Fehrer
00giovedì 19 maggio 2011 00:00
Salve!
La sospirata soglia dei 500 punti Karma è giunta infine anche per me, e, di riflesso, sottopongo il BG di Fehrer alla cortese valutazione dei moderatori.
I dati del Pg
Allineamento: Vero Neutrale.
Capelli: Biondi.
Occhi: Azzurri.
Altezza: 190 cm.
Peso: 86 Kg.
Descrizione: Un uomo d'origini scandinave. Né più, né meno. Addestrato tanto alla vetusta arte della guerra, quanto alle sottili virtù dell'ingegno e del ragionamento. La carnagione chiara tradisce la sua appartenenza alle terre del Nord, pareggiata dal grano dei capelli e dall'acquamarina degli occhi. Nutre radicate concezioni sugli Dèi e sull'antichità, e, nell'occasionale apparire come semplice viandante e null'altro che un curioso d'ogni filosofia, mai ha trascurato quello studio che ha perseguito con sempre profondo interesse. Se la corporatura, robusta, come robuste son le genti che scindono l'infanzia dalla maturità - limite effimero - nelle ancestrali foreste dell'Armrinn, risulta ormai definita, diversamente non si può dire della testa, propensa infatti all'alacre e costante utilizzo della logica e della lucidità.
BG:
Succede. E' sempre successo e sempre succederà.
Cos'è l'onore, quando l'alternativa impossibile da trascurare è egregiamente rappresentata dal potere? Le immortali tradizioni delle antiche civiltà vengono meno, offuscate dall'eterna immoralità di chi sceglie d'anteporre i propri interessi a qualunque codice di rispetto che in pochi, ormai, riescono a tramandare di figlio in figlio. L'estremo Nord del mondo è consumato dalle guerre, reso schiavo dalla sete di conquiste d'uomini che altro non desiderano se non l'ottenimento di infime porzioni di terra.
Eppure, tra celati anfratti di luoghi boschivi, dominati dal più rigido clima e circondati dai frastagliati contorni dell'ambiente montuoso e innevato, regni mai toccati dalle barbarie in atto fondamentalmente ai confini dei Grandi Paesi vedono svolgersi la più assoluta quotidianità, sfidando l'oppressiva violenza dei Re con la tacita rivolta del sempre efficace ignorare. I Capi dei villaggi racchiusi dalle sempiterne gole sono in comunicazione continua, e, affidandosi all'esperienza ed alle innegabili virtù dei guerrieri bianchi - uomini che, fin da bambini, vengono addestrati a resistere alle intemperie ed a combatterle con maestria -, rendono vani i prepotenti tentativi d'egemonia delle orde conquistatrici. I costanti sacrifici dei difensori, lontani da ogni affetto, costringono le avanzate nemiche ad arrestarsi e tengono distanti le minacce dalla serenità dei familiari lasciati.
Le foreste dell'Armrinn - sede delle cime maggiormente elevate dell'estremo Nord -, così, non vengono sfiorate dagli uomini che possiedono l'unico scopo di versare sangue d'altri uomini.
Nei regni perennemente incorniciati dalla neve, le donne raggiungono anch'esse rapidamente la maturità, sostituendosi presto alle madri nelle lavorazioni atte al sostentamento delle case; gli uomini impossibilitati a combattere si spingono oltre le porte dei villaggi, per procurare agli abitanti la selvaggina, e, talvolta, per raccogliere gli aggiornamenti dei guerrieri bianchi; gli anziani, i saggi, insegnano ai bambini le eterni e sottili arti del ragionamento, le concezioni sugli Dèi, e, nel seguire la loro crescita, suggeriscono ai Capi i dediti al proseguimento del loro sviluppo fisico e spirituale.
Le stelle più luminose solcavano il cielo notturno, come nel giorno nella sua nascita, quando Fehrer convinse il vecchio Mellon al punto da fargli immediatamente credere che egli meritasse molto più di un'opportunità. Il giovane aveva dodici anni, e, distintosi nel tempo tra gli altri ragazzini, era ormai in grado di Maturare. Ancora. Gli occhi degli Dèi benedivano il suo avvenire.
La sua vita era stata fino ad allora colma di sacrifici, ma mai di sofferenze. Sapeva che ogni addestramento che gli veniva imposto era necessario per la sua gente. Non era come gli altri: tollerava le lamentele dei più deboli, anziché deriderli, ma al contempo era consapevole di quanto esse inutili fossero. Accettava quel che il Fato aveva in serbo per lui, ed attendeva che le pedine meno resistenti abbandonassero la grande scacchiera dell'esistenza. Si ripeteva questo, quando le scalate nel bel mezzo di una tormenta di neve divenivano eccessivamente dure. Continuava a farlo, quando tagliare la legna con le mani toccate dal rigido bacio del clima scandinavo era ardua impresa. E seguitava, imperterrito, persino quando, privo d'ogni protezione garantita dagli abiti caldi, s'immergeva nei laghi gelidi delle gole, sotto lo sguardo severo dei Maestri, per temprare il suo fisico. La nebbia che si sollevava dalla superficie piatta non lo intimoriva. Il condensarsi del suo respiro, dapprima regolare e preciso, dunque sempre più affaticato, era lo sprone fondamentale per esercitarsi ancora. Fin quando non poté dire che il suo vigore fosse accettabile.
«E' pronto. Questi monti non possono più insegnargli nulla. Deve raggiungere il confine» Disse Mellon, scrutando gli arabeschi danzanti delle ombre proiettate dal fuoco scoppiettante sul volto di un uomo. A quest'ultimo, d'altra parte, bastò soltanto un cenno della mano, affinché decisione fosse presa. Il vecchio sparì dalla stanza, e, quella stessa notte, uno dei tanti giacigli dell'accampamento non fu scaldato dal corpo di un ragazzino insonne.
Tra le virtù di Mellon, non v'erano certamente la dolcezza e la paternità. Negli anni, impartì instancabilmente al giovane la disciplina e l'abnegazione, il profondo e radicato rispetto nei confronti dell'ordine e dell'antichità. Ma egli, fu guerriero bianco, non mancò di imporre a Fehrer il proseguimento dell'addestramento necessario per farne un altrettanto degno combattente. Sebbene non capisse una buona quantità delle imposizioni del vecchio, il ragazzo taceva. E riprendeva a rimuovere la neve dal sentiero che l'avrebbe condotto all'abitazione nella quale visse quattro anni, nonostante sempre più fiocchi cadessero dal cielo scuro. Il freddo tagliente era ancor meno sopportabile, ma si mosse in maniera inversamente proporzionale agli esercizi fisici del giovane, la quale resistenza era quotidianamente messa alla prova dalla temperatura che, fuor della casa di Mellon, contava su uno sbalzo assolutamente non indifferente: lieto l'abbraccio tiepido del fuoco scoppiettante all'interno, flusso di penetrazioni di lame ghiacciate nella pelle all'esterno.
«Ho finito tutto...» Annunciò Fehrer, all'esordio di una notte, rientrando nell'angusta abitazione.
«Sì. Hai finito tutto, con me.»
Mellon si voltò verso la porta, dopo aver armeggiato un'ultima volta con la legna nel camino. Sull'unico tavolo della stanza, v'erano alcune rune poste disordinatamente. Lo sguardo del sedicenne si fermò su di esse, osservandole, e poi tornò sul vecchio, interrogativo.
«Il tempo è giunto. Indossa la veste bianca e rendi gli Dèi orgogliosi di quest'angolo sperduto del mondo.»
«Signore...»
«Sapevi. Prima o poi sarebbe giunto questo momento.»
Fehrer non aggiunse nulla. Le parole di Mellon erano fin troppo esatte. Dedicò un'ultima occhiata all'ambiente spartano che l'aveva accolto, quindi fece per andarsene.
«Aspetta!» Lo richiamò il vecchio. Il giovane tenne la porta aperta, ma dava le spalle all'interno. «Questa non dev'essere a lungo la tua via. Non è Loro volere. Dovrai viaggiare. Il tuo futuro non è bianco. E' nero.»
Questo vide Mellon nel nebuloso "domani" di Fehrer. Che rimase qualche secondo sulla soglia, incerto sul da farsi. Ancora colui che aveva letto le rune spronò il ragazzo, per la prima volta impartendo al tono più di qualche nota ansiosa. «Adesso va'. Realizza il tuo Fato.»
Una porta si chiuse. E un'altra, contenente due nuovi anni tra le cime dell'Armrinn, si spalancò. Molto poco al giovane bastò per ottenere un posto tra i bianchi, e per assumere il comando del gruppo cui fu assegnato immediatamente dopo aver ascoltato le parole del Maestro delle rune. Fehrer, nella qual testa risuonavano incessantemente le parole di Mellon, divenne un abile guerriero, e seppe mettere a frutto l'intenso periodo trascorso sui gelidi monti, che formò il suo fisico, fondendolo con i molteplici insegnamenti di Mellon, che fortificarono la sua mente. Condusse egregiamente molte spedizioni e respinse più volte i tentativi d'avanzate nemiche, regalando ai villaggi tra le gole altra preziosa serenità. I combattenti del Nord conoscevano alla perfezione i sentieri celati dalla neve, e, grazie a tale vantaggio, che completava le loro abilità, difficilmente concessero agli invasori il lusso della conquista anche solo d'una brancata di metri.
Fehrer non aveva raggiunto ancora i vent'anni quando, tuttavia, accadde qualcosa d'inaspettato. Un villaggio lontano fumava, all'alba, a nord del loro accampamento. Ed il ragazzo fu costretto a seguire un informatore lungo strade impervie, lottando contro la fatica scaturita dal freddo e dalla preoccupazione. Sperava che i fatti smentissero le parole pronunciate al mattino dall'uomo che lo guidava, poiché nulla di buono rappresentavano. Ma dovette ricredersi e sopportare il boccone amaro del tradimento.
Raggiunsero il villaggio raso al suolo con le luci di un sole ormai alto nel cielo. I pochi abitanti rimasti in vita o, quantomeno, in grado di stare in piedi con le proprie forze, recuperavano il recuperabile dalle proprie abitazioni. Fehrer non si fermò, accostandosi presto ai piedi di un sentiero che correva ancor più verso l'alto, dove le gole dell'Armrinn l'attendevano. Uno dei suoi uomini era a terra, pesto di lividi, circondato da un gruppo di guerrieri bianchi. Il ragazzo non poté più sperare.
«Ci ha venduti per queste!» Esclamò rabbioso uno del gruppo che aveva scoperto il traditore, e che probabilmente s'era pure occupato di fermarlo con la violenza. Mentre parlava, fece cadere da una mano un'effimera quantità di monete, che alcun rumore produssero sul suolo soffice della neve.
Fehrer si avvicinò agli altri, estraendo la spada che, al solito, seguiva l'andatura dei suoi passi, tra le scapole, come imbarcazione danzante tra i flutti. «Li hai condannati tutti.»
Nello stesso istante in cui pronunciava quelle parole, freddo, un'altra colonna di fumo si levava alla distanza, ed ognuno di loro alzò lo sguardo nella direzione del nuovo, probabile fuoco.
«Muori, cane!» Urlò lo stesso uomo che aveva requisito le monete, lanciandosi verso quello a terra, ma fermato da un compagno, che gli indicò Fehrer con un cenno del capo. Spettava a lui.
«Io ho comunque vinto, e voi tutti avete perso.» Parlò per la prima volta il traditore, che sorrise, mostrando denti e gengive sanguinanti. «...donatemi il Valhalla.»
Fehrer sollevò la spada, ma la piantò a pochi passi dal guerriero a terra, conficcandola nella neve. «...tu sei già morto, ma non sono stato io a pronunciare la sentenza.»
Poco a poco, durante la giornata, tutti i villaggi tra le cime dell'Armrinn vennero rasi al suolo. Nelle loro coscienze, i guerrieri bianchi seppero d'essere divenuti null'altro che erranti combattenti. Era troppo tardi per rimediare e rovesciare così l'assalto delle poche - ma inesorabilmente efficaci ed addestrate - truppe di barbari, e, nella loro macabra scalata tra abitazioni distrutte e fuochi appiccati, non proferirono alcuna parola. Fin quando, non distante dalla foresta che abbandonò anni prima, Fehrer non vide una figura assai riconoscibile, nonostante il tempo e la vecchiaia l'avessero ancor più incurvata verso il basso. Il Maestro delle rune, Mellon, sedeva sulla neve, un bastone nei pressi delle sue gambe, apparentemente incurante del continuo passaggio delle poche persone del villaggio.
«Fermi. Restate qui.» Ordinò ai suoi, arrestando l'avanzata del gruppo con un cenno del braccio. Si diresse verso l'anziano, a passi sicuri, certo d'esser già stato scorto.
«Il ritorno del figliol prodigo...» Mormorò effettivamente Mellon, sollevando lo sguardo, non accennando ad alzarsi.
«Sapevate anche che sarei tornato? O riusciste a prevedere soltanto queste macerie?»
Il vecchio l'osservò con maggiore interesse. Lesse, negli occhi chiari di chi era ormai divenuto uomo, conoscenza e comprensione. Egli aveva capito. «Il tuo futuro è nero...»
«Ho vinto tutto le battaglie che c'erano da vincere, per evitare che lo fosse!»
Mellon scosse il capo. «Hai soltanto imparato che non dipende unicamente da te. In ogni guerra c'è chi vince e c'è chi perde. I veri guerrieri non si esaltano per le vittorie, né si disperano per le sconfitte.» Spiegò con lentezza, sottolineando le parole ch'erano fardelli sulle spalle del giovane Fehrer . «Si può vincere o perdere, a questo mondo. Si può vincere male, e si può perdere bene. Nella vita non è mai tutto bianco o tutto nero. Sono le sfumature che la rendono tanto entusiasmante! Immagina una moneta lanciata per aria che atterra sempre di taglio, senza che esca mai alcuna delle due facce. La vita è un po' così!»
«Ho fallito. Non c'è nulla di cui entusiasmarsi. Potevo evitare tutto questo, ma non ce l'ho fatta.»
«E dove sarebbe stato l'ordine? Dove, l'equilibrio, se tu avessi avuto svelata la soluzione alle difficoltà del tuo futuro?» Il vecchio si sollevò con estrema lentezza, recuperando il bastone e rendendolo saldo appiglio per le gambe deboli. Ma non furono soltanto i muscoli logorati dagli anni a tradirlo, quanto la totale assenza di volontà di compiere ciò ch'era necessario. Indicò un punto della neve sul quale sostavano degli indumenti scuri ed un orecchino. «Chi combatte per salvaguardare la vita e la serenità all'interno dei villaggi tra queste cime, vincendo guadagna l'onore, ma perdendo affronta in tutto e per tutto il peso dell'onere che ha deciso di accettare. Da oggi, i guerrieri bianchi non esistono più... E' dovere dell'ultimo Maestro privarti di ciò che indossi.» Disse, prima di far calare definitivamente il sipario sull'esistenza tra le cime innevate dell'uomo. «Inizia il tuo esilio voluto dagli Dèi. Lontano da qui.» Mellon si voltò, risalendo a passi incerti il breve viale che l'avrebbe presto condotto in una casa divelta dalle violenze.
«Che ne sarà degli altri?!» Domandò Fehrer d'istinto, osservando le spalle dell'anziano che si arrestò brevemente. Questi non rispose. In effetti, quella risposta è per l'uomo, ancora oggi, un'enorme incertezza. Mellon riprese poi a camminare, incurante del pesante silenzio cui non aveva potuto trovare una soluzione.
Fehrer non si mosse per molto tempo. Scrutò a lungo la strada prima percorsa dal vecchio, senza più alcuna volontà di cercare il gruppo di uomini che per anni aveva guidato. Infine, si liberò del bianco stendardo del quale s'era fregiato nel corso dei giorni, delle settimane e dei mesi, e si vestì del nero abbraccio degli abiti lasciatigli in eredità dal suo fallimento. Nella mente, l'incorruttibile speranza di ritrovare la via; nella coscienza, l'eco dell'ultimo sussurro del Maestro delle rune. «Abbi la forza di sopportare...»
Skill richiesta: Resistenza lvl 1.
Ulteriori richieste: Da storia, Fehrer reca con sé degli indumenti neri ed un orecchino altrettanto scuro - a forma di dente di lupo -, entrambi simbolo dell'esilio dai guerrieri bianchi e dalle terre natali subìto. Il Nordico, inoltre, conosce e parla correttamente il linguaggio corrente tra le cime dell'Armrinn.
Attendo, ringraziando chi prenderà in consegna il tutto.