazione: sinonimo di Anafora.

LETTERA L

Litote: dare un giudizio negandone il contrario.

LETTERA M

Meronimia: E' una relazione semantica fra un nome che indica il tutto e una delle sue parti.

Metafora: È la sostituzione di un termine proprio con uno figurato.

Metalessi: Particolare tipo di Metonimia in cui il termine proprio è sostituito non con il suo traslato immediato, ma con una o più metafore intermedie.

Metalogismo: E' una figura retorica moderna che riguarda il livello di contenuto e dei valori di verità.

Metonimia: Evocare un'idea citando al suo posto un concetto ad essa relativa.

LETTERA O

Olofrastico: Termine che compie da solo il contenuto di una frase, tipico del linguaggio infantile.

Omeottoto: Concerne parole di una frase aventi lo stesso caso o caso simile.

Omoioteleuto: vedi Omoteleuto

Omoteleuto: In una frase o in un verso è l'utilizzo di termini successivi che hanno lo stesso fonema finale.

Onomatopea: E' l'insieme di trascrizioni fonetiche e riproduzioni di rumori, voci di animali e suoni.

Ossimoro: Antitesi di parole differenti fra loro che vengono accostate per dare un senso paradossale.

Ostensivo: Una definizione data mostrando ciò che l'espressione stessa denota.

LETTERA P

Palindromo: E' detta così l'espressione, di senso compiuto, leggibile da sinistra verso destra e viceversa.

Paradosso: Quando in una frase o concetto da premesse plausibili derivano assurdità illogiche.

Paragoge: vedi Epitesi.

Paragone: Consiste nel chiarire un concetto paragonandolo a qualcuno o a qualcosa di ben noto, purché i termini di confronto siano intercambiabili.

Paralessi: vedi Preterizione.

Paralipsi: vedi Preterizione.

Paralissi: vedi Preterizione.

Parallelismo: Consiste nell'accostare una proprietà tipica di un oggetto ad un altro, per esprimerne l'azione.

Paraprosdokian: Consiste in una frase con finale inaspettato o troncamento.

Paretimologia: Si ha quando una parola viene interpretata nelle sue origini storiche tramite associazioni su similitudini di forma e significato.

Paromeosi: Consiste in una combinazione di Omoteleuto e Omeottoto con Paronomasia o Polittoto.

Paronimia: Incontro di due o più parole di suono simile ma di diverso senso.

Paronomasia: Accostamento di due parole con sonorità simile. E' detto anche bisticcio di parole.

Perifrasi: "giro di parole", sequenza di parole per indicare una persona o una cosa.

Pleonasmo: Espressione che non aggiunge niente, qualitativamente, nella frase in cui è inserita.

Poliptoto: Consiste nel ricorrere di un vocabolo con funzioni sintattiche diverse. Forma spesso espressioni idiomatiche.

Polisindeto: E' una sequenza marcata di congiunzioni fra due o più parole.

Premunizione: Consiste nel controbattere, anticipandone il contenuto, le obiezioni del nostro interlocutore.

Preterizione: E' il dire che si tacerà qualcosa.

Prolessi: Anticipa un elemento dell'enunciato o della frase rispetto alla sua posizione nel logico ordine.

Prosopopea: Detta anche Personificazione, si ha quando si attribuiscono qualità o azioni umane ad animali, oggetti, o concetti astratti.

Prostesi: Consonante, vocale o sillaba, aggiunta davanti ad una parola per motivi eufonici.

LETTERA R

Raddoppiamento: vedi Reduplicazione; vedi anche Anafora.

Reduplicazione: Consiste nella ripetizione di un'intera parola nell'ambito di una frase al fine di sostituirsi al superlativo, nel caso di aggettivi e per intensificarne il significato, nel caso di verbi.

Reiterazione: Consiste nel ripetere lo stesso concetto con altre parole. Introdotta di frequente con espressioni tipo cioè, - In altre parole, - ovvero.

Reticenza: Consiste nel sospendere una frase senza ultimarla, lasciando intendere al lettore la parte finale, normalmente reso in grafica con i tre puntini sospensivi.

Ripetizione: E' l'insieme delle figure retoriche in cui ricorrono una o più ripetizioni di lettere, parole e simili.

LETTERA S

Sillessi: Figura sintattica in cui vi è un accordo di tipo logico, ma non grammaticale fra due termini di una frase, in pratica una forma di paronomasia, nota tradizionalmente come concordanza a senso.

Similitudine: è una figura retorica con la quale si chiarisce un concetto paragonandolo a qualcuno o a qualcosa di ben noto. E' simile al paragone, ma i termini del confronto non sono intercambiabili.

Simploche: Consiste nella combinazione di un' anafora con un' epifora.

Sinafia: Indica quei fenomeni metrici, di computo di sillabe, che si verificano fra la fine di un verso e l'inizio di quello successivo. Ne sono esempi la Dialefe, la Sinalefe, l' Episinalefe e l' Anasinalefe.

Sinalefe: Si ha quando la sillaba finale di una parola si fonde, nel computo, con l'iniziale della parola che segue.

Sinchisi: Consiste in una modifica dell'ordine sintattico di una frase, combinando insieme Anastrofi e Iperbati.

Sincope: Indica la soppressione di uno o più fonemi all'interno di una parola.

Sineddoche: Consiste nell'uso in senso figurato di una parola al posto di un'altra, secondo le seguenti regole: la parte per il tutto; il tutto per la parte; il genere per la specie; la specie per il genere; il singolare per il plurale e il plurale per il singolare

Sinestesia: Consiste nel trasferire un tipo di sensazione ad un altro appartenente ad altro dominio sensoriale.

Sospensione: Si ha in pratica quando, nel corso di una narrazione si lascia volutamente sospeso il discorso.

Sostantivizzazione: Slittamento di parti del discorso diverse dal nome in funzioni sintattiche riservate al nome stesso senza che intervengano variazioni formali. Fenomeno presente in molte locuzioni proverbiali.

LETTERA T

Tautologia: Proposizione logica in cui il predicato ha lo stesso significato del soggetto.

Tmesi: Si ha quando alla fine di un verso l'ultima parola viene scissa in due e una parte è trasposta al verso successivo.

Traslato: Si ha ogni volta che una parola viene usata con senso diverso da quello normalmente attribuito alla parola stessa. Varie figure retoriche rientrano in questa definizione allargata, fra le quali la Sineddoche, la Metonimia, la Catacresi, la Metafora.

Tropo: Si ha quando un'espressione viene trasferita dal contenuto che le è proprio, applicandola per estensione ad altri oggetti o contesti. Non facilmente differenziabile dal Traslato.

LETTERA U

Umorismo: E' un metalogismo di comicità, raffinato da intelligenza e cultura, senza sarcasmo, affine all' ironia.

Understatement: Ricorso a parole per difetto, oltre i limiti della verosimiglianza e fino alla deformazione del reale. Ne sono esempio varie situazioni che l'umorismo inglese rende paradossali.

LETTERA V

Variatio: Procedimento che consiste nel modificare a livello fonetico, grammaticale, sintattico-morfologico o semantico i meccanismi della ripetizione, soprattutto quando non sono retoricamente motivati. Sue forme sono il Polittoto, la Paronomasia e la Sinonimia.

LETTERA Z

Zeugma: collegamento di un verbo a due o più elementi della frase che invece richiederebbero ognuno rispettivamente un verbo specifico.

scritto da:
.::LADY SERENY::.
.::POETESSA DI GHIACCIO::.
.::MAESTRA D'ARTE POETICA::.



Re Cervo Bianco )O(
Artista d’Accademia: Poeta
Jarl Gaelico del Clan Nordico
Tutor


[Modificato da Nahmanen 09/07/2008 19:15]
OFFLINE
Post: 572
Città: MILANO
Età: 59
Sesso: Maschile
09/07/2008 19:19

LA RIMA
e le sue suddivisioni




Come abbiamo già detto nel precedente volume In poesia, la rima è l'omofonia, ovvero l'identità dei suoni, tra due o più parole a partire dall'ultima vocale accentata che si verifica per lo più tra le clausole dei versi. Altrimenti si definisce rima interna. Nell'analisi metrica, i versi che rimano tra loro sono indicati mediante la stessa lettera.


Detto questo noi possiamo distinguere differenti tipi di rima a seconda della struttura, della forma, dell'accento etc.

esistono dunque le rime:

Baciata: un verso rima con quello successivo. Schema metrico AABB

Alternata: il primo verso rima con il terzo, e il secondo con il quarto. Schema metrico ABAB, CDCD

Incrociata: il primo verso rima con il quarto, il secondo con il terzo. Schema metrico ABBA CDDC

Incatenata: il primo verso rima con il terzo della prima terzina, il secondo con il primo della seconda terzina, il secondo di questa rima con il primo delle terza terzina, e così via.

Composta: una parola rima con l'insieme di due o più parole

Derivativa: tra due parole che hanno omogeneità etimologica

Rara o Cara: usa parole rare, insolite o straniere; Secondo i trattatisti medievali una rima italiana si potrebbe definire sempre "Cara" quando vi siano tre consonanti prima dell' ultima vocale, il gruppo massimo di consonanti ammesso in lingua italiana (rostro: mostro); in effetti questo tipo di rime risulta più raro delle altre.

Tuttavia non esiste una maniera scientifica per distinguere le rime rare.
In ogni caso in italiano sono rare tutte quelle rime tra versi sdruccioli o bisdruccioli


Equivoca: parole di uguale suono ma significato diverso

In tmesi: rima tra una parola e una mezza che finisce nel verso successivo

Grammaticaleo desinenziale : ha identità di desinenza

Identica: parola che rima con sé stessa

Imperfetta: assonanza: le vocali uguali e consonanti diverse

Inclusiva: una delle due parole è contenuta nell'altra

Ipermetra: una delle due parole è considerata senza la sillaba finale: Le rime ipermetre sono tipiche di una poesia che non abbia uno schema metrico rigoroso, tuttavia alcuni poeti riescono a mantenere lo schema metrico del componimento facendo seguire il verso ipermetro con un verso ipometro; in modo che la sillaba in più del verso ipometro, rientri nel computo del verso seguente, e si abbia così un effetto molto simile a quello della rima in tmesi.

Interna: lega parole che si trovano a metà o all'interno del verso

Rimalmezzo: Benché vengano spesso confuse, la rimalmezzo è qualcosa di più della semplice rima interna; è una rima di tipo metrico, che divide il verso in due semiversi, in due emistichi
( ciascuna delle due parti in cui un verso, fattibile di ripartizione, può essere diviso da una cesura.)

L'Endecasillabo che abbia costantemente una rimalmezzo con il verso precedente è detto "Endecasillabo Frottolato"

1)Perfetta: l'identità di suono è totale; Si definisce una rima come "perfetta" in genere soltanto quando la si voglia mettere in opposizione alle assonanze, che sono di fatto rime imperfette

2)Per l'occhio: a uguaglianza di parole scritte non corrisponde uguaglianza delle parole all'orecchio

3)Per l'orecchio: a uguaglianza di suono non corrisponde uguaglianza delle parole scritte

4)Ricca: tra parole che condividono altri fonemi prima dell'ultima vocale tonica

5)Sottintesa: che nasconde una parola, in alcuni casi oscena. Talvolta si trova in un verso privo dell'ultima parola la cui identità fonica è simile a quella del verso precedente (può costituire anche un'assonanza); questo tipo di rime è spesso usata negli stornelli e nelle canzoni popolari spesso di argomento licenzioso.

6)Ripetuta: ripetizione nello stesso ordine (ABC - ABC)

scritto da:
.::LADY SERENY::.
.::POETESSA DI GHIACCIO::.
.::MAESTRA D'ARTE POETICA::.



Re Cervo Bianco )O(
Artista d’Accademia: Poeta
Jarl Gaelico del Clan Nordico
Tutor


OFFLINE
Post: 572
Città: MILANO
Età: 59
Sesso: Maschile
09/07/2008 19:39

POESIA GRECA E LATINA (raccolte)


ORIGINI DELLA POESIA

La poesia è nata dalla necessità di aggiungere un suono vocale al ritmo martellante delle musiche primitive. Solo molto tempo più tardi, a seguito dell'invenzione della scrittura, parola e musica poterono scriversi in qualche modo e differenziarsi. Fece dunque la sua comparsa, la poesia scritta. Tuttavia la comune parentela con la musica si fa ancora sentire.
Se vogliamo avere un punto di riferimento cronologico, per quanto concerne almeno la nostra letteratura occidentale, possiamo dire che in Grecia, intorno all'VIII sec. a. C. - e cioè con l'introduzione della scrittura alfabetica - si cominciò a mettere per iscritto i versi cantati dagli aedi ("Iliade" e "Odissea"). [Poesia lirica: da lira, strumento musicale].

Le parole hanno valore non tanto per il contenuto che esprimono, ma essenzialmente per l’armonia, il suono che generano quando s’incontrano, dopo essere state scelte e avvicinate dall’autore. Ciò ovviamente non significa che i testi poetici siano privi di contenuti; vuol dire semplicemente che nella comunicazione poetica, la forma è importante almeno quanto il contenuto.
Nel linguaggio comune riferendoci al termine “poesia”, solitamente intendiamo due cose. Nel senso più tecnico, abbiamo in mente un pensiero o un discorso, un messaggio, che rispetta regole e consuetudini definite, nel quale si impongono musicalità, ritmo, simmetrie, corrispondenze, misura, e acquista concretezza la possibilità di forzare il significato consueto delle parole che si arricchiscono di un senso nuovo. D’altro canto, possiamo usare il termine "poesia" in senso figurato, e ci riferiamo in questo caso a qualcosa di incantevole, splendido, importante, elevato, emozionante, confortante, fantastico, in grado magari di aprirci una via di evasione dalla monotona realtà quotidiana grigia e a volte dolorosa. (Ad esempio: “la poesia di un tramonto”, “la poesia di un incontro...”, etc.)

POETI GRECI


Alceo

Bevi e inébriati con me, Melanippo. Che pensi?...
Una volta varcato l'Acheronte vorticoso
non tornerai più a vedere la luce pura
del sole. Suvvia, non nutrire speranze grandi.
Anche Sisifo, il re figlio di Eolo,
di tutti il più scaltro, pensava di vincere la morte.
Pur molto accorto, ma soggetto al destino,
due volte varcò il vorticoso Acheronte
e una pena grande diede a lui da soffrire sotto la terra nera
il re Cronide. Ma a queste cose non pensare.
Finché siamo giovani, ora più che mai dobbiamo
sopportare le pene che il dio ci dà.

°°°°°°
La grande stanza luccica
di bronzo; la sala è adorna per Ares
di elmi lucenti, sui quali ondeggiano
bianchi cimieri equini,
ornamento per la testa d'eroi.
Schinieri di bronzo, splendenti,
tutt'intorno disposti, difesa dal forte
dardo, nascondono i chiodi.
E corazze di lino nuovo:
scudi concavi giù deposti:
e accanto, lame calcidesi;
e accanto, molte cinture e tuniche corte.
Tutto questo non possiamo noi dimenticare
una volta cominciata quest'impresa.
Il figlio di padre ignobile,
Pittaco, con grandi lodi - tutti, compatti - elessero
tiranno della città senza bile e sventurata.
Inumidisci i polmoni di vino. La Costellazione compie il suo giro.
La stagione è soffocante. Tutto ha sete per la calura.
Dai rami echeggia dolce la cicala.
Fiorisce il cardo. Ora, le donne sono più impure,
e i maschi smunti: la testa e le ginocchia
Sirio brucia...


Alcmane

... Ordite imprese
malvagie, essi soffrirono pene indimenticabili.
Vi è una punizione divina:
è felice chi, saggio,
trascorre il giorno
senza pianto. Io canto
la luce di Agido. Vedo lei
come il sole, che Agido
invoca, perché risplenda
a noi. Né di lodarla
né di biasimarla mi consente
la nobile corega. Ella sembra
spiccare, come se tra le mandrie
ponesse qualcuno un cavallo robusto,
vincitore di gare, dallo zoccolo risonante,
dei sogni alati.
Non vedi? Venetico
è il destriero; e la chioma
di mia cugina
Agesicora fiorisce
come oro puro.
E il volto argenteo -
ma perché dire apertamente?
Lei è Agesicora.
Seconda, in bellezza, Agido
come cavallo Colasseo correrà accanto all'Ibeno.
Come l'astro Sirio levandosi,
esse, le colombe, fanno guerra
a noi che portiamo l'aratro alla dea del mattino,
nella notte divina.
Né sazietà di porpora,
tanta da poterci difendere,
né screziato serpente
tutto d'oro noi abbiamo, né mitra
lidia, ornamento di fanciulle
dallo sguardo dolce;
né le chiome di Nanno abbiamo,
é Areta simile a una dea,
né Tilaci né Cleesitera;
né andata da Enesimbrota:
«Sia mia Astafi,
volga verso di me lo sguardo Fililla,
e Demareta e Iantemi adorabile», dirai,
ma: «ÈAgesicora che mi consuma».

Non è qui Agesicora
caviglie sottili;
ella resta accanto a Agido,
e loda la nostra festa.
Accogliete, o dèi,
la loro preghiera: degli dèi è il compimento
e la fine. Lo dirò,
o corega: io, fanciulla,
ho gracchiato vanamente come civetta
da una trave. Ad Aotis
soprattutto io voglio piacere: a noi
fu sollievo dagli affanni.
Da Agesicora le fanciulle
conseguono la pace desiderabile.

°°°°°°
Muse dell'Olimpo, colmate
l'animo mio di desiderio
del nuovo canto: io voglio ascoltare
la voce delle vergini
che innalzano al cielo il bell'inno;
così, più facilmente,
dalle palpebre dileguerà il sonno dolce.
Sùbito, la voglia mi prende di scendere in gara,
dove scuoterò la chioma bionda.
..E con desiderio che fiacca le membra, lancia sguardi
più struggenti del sonno e della morte;
e non vanamente ella è dolce.
Ma Astymeloisa non mi risponde.
Cingendo la corona,
come stella che solca
il cielo splendente,
come ramoscello d'oro o soffice piuma,
passò attraverso
il gruppo delle compagne, con piedi veloci;
e l'umida grazia di Cinira, che rende belle le chiome,
siede sui capelli della vergine.


Anacreonte

1.
Con una palla purpurea, di nuovo,
Eros chioma d'oro mi colpisce,
e mi invita a giocare
con una fanciulla dal sandalo variegato.
Ma lei - è di Lesbo
ben costruita - disprezza
la mia chioma che è bianca,
e di fronte a un'altra sta a bocca aperta.

2.
O signore, col quale Eros giovenco
e le Ninfe occhi azzurri
e Afrodite purpurea giocano, per le balze
alte dei monti ti aggiri:
vieni - ti supplico -
a noi, e gradita
ascolta la mia preghiera:
a Cleobulo dà buoni
consigli; egli accetti,
o Dioniso, il mio amore.

3.
Fanciullo sguardo di vergine,
io ti bramo. Ma tu non ascolti:
non sai che dell'animo mio
tieni tu le briglie.


Bacchilide

1.
PER ARGEO DI CEO PUGILE RAGAZZO, VINCITORE
NELLE GARE ISTMICHE

Balza, o Fama che doni la gloria,
verso la sacra Ceo, recando
la notizia grata
che nella lotta delle mani audaci
Argeo riportò la vittoria.

Di imprese belle ha suscitato il ricordo,
quante nel glorioso collo dell'Istmo
lasciata l'isola divina
Euxantide, noi mostrammo
con settanta corone.

La Musa indigena evoca
uno strepito dolce di flauti,
onorando con epinici
il caro figlio di Pantide.


Callino

Fino a quando sarete oziosi? Quando avrete un animo forte,
o giovani? Non provate vergogna, così neghittosi,
dei vostri vicini? Stare seduti in tempo di pace
voi sembrate, ma la guerra possiede l'intero paese.

Mentre muore, ognuno per l'ultima volta scagli la lancia.
È cosa onorevole e splendida per l'uomo combattere
contro i nemici, difendendo la terra, i figli e la moglie
legittima; allora la morte verrà, quando le Parche
l'abbian filata. Brandendo in alto la lancia,
avanzi ognuno diritto, e sotto lo scudo raccolga
il suo cuore valoroso, non appena s'accenda la mischia.
Che un uomo sfugga alla morte non è concesso dal fato,
neppure se è prole di antenati immortali.
Spesso, chi fugge la lotta e lo strepito dei dardi
ritorna, e in casa lo coglie destino di morte.
Ma costui non è caro al popolo né desiderabile mai;
l'altro, umili e potenti lo piangono se qualcosa gli accade.
Tutto il popolo ha rimpianto dell'uomo valoroso
quando muore, ma se vive è degno dei semidèi;
nei loro occhi lo vedono quasi fosse una torre:
da solo egli compie imprese degne di molti.


Ibico

1.
In primavera, i meli cidoni
irrorati dalle correnti dei fiumi,
- là dov'è il giardino incontaminato
delle Vergini - e i fiori della vite,
che crescono sotto i tralci ombrosi,
ricchi di gemme, germogliano. Per me Eros
in nessuna stagione si posa:
ma come il tracio Borea,
avvampante di folgore,
balza dal fianco di Cipride con brucianti
follie e tenebroso, intrepido,
custodisce con forza, saldamente,
il mio cuore.

2.
Di nuovo sotto le palpebre fosche
Eros mi lancia uno sguardo struggente,
e con multiformi malie mi getta
nelle reti inestricabili di Cipride.
Io tremo al suo venire,
come un cavallo aggiogato, vincitore negli agoni, vicino a vecchiaia,
controvoglia scende alla gara con il carro veloce.

Mimnervo

1.
Che vita mai, che gioia senza Afrodite d'oro?
Ch'io sia morto quando più non mi stiano a cuore
l'amore segreto, i dolci doni e il letto:
questi sono i fiori della giovinezza, desiderabili
per gli uomini e le donne. Quando poi dolorosa sopravviene
la vecchiaia, che rende l'uomo turpe e cattivo,
sempre nell'animo lo corrodono tristi pensieri;
e di vedere i raggi del sole non gioisce,
ma è odioso ai ragazzi e in dispregio alle donne:
così penosa fece il dio la vecchiaia.

2.
Come le foglie che fa germogliare la stagione di primavera
ricca di fiori, appena cominciano a crescere ai raggi del sole,
noi, simili ad esse, per un tempo brevissimo godiamo
i fiori della giovinezza, né il bene né il male conoscendo
dagli dèi. Oscure sono già vicine le Kere,
l'una avendo il termine della penosa vecchiaia,
l'altra della morte. Breve vita ha il frutto
della giovinezza, come la luce del sole che si irradia sulla terra.
E quando questa stagione è trascorsa,
subito allora è meglio la morte che vivere.
Molti mali giungono nell'animo: a volte, il patrimonio
si consuma, e seguono i dolorosi effetti della povertà;
sente un altro la mancanza di figli,
e con questo rimpianto scende all'Ade sotterra;
un altro ha una malattia che spezza l'animo. Non v'è
un uomo al quale Zeus non dia molti mali.


Pindaro

Udite: il campo di Afrodite
occhi vivaci o delle Grazie
noi ariamo, muovendo al tempio
ombelico della terra altitonante;
qui, agli Emmenidi felici, alla fluviale Agrigento
e a Senocrate, per la vittoria pitica,
è costruito, nella valle ricca d'oro
di Apollonia, un tesoro di inni,

che mai la pioggia invernale - esercito
irruento e spietato
di nuvola risonante - né il vento con detriti
confusi percuotendolo sospingeranno
negli abissi del mare. Nella luce pura, la sua fronte
annuncerà nei discorsi dei mortali,
o Trasibulo, la vittoria illustre, comune a tuo padre e alla stirpe,
riportata col carro nelle valli di Crisa.

Nella mano destra serbandolo, tu guidi
dritto il precetto
che una volta - narrano - sui monti
il figlio di Filira impartì al Pelide,
separato dai suoi genitori: tra gli dèi, onorare
soprattutto il figlio di Crono, dalla voce grave, signore
dei lampi e dei fulmini; e non privare mai di questo onore
i genitori per la vita che loro è destinata.

In altro tempo, sentimenti simili nutriva
il forte Antiloco,
che morì per il padre, affrontando
Memnone sterminatore, re
degli Etiopi. Colpito da frecce di Paride,
bloccava un cavallo il carro di Nestore. Protese
Memnone la lancia possente. Turbata, la mente
del vecchio Messenio gridò il nome del figlio.

A terra non cadde la sua parola. Lì
resistendo, l'uomo divino
comprò con la sua morte la vita del padre;
e compiuta l'impresa immane, egli parve
ai più giovani della stirpe antica
il più grande per virtù verso i genitori.
Ma questo è passato. Dei giovani di ora, più di tutti
Trasibulo procede secondo la norma paterna

e segue lo zio in ogni splendore.
Con senno egli usa la ricchezza,
e coglie una giovinezza non ingiusta né tracotante;
ma negli antri delle Pieridi coltiva la poesia,
e a te, Scuotitore della terra, che governi le gare dei cavalli, o Poseidone,
si dedica, con animo fervente.
Dolce anche nei rapporti conviviali, la sua indole
supera l'opera traforata delle api


Saffo

1.
Afrodite, trono adorno, immortale,
figlia di Zeus, che le reti intessi, ti prego:
l'animo non piegarmi, o signora,
con tormenti e affanni.
Vieni qui: come altre volte,
udendo la mia voce di lontano,
mi esaudisti; e lasciata la casa d'oro
del padre venisti,
aggiogato il carro. Belli e veloci
passeri ti conducevano, intorno alla terra nera,
con battito fitto di ali, dal cielo
attraverso l'aere.
E presto giunsero. Tu, beata,
sorridevi nel tuo volto immortale
e mi chiedevi del mio nuovo soffrire: perché
di nuovo ti invocavo:
cosa mai desideravo che avvenisse
al mio animo folle. "Chi di nuovo devo persuadere
a rispondere al tuo amore? Chi è ingiusto
verso te, Saffo?
Se ora fugge, presto ti inseguirà:
se non accetta doni, te ne offrirà:
se non ti ama, subito ti amerà
pur se non vuole."
Vieni da me anche ora: liberami dagli affanni
angosciosi: colma tutti i desideri
dell'animo mio; e proprio tu
sii la mia alleata.

2.
Un esercito di cavalieri, dicono alcuni,
altri di fanti, altri di navi,
sia sulla terra nera la cosa più bella:
io dico, ciò che si ama.
È facile far comprendere questo ad ognuno.
Colei che in bellezza fu superiore
a tutti i mortali, Elena, abbandonò
il marito
pur valoroso, e andò per mare a Troia;
e non si ricordò della figlia né dei cari
genitori; ma Cipride la travolse
innamorata.
Ora mi ha svegliato il ricordo di Anattoria
che non è qui;
ed io vorrei vedere il suo amabile portamento,
lo splendore raggiante del suo viso
più che i carri dei Lidi e i fanti
che combattono in armi.

3.
Simile a un dio mi sembra quell'uomo
che siede davanti a te, e da vicino
ti ascolta mentre tu parli
con dolcezza
e con incanto sorridi. E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, sùbito non posso
più parlare:
la lingua si spezza: un fuoco
leggero sotto la pelle mi corre:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:
un sudore freddo mi pervade: un tremore
tutta mi scuote: sono più verde
dell'erba; e poco lontana mi sento
dall'essere morta.
Ma tutto si può sopportare...


Tirteo

1.
Per un uomo valoroso è bello cadere morto
combattendo in prima fila per la patria;
abbandonare la propria città e i fertili campi
e vagare mendico, è di tutte la sorte più misera,
con la madre errando e con il vecchio padre,
con i figli piccoli e la moglie.
Sarà odioso alla gente presso cui giunge,
cedendo al bisogno e alla detestata povertà:
disonora la stirpe, smentisce il florido aspetto;
disprezzo e sventura lo seguono.
Se, così, dell'uomo randagio non vi è cura,
né rispetto, neppure in futuro per la sua stirpe,
con coraggio per questa terra combattiamo, e per i figli
andiamo a morire, senza più risparmiare la vita.

2.
Al nostro re Teopompo, caro agli dèi,
per merito del quale conquistammo Messene, dalle ampie contrade.
* * *
Messene, luogo bello per arare, bello per piantare
* * *
intorno ad essa combatterono per diciannove anni,
sempre, senza interruzione, con animo coraggioso,
i guerrieri, padri dei nostri padri.
E nel ventesimo anno, lasciati i pingui campi,
quelli fuggivano dalle alte cime dell'Itome.




POETI LATINI


Catullo

Solcato in fuga a vele spiegate il mare profondo,
Attis correndo raggiunse d'impeto il bosco frigio
e in mezzo alla foresta i luoghi oscuri della dea;
fuori di sé, in preda a una furia rabbiosa,
si recise il sesso con una pietra aguzza.
Sentì così ogni forza d'uomo sfuggirgli dal corpo
(goccia a goccia il suo sangue bagnava la terra);
strinse nelle mani candide il piccolo tamburo
di Cibele (il tuo tamburo, dei tuoi misteri, madre)
e battendo con dita delicate la sua pelle
in un tremito si rivolse alle compagne:

'Venite, Galle, venite tra i boschi di Cibele,
venite tutte, gregge errante della dea di Dindimo:
cercando esuli terre lontane, al mio comando
per seguirmi vi siete affidate, voi mie compagne,
che avete sfidato la furia rabbiosa del mare
e per orrore di Venere vi siete evirate,
rallegrate di corse pazze il cuore della dea.
No, no, nessun indugio, venite tutte, seguitemi
alla casa frigia di Cibele, alle sue foreste,
dove rombano i tamburi, dove squillano i cembali,
dove risuonano cupe le melodie del flauto,
dove, cinte d'edera, si dimenano le Mènadi,
dove con acute grida si celebrano i riti,
dove svolazza l'orda vagabonda della dea:
là con le nostre danze impetuose dobbiamo andare'.

Il canto di Attis ermafrodito alle compagne
provoca nella schiera un urlo scomposto di voci,
brontolano i tamburi, strepitano i cembali,
e corrono tutte al verde Ida come impazzite.
Perduta in un delirio se ne va Attis affannata,
guidandole tra boschi oscuri al suono del tamburo,
come una giovenca selvaggia che rifiuti il giogo:
dietro la sua furia si precipitano le Galle.
Raggiunto il tempio di Cibele cadono sfinite
e morte di fatica si addormentano digiune.
Languidamente un torpore suggella i loro occhi
e spegne nel sonno la furia rabbiosa del cuore.

da: ''Solcato in fuga a vele''

2.
Non ti stupire se nessuna donna, Rufo,
vuol concederti il suo tenero corpo,
nemmeno se la tenti col dono prezioso
di una veste o la malia di un gioiello.
Hai una triste fama: sotto le tue ascelle
pare che viva un orrido caprone.
Questo il timore. Certo: è una mala bestia
e le belle donne con lei non dormono.
Allontana l'incubo di questo fetore
o non stupirti se quelle ti fuggono.

da: ''Non ti stupire se..''


Lucrezio

Fra questi primeggia Empedocle di Agrigento,
che entro le sue rive triangolari produsse l'isola
intorno a cui fluttuando negli ampi anfratti il mare
Ionio spruzza dalle onde glauche le salse spume,
e per angusto stretto acque impetuose dividono
con le onde le rive della terra Eolia dal suo territorio.
Qui è la devastatrice Cariddi e qui i boati dell'Etna
minacciano di raccogliere di nuovo le ire delle fiamme,
sì che ancora la sua violenza vomiti fuochi prorompenti
dalle fauci e al cielo lanci di nuovo folgori di fiamma.
E se questa regione appare in molti modi grande, meravigliosa
alle genti umane, e si dice che sia degna di essere veduta,
opima di cose buone, munita di molta forza di uomini,
pure sembra che in sé non abbia avuto nulla di più glorioso
che quest'uomo, nulla di più santo e mirabile e caro.
E invero i canti del suo petto divino
svelano a gran voce ed espongono gloriose scoperte,
sì che a stento sembra nato da stirpe umana.


Marziale

1.
Aspro ama una donna
bella, bella veramente;
ma egli l'ama ciecamente,
di fatto egli dunque l'ama
più di quel che veda.

da: "Amore cieco"

2.
Perché i pallidi fiori dei crochi
venuti di Cilicia
non temano la bruma,
né morda il giardino delicato
un'aura troppo gelida,
vetrate opposte ai venti invernali
ricevono un sole puro
e una luce filtrata.
A me, invece, è stata assegnata
una stamberga con una finestra
che ha entrambe le imposte sgangherate.
Neppure Borea in persona, io ritengo,
oserebbe abitare in tale stanza.
Così, crudele, credi tu ospitare
un vecchio amico tuo?
Sarò ospite dunque più sicuro
di un albero tuo.

da: "Un ospite poco riguardoso"

3.
Il tuo schiavo ancora non t'annunzia
l'ora quinta del dì che tu di già
arrivi a casa mia da commensale,
o Ceciliano,
quando la quarta rauca ora
interrompe le cause in tribunale
e l'arena ancora fa cacciare
le fiere per la festa dei Florali.
Orsù! Corri, Callisto, chiama i servi,
prima che si lavino nel bagno,
si preparino i letti del triclinio.
Ceciliano, tu mettiti a sedere.
Chiedi dell'acqua calda:
in casa non m'arriva neanche fredda;
gelata è la cucina, ancora chiusa,
e spento il focolare.
Da me vieni piuttosto di mattina,
perché tardare sino all'ora quinta?
Tu arrivi troppo tardi, Ceciliano,
per far colazione.

da: "Un malcapitato commensale"




scritto da:
Ser Nahmanen Sway
Poeta d'Accademia
Tutor e Jarl Gaelico del Clan Nordico



Re Cervo Bianco )O(
Artista d’Accademia: Poeta
Jarl Gaelico del Clan Nordico
Tutor


[Modificato da Nahmanen 09/07/2008 19:41]
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:44. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com