Chanius (PG INESISTENTE)

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Chanius
00martedì 4 marzo 2014 10:08
Gentilissimi, chiederei di aver esaminato il background così da eventualmente correggerlo, nel caso vi fosse qualcosa di errato.
Ringrazio in anticipo per la lettura. Ho cercato di non rendere il bg troppo lungo, ma il personaggio ha settant'anni, mica bazzecole!



STORIA


[ L’uomo anziano, seduto presso un tavolo della Bettola, sorseggia un sidro ed intanto parla con qualcuno che non c’è concesso di sapere chi sia e che mai interviene nella conversazione. ]

Ah! Quando si è vecchi si ha così tanto della propria vita da raccontare! … anche se, a dire il vero, il mio passato non è che sia poi molto interessante ma – visto che me lo chiedete con tanta insistenza – non posso che accontentarvi.

[ Si porta la mano destra dalle dita nodose chiuse in pugno alle labbra e si schiarisce la voce, quindi riprende ]

Sono il secondo di cinque fratelli, due maschi e tre femmine. Come si può ben intuire dal mio Genetliaco… perché sapete, vero, cos’è il Genetliaco?! Beh, dicevo: come si può intuire dal mio Genetliaco appartengo ad una antica famiglia di origine Romana e, com’è ovvio, sono nato a Roma.
Ho sempre saputo che mio fratello, il maggiore, avrebbe ereditato tutti gli averi di famiglia e che io, in qualità di secondo maschio nato, sarei finito in un monastero. Non che fossi particolarmente esaltato all’idea di divenire frate, ma bisogna ammettere che mi sia andata meglio rispetto alla minore delle mie sorelle: ella ha dovuto assistere i nostri genitori fino alla loro dipartita e si è ritrovata sola, vecchia, zitella e con un carattere insopportabile. Quindi, alla fine, non mi è andata poi tanto male, voi che dite?

[ Con un soddisfatto sorriso stampato sul volto rugoso s’interrompe per qualche istante, per portare alle labbra il coccio contenente il sidro e guardare torvo il silenzioso interlocutore in attesa d’una risposta che non arriverà. ]

Siete di poche parole, eh? Va bene lo stesso, mi piacciono le persone taciturne.
Ad ogni modo, non ho mai conosciuto davvero la mia famiglia: fui cresciuto ed educato dai frati fin dalla più tenera età, imparando a leggere, scrivere e far di conto. Il modo più semplice per farmi appassionare alla lingua degl'Antichi fu quello di mettermi fra le mani Virgilio e la sua Eneide. Ah, che opera splendida!
A dodici anni intrapresi il mio anno di noviziato per essere ammesso fra i Francescani, presso un monastero poco distante dalla sede papale. Non è che fosse particolarmente divertente la vita là dentro: si dormiva quasi niente ma in compenso si sgobbava parecchio; non si poteva bere né godere della compagnia del gentil sesso [ una smorfia di disapprovazione compare sul volto rugoso dell’uomo ]. I momenti di preghiera – un po’ troppi, diciamolo – scandivano la giornata ed ognuno aveva il proprio compito. Per anni ho badato all’orto dell’abbazia insieme ad altri fratelli e nei pochi momenti morti fra una solfa e l’altra mi rifugiavo nell’ampia ed assai ben fornita Biblioteca, dove gli amanuensi perdevano la propria vista ogni giorno sulle stupende miniature ch’erano in grado di creare. Avrei preferito anch’io trascorrer le giornate seduto a scrivere, ma essendo una sonora capra a disegnare son stato costretto ad occuparmi d’altro.

[ A questo punto il vecchio sbuffa e scuote il capo con particolare vigore senza fornirne spiegazione. Deglutisce e riprende a parlare ]

Comunque, mi rifugiavo in Biblioteca a divorare i tomi e volumi più disparati, sempre ben lieto d’imparare cose nuove che alcun monaco o prete avrebbe potuto insegnarmi. In particolare, amavo gl'antichi ed il Latino. Spaziavo da Platone a Cicerone, da Giulio Cesare e Tacito. [ s’interrompe un istante per quindi domandare ] Lo sapete per esempio che il taglio cesareo, quello per far nascere i bambini quando ciò non può avvenire per la via naturale, è chiamato così perché fu appunto Caio Giulio Cesare ad inventarlo? Ed io porto il suo nome! [ L’espressione da neutra si fa più spavalda e l’uomo s’impettisce all’idea del paragone appena fatto ] Ad ogni modo… tornando alla mia monotona vita: essendo minimamente bravo per quel che riguarda la botanica, incominciai dietro consiglio dell’Abate ad occuparmi d’un angolo dell’orto libero dalle colture usuali e destinato a quelle erbe più rare che devono esser studiate per comprendere se possano avere un qualche utilizzo per l’uomo. Avevo anche un mio rudimentale laboratorio dove poter analizzare meglio le piante e catalogarle, un fratello ben capace nel disegno mi aiutava stendendo degli schizzi per raffigurare l’albero o erba di cui trattavo. [ Sbuffa ] Un lavoro abbastanza noioso, insomma! Ma che, per lo meno, potevo gestire da me senza che nessuno avesse qualcosa da ridire.
Non essendo un monastero di clausura c’era concesso d’allontanarci dalla struttura religiosa durante il giorno e solo fra una funzione e l’altra e non posso nascondere che in un capanno abbandonato poco distante dall’abbazia tenessi dei comuni vestiti per potermi recare in città senza far sapere a tutti che fossi frate. Un comodo cappello nascondeva sempre la tonsura e potevo tranquillamente recarmi nelle bettole con pochi denari prelevati dalla cassetta delle offerte, consumando alcolici e, perché no, adocchiando le scostumate fanciulle che si mettevano in mostra promettendo prestazioni dietro lauto pagamento.
Eh, che bella vita!

[ Ridacchia ora e sul volto rugoso si anima un’espressione divertita. ]

Stranamente per anni e anni ho potuto aggirarmi con il saio oppure vestito da “osteria” senza che nessuno ricollegasse il mio viso alle due persone, forse perché il Signore Iddio non mi ha fatto bello come un fiorellino di campagna e non venivo particolarmente notato [ nuova risatina ].
Non è che abbia poi molto altro da narrare, se non che qualche fratello talvolta sentiva il mio alito pungente di vino e che alla fine – avevo una sessantina d’anni all’incirca e, insomma, mi facevo qualche goccetto in più rispetto a quando ero giovane - la notizia giunse all’Abate. Questi mi riprese con anche troppa foga inducendomi a pormi un quesito: genitori in Paradiso o all’Inferno – non ho alba di che persone siano state in vita, come posso sapere dove siano finite una volta decedute? – fratelli sparsi per la penisola e dunque perché rimanere in convento? Non ero nemmeno un fervido credente, dopo tutto.

[ Scrolla le spalle per sottolineare che nulla lo induceva a restare chiuso fra le quattro mura dell’Abbazia ]

… e quindi ho scelto di appendere la tonaca ed i sandali al chiodo e di tornare un laico. Potevo bere quanto mi pareva, potevo usufruire della beltà femminile ed ero libero. Cosa volere di più? Magari dei soldi, eh! [ esclama con tono che sa d’ovvietà, scrollando appena il capo a destra e sinistra, mentre i capelli bianchi si spettinano un poco. ] E qui entra in gioco la minore delle mie sorelle, la bisbetica inacidita: unica ed esser rimasta a Roma, viveva nella casa paterna e non necessitava di guadagnarsi da vivere avendo ricevuto un lauto lascito nel testamento; mi accolse inizialmente con gioia e, frequentando lei alcune persone agiate della zona, mi introdusse quale insegnante – ben remunerato – per i figli d’un borghese che s’era arricchito attraverso la via della seta. Sapete cos’è la via della seta, ragazzo?

[ Nessuna replica, eppure sembra che per il vecchio vi sia stata ]

Bene, bene, vedo che siete acculturato.
Insegnavo loro le basi del Latino, così come la storia del glorioso Impero Romano d'Occidente. Virgilio ci lasciò una così bella epopea da leggere e studiare! Con il più piccolo, mi toccò perfino partire dall'alfabeto ed iniziarlo alla lettura ed alla scrittura. Tendeva ad utilizzare la mano sinistra, il bricconcello. Ma l'ho corretto, ah, se l'ho corretto! Non che a me infastidisse in modo particolare. Iddio di mani ce ne ha fornite due, dopo tutto. Ma sappiamo entrambi come la pensino in giro, riguardo ai mancini, figli del Diavolo. Tutte stupidaggini, se volete la mia opinione. Ma l'ignoranza è una bestia sempre pregna.

[ Solleva lo sguardo macchiato di fango al cielo e scrolla di poco le spalle, ad enfatizzare le ultime parole pronunciate. ]

In ogni modo resistetti qualche anno ma, vuoi perché mia sorella fosse davvero pesante ed insopportabile, vuoi perché 'sti ragazzi preferissero rimanere dei caproni piuttosto che imparare almeno le basi della loro lingua, mi stufai ben presto: feci quindi i bagagli e mi misi in viaggio approfittando d’una carovana diretta verso Nord. Un’ottima occasione per visitare la Francia ed i suoi splendori, non trovate? Alla fine, ho scelto di imbarcarmi per attraversare lo stretto e dirigermi verso Glastonbury. Così, eccomi qui! Eppure, non ho mica trovato conventi, da queste parti. E io che speravo in un soggiorno gratuito...

[ Sbuffa sonoramente, per quindi concludere, bevendo l’ultimo sorso di sidro ]

Dopo tutto la mia vita è stata così ordinaria e noiosa che… MA NON VI SARETE ADDORMENTATO, VERO?!?!

[ Stizzito per essersi reso conto che l’altro da un pezzo ha smesso di prestargli orecchio, condotto chissà dove da Morfeo, si alza allontanando la seggiola dal tavolo rumorosamente e conclude, con voce seccata e tono sdegnato, risentito ]

Giovani d’oggi! Prima fanno domande e poi non si danno nemmeno pena d’ascoltare per intero la risposta! Ai miei tempi… [alza l’indice verso il cielo ] … ai miei tempi non si era così maleducati, ecco!

[ Detto ciò si volta compiendo un mezzo giro su se stesso e si allontana a passo sostenuto cercando di non dar a vedere quanto le ginocchia gli dolgano. ]



DESCRIZIONE

Nome: Caio
Genetliaco: Flavio
Cognome: Perenus
Razza: Umano
Nazionalità: Italia
Capelli: Bianco-grigi
Occhi: Grigio-azzurri (//sbiaditi dagli anni)
Incarnato: Chiaro
Altezza: 1,70 mt
Peso: 66 kg ca
Età: 72 anni

Descrizione: Uomo anziano, sulla settantina, dimostra sul volto rugoso più solchi di quanti dovrebbe averne per la sua età, segno di chi ha trascorso parte della propria vita esposto ai raggi solari, come qualche macchia scura sulle guance conferma. Il colore della pelle è ora chiaro, ma è facilmente intuibile che in passato potesse esser stato abbronzato; i capelli – che non mostrano più la sua passata appartenenza all’ordine dei Frati Francescani – sono bianchi con qualche filo grigio e ben folti nonostante gli anni; la fronte è solcata da numerose grinze orizzontali; le sopracciglia grigie son fitte, gl’occhi dalle ciglia corte e sottili una volta erano del colore delle acque marine, ma ora si sono un poco sbiaditi ed assomigliano più a pozzanghere grigio azzurre. Il naso non può passare inosservato, essendo grosso ed a patata; le labbra sono abbastanza sottili e contornate da profonde rughe d’espressione. Le orecchie, di dimensioni abbastanza notevoli, son ben mascherate dalle basette e dai capelli. La figura dell’uomo appare appena curvata dalla classica cifosi senile e lo rende di poco più basso rispetto a quando era giovane. E’ abbastanza in carne, quanto occorre per avere una discreta pancetta.
Ad una prima occhiata il vecchio può apparire burbero, scontroso, sia per la consueta espressione imbronciata che per il modo di fare da brontolone: una pentola di fagioli, insomma. Eppure sotto l’apparenza possiede un cuore d’oro. Dalle parole che usa si può facilmente dedurre quanto sia colto ed intelligente, seppure come la maggior parte degli anziani stia incominciando a perdere qualche colpo (a partire dai timpani ormai poco elastici).



SKILL RICHIESTA:

Conoscenze storiche (3 livelli)
il possessore di tale skill è uno studioso degli avvenimenti storici susseguitisi nelle ere passate, riconosce l’araldica dei regni che furono e di quelli che sono, comprende e scrive lingue antiche cadute in disuso.

LIVELLO 1: a questo livello il possessore della skill è al principio nell’apprendimento degli avvenimenti storici, riesce ad avere una conoscenza generale della suddivisione attuale dei domini e dei regni e di quella antica ed è a conoscenza degli avvenimenti storici salienti accaduti sino a due generazioni prima.
-Con lo studio di un testo riesce a comprendere le lingue antiche ( una tra il greco e il latino), avendo tuttavia ancora difficoltà a carpire il senso degli scritti che provengono da un passato troppo remoto rispetto al tempo attuale.

Richiederei la conoscenza del LATINO.



Aggiungo un quesito, perché non sono certo di aver compreso una cosuccia (l'età tarda!). C'è la possibilità che il pg prima o poi possa conoscere anche il greco? Così da sapere se impostare un filone di giocate a riguardo, o lasciar direttamente perdere. [SM=g7520]


Nuovamente, grazie per la lettura e la disponibilità.

EDIT: per errori di battitura. Pessimo accorgersi di alcuni soltanto dopo aver cliccato su invio. [SM=g7747]
Chanius
00martedì 4 marzo 2014 23:37
Dimenticavo! (A proposito di vecchiaia, appunto. )


Lingue conosciute: Italico, Latino.
E la lingua comune, ovviamente.


Grazie ancora!
Ardia.
00sabato 22 marzo 2014 12:58
C'è una sola cosa da modificare nel BG, il pg non può avere capacità particolari di botanica, né studiare le erbe, perché rientra in un'altra skill. Dovrebbe limitarsi ad occuparsi dell'orto, magari potrebbe raccogliere le erbe, anche rare, su indicazioni d'altri monaci, ma non saperle riconoscere, studiare, usare, ecc...

Per quanto riguarda il greco: sì, potrà apprenderlo in gioco, o con 2 role di studio della lingua, o acquisendo il terzo livello della skill che hai già richiesto.

Scusa per l'attesa, modificato questo particolare passerò subito all'approvazione.

BG NON APPROVATO, IN ATTESA DI MODIFICHE
Chanius
00sabato 22 marzo 2014 18:53
Mi era completamente sfuggita questa cosa, chiedo venia. La correzione è in grassetto.
Grazie, nuovamente.



STORIA


[ L’uomo anziano, seduto presso un tavolo della Bettola, sorseggia un sidro ed intanto parla con qualcuno che non c’è concesso di sapere chi sia e che mai interviene nella conversazione. ]

Ah! Quando si è vecchi si ha così tanto della propria vita da raccontare! … anche se, a dire il vero, il mio passato non è che sia poi molto interessante ma – visto che me lo chiedete con tanta insistenza – non posso che accontentarvi.

[ Si porta la mano destra dalle dita nodose chiuse in pugno alle labbra e si schiarisce la voce, quindi riprende ]

Sono il secondo di cinque fratelli, due maschi e tre femmine. Come si può ben intuire dal mio Genetliaco… perché sapete, vero, cos’è il Genetliaco?! Beh, dicevo: come si può intuire dal mio Genetliaco appartengo ad una antica famiglia di origine Romana e, com’è ovvio, sono nato a Roma.
Ho sempre saputo che mio fratello, il maggiore, avrebbe ereditato tutti gli averi di famiglia e che io, in qualità di secondo maschio nato, sarei finito in un monastero. Non che fossi particolarmente esaltato all’idea di divenire frate, ma bisogna ammettere che mi sia andata meglio rispetto alla minore delle mie sorelle: ella ha dovuto assistere i nostri genitori fino alla loro dipartita e si è ritrovata sola, vecchia, zitella e con un carattere insopportabile. Quindi, alla fine, non mi è andata poi tanto male, voi che dite?

[ Con un soddisfatto sorriso stampato sul volto rugoso s’interrompe per qualche istante, per portare alle labbra il coccio contenente il sidro e guardare torvo il silenzioso interlocutore in attesa d’una risposta che non arriverà. ]

Siete di poche parole, eh? Va bene lo stesso, mi piacciono le persone taciturne.
Ad ogni modo, non ho mai conosciuto davvero la mia famiglia: fui cresciuto ed educato dai frati fin dalla più tenera età, imparando a leggere, scrivere e far di conto. Il modo più semplice per farmi appassionare alla lingua degl'Antichi fu quello di mettermi fra le mani Virgilio e la sua Eneide. Ah, che opera splendida!
A dodici anni intrapresi il mio anno di noviziato per essere ammesso fra i Francescani, presso un monastero poco distante dalla sede papale. Non è che fosse particolarmente divertente la vita là dentro: si dormiva quasi niente ma in compenso si sgobbava parecchio; non si poteva bere né godere della compagnia del gentil sesso [ una smorfia di disapprovazione compare sul volto rugoso dell’uomo ]. I momenti di preghiera – un po’ troppi, diciamolo – scandivano la giornata ed ognuno aveva il proprio compito. Per anni ho badato all’orto dell’abbazia insieme ad altri fratelli e nei pochi momenti morti fra una solfa e l’altra mi rifugiavo nell’ampia ed assai ben fornita Biblioteca, dove gli amanuensi perdevano la propria vista ogni giorno sulle stupende miniature ch’erano in grado di creare. Avrei preferito anch’io trascorrer le giornate seduto a scrivere, ma essendo una sonora capra a disegnare son stato costretto ad occuparmi d’altro.

[ A questo punto il vecchio sbuffa e scuote il capo con particolare vigore senza fornirne spiegazione. Deglutisce e riprende a parlare ]

Comunque, mi rifugiavo in Biblioteca a divorare i tomi e volumi più disparati, sempre ben lieto d’imparare cose nuove che alcun monaco o prete avrebbe potuto insegnarmi. In particolare, amavo gl'antichi ed il Latino. Spaziavo da Platone a Cicerone, da Giulio Cesare e Tacito. [ s’interrompe un istante per quindi domandare ] Lo sapete per esempio che il taglio cesareo, quello per far nascere i bambini quando ciò non può avvenire per la via naturale, è chiamato così perché fu appunto Caio Giulio Cesare ad inventarlo? Ed io porto il suo nome! [ L’espressione da neutra si fa più spavalda e l’uomo s’impettisce all’idea del paragone appena fatto ] Ad ogni modo… tornando alla mia monotona vita: essendo minimamente capace per quel che riguarda la cura delle piante, pur non sapendole riconoscere, incominciai dietro consiglio dell’Abate ad occuparmi d’un angolo dell’orto libero dalle colture usuali e destinato a quelle erbe più rare che devono esser studiate per comprendere se possano avere un qualche utilizzo per l’uomo. Mi limitavo a far crescere e raccogliere queste piante perché qualche fratello più capace le potesse esaminare, catalogare, e via discorrendo. [ Sbuffa ] Un lavoro abbastanza noioso, insomma! Ma che, per lo meno, potevo gestire da me senza che nessuno avesse qualcosa da ridire.
Non essendo un monastero di clausura c’era concesso d’allontanarci dalla struttura religiosa durante il giorno e solo fra una funzione e l’altra e non posso nascondere che in un capanno abbandonato poco distante dall’abbazia tenessi dei comuni vestiti per potermi recare in città senza far sapere a tutti che fossi frate. Un comodo cappello nascondeva sempre la tonsura e potevo tranquillamente recarmi nelle bettole con pochi denari prelevati dalla cassetta delle offerte, consumando alcolici e, perché no, adocchiando le scostumate fanciulle che si mettevano in mostra promettendo prestazioni dietro lauto pagamento.
Eh, che bella vita!

[ Ridacchia ora e sul volto rugoso si anima un’espressione divertita. ]

Stranamente per anni e anni ho potuto aggirarmi con il saio oppure vestito da “osteria” senza che nessuno ricollegasse il mio viso alle due persone, forse perché il Signore Iddio non mi ha fatto bello come un fiorellino di campagna e non venivo particolarmente notato [ nuova risatina ].
Non è che abbia poi molto altro da narrare, se non che qualche fratello talvolta sentiva il mio alito pungente di vino e che alla fine – avevo una sessantina d’anni all’incirca e, insomma, mi facevo qualche goccetto in più rispetto a quando ero giovane - la notizia giunse all’Abate. Questi mi riprese con anche troppa foga inducendomi a pormi un quesito: genitori in Paradiso o all’Inferno – non ho alba di che persone siano state in vita, come posso sapere dove siano finite una volta decedute? – fratelli sparsi per la penisola e dunque perché rimanere in convento? Non ero nemmeno un fervido credente, dopo tutto.

[ Scrolla le spalle per sottolineare che nulla lo induceva a restare chiuso fra le quattro mura dell’Abbazia ]

… e quindi ho scelto di appendere la tonaca ed i sandali al chiodo e di tornare un laico. Potevo bere quanto mi pareva, potevo usufruire della beltà femminile ed ero libero. Cosa volere di più? Magari dei soldi, eh! [ esclama con tono che sa d’ovvietà, scrollando appena il capo a destra e sinistra, mentre i capelli bianchi si spettinano un poco. ] E qui entra in gioco la minore delle mie sorelle, la bisbetica inacidita: unica ed esser rimasta a Roma, viveva nella casa paterna e non necessitava di guadagnarsi da vivere avendo ricevuto un lauto lascito nel testamento; mi accolse inizialmente con gioia e, frequentando lei alcune persone agiate della zona, mi introdusse quale insegnante – ben remunerato – per i figli d’un borghese che s’era arricchito attraverso la via della seta. Sapete cos’è la via della seta, ragazzo?

[ Nessuna replica, eppure sembra che per il vecchio vi sia stata ]

Bene, bene, vedo che siete acculturato.
Insegnavo loro le basi del Latino, così come la storia del glorioso Impero Romano d'Occidente. Virgilio ci lasciò una così bella epopea da leggere e studiare! Con il più piccolo, mi toccò perfino partire dall'alfabeto ed iniziarlo alla lettura ed alla scrittura. Tendeva ad utilizzare la mano sinistra, il bricconcello. Ma l'ho corretto, ah, se l'ho corretto! Non che a me infastidisse in modo particolare. Iddio di mani ce ne ha fornite due, dopo tutto. Ma sappiamo entrambi come la pensino in giro, riguardo ai mancini, figli del Diavolo. Tutte stupidaggini, se volete la mia opinione. Ma l'ignoranza è una bestia sempre pregna.

[ Solleva lo sguardo macchiato di fango al cielo e scrolla di poco le spalle, ad enfatizzare le ultime parole pronunciate. ]

In ogni modo resistetti qualche anno ma, vuoi perché mia sorella fosse davvero pesante ed insopportabile, vuoi perché 'sti ragazzi preferissero rimanere dei caproni piuttosto che imparare almeno le basi della loro lingua, mi stufai ben presto: feci quindi i bagagli e mi misi in viaggio approfittando d’una carovana diretta verso Nord. Un’ottima occasione per visitare la Francia ed i suoi splendori, non trovate? Alla fine, ho scelto di imbarcarmi per attraversare lo stretto e dirigermi verso Glastonbury. Così, eccomi qui! Eppure, non ho mica trovato conventi, da queste parti. E io che speravo in un soggiorno gratuito...

[ Sbuffa sonoramente, per quindi concludere, bevendo l’ultimo sorso di sidro ]

Dopo tutto la mia vita è stata così ordinaria e noiosa che… MA NON VI SARETE ADDORMENTATO, VERO?!?!

[ Stizzito per essersi reso conto che l’altro da un pezzo ha smesso di prestargli orecchio, condotto chissà dove da Morfeo, si alza allontanando la seggiola dal tavolo rumorosamente e conclude, con voce seccata e tono sdegnato, risentito ]

Giovani d’oggi! Prima fanno domande e poi non si danno nemmeno pena d’ascoltare per intero la risposta! Ai miei tempi… [alza l’indice verso il cielo ] … ai miei tempi non si era così maleducati, ecco!

[ Detto ciò si volta compiendo un mezzo giro su se stesso e si allontana a passo sostenuto cercando di non dar a vedere quanto le ginocchia gli dolgano. ]



DESCRIZIONE

Nome: Caio
Genetliaco: Flavio
Cognome: Perenus
Razza: Umano
Nazionalità: Italia
Capelli: Bianco-grigi
Occhi: Grigio-azzurri (//sbiaditi dagli anni)
Incarnato: Chiaro
Altezza: 1,70 mt
Peso: 66 kg ca
Età: 72 anni

Descrizione: Uomo anziano, sulla settantina, dimostra sul volto rugoso più solchi di quanti dovrebbe averne per la sua età, segno di chi ha trascorso parte della propria vita esposto ai raggi solari, come qualche macchia scura sulle guance conferma. Il colore della pelle è ora chiaro, ma è facilmente intuibile che in passato potesse esser stato abbronzato; i capelli – che non mostrano più la sua passata appartenenza all’ordine dei Frati Francescani – sono bianchi con qualche filo grigio e ben folti nonostante gli anni; la fronte è solcata da numerose grinze orizzontali; le sopracciglia grigie son fitte, gl’occhi dalle ciglia corte e sottili una volta erano del colore delle acque marine, ma ora si sono un poco sbiaditi ed assomigliano più a pozzanghere grigio azzurre. Il naso non può passare inosservato, essendo grosso ed a patata; le labbra sono abbastanza sottili e contornate da profonde rughe d’espressione. Le orecchie, di dimensioni abbastanza notevoli, son ben mascherate dalle basette e dai capelli. La figura dell’uomo appare appena curvata dalla classica cifosi senile e lo rende di poco più basso rispetto a quando era giovane. E’ abbastanza in carne, quanto occorre per avere una discreta pancetta.
Ad una prima occhiata il vecchio può apparire burbero, scontroso, sia per la consueta espressione imbronciata che per il modo di fare da brontolone: una pentola di fagioli, insomma. Eppure sotto l’apparenza possiede un cuore d’oro. Dalle parole che usa si può facilmente dedurre quanto sia colto ed intelligente, seppure come la maggior parte degli anziani stia incominciando a perdere qualche colpo (a partire dai timpani ormai poco elastici).



SKILL RICHIESTA:

Conoscenze storiche (3 livelli)
il possessore di tale skill è uno studioso degli avvenimenti storici susseguitisi nelle ere passate, riconosce l’araldica dei regni che furono e di quelli che sono, comprende e scrive lingue antiche cadute in disuso.

LIVELLO 1: a questo livello il possessore della skill è al principio nell’apprendimento degli avvenimenti storici, riesce ad avere una conoscenza generale della suddivisione attuale dei domini e dei regni e di quella antica ed è a conoscenza degli avvenimenti storici salienti accaduti sino a due generazioni prima.
-Con lo studio di un testo riesce a comprendere le lingue antiche ( una tra il greco e il latino), avendo tuttavia ancora difficoltà a carpire il senso degli scritti che provengono da un passato troppo remoto rispetto al tempo attuale.

Richiederei la conoscenza del LATINO.
Chanius
00domenica 23 marzo 2014 12:30
Allineamento: C/B
Ardia.
00domenica 23 marzo 2014 15:29
BG APPROVATO
SKILL CONOSCENZE STORICHE, LIV 1, APPROVATA
ALLINEAMENTO: CAOTICO - BUONO
DESCRIZIONE FISICA: PRESENTE
TERRE DI PROVENIENZA: ROMA - Censirsi nel clan mediterraneo
LINGUE CONOSCIUTE: LATINO


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