Malbeth

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Malbethavalon
00martedì 15 dicembre 2015 14:16
NOME COMPLETO: Malbeth Dorian
ANNI: 16
LUOGO DI PROVENIENZA: Polonia (non si sa l'esatto luogo, la famiglia non è polacca. Sono nomadi!)
PESO: 50Kg
ALTEZZA: 159 cm
OCCHI: giallastri - miele
CAPELLI: Biondo chiaro

ASPETTO: il pg è affetto da una leggera forma di albinismo, quindi ciglia e sopracciglia sono molto chiare. I capelli biondi sono molto lunghi e mossi. Decisamente bassa e piuttosto magra, ma ancora in fase di crescita. Gli occhi sono color miele e le labbra rossicce. I denti sono piccoli e gli zigomi marcati.

LINGUE PARLATE: Russo e inglese

OGGETTI DA BG: Un taccuino in cui ha preso appunti di ogni tipo e dei semi di fiori.

ALLINEAMENTO: Neutrale puro
Karma: 161

Skill richiesta da bg:
Sotterfugio livello 1

Specifica off: Il pg NON conosce gli effetti curativi dei fiori.


Grazie a chiunque perda tempo per leggerlo :D

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Nel mezzo del nulla una donna urlò e il pianto di un bimbo ruppe il silenzio. Era una creatura minuscola e bianchissima. I carri si fermarono ed un uomo scese per annunciare la nascita della sua secondogenita: Malbeth. Non sapevano esattamente dove si trovassero, forse nei pressi del confine polacco.

Essere n o m a d e

Sentiva la carovana muoversi, le ruote del carro intrise di fango che faticavano a procedere. Aveva piovuto molto e Malbeth aveva freddo. Si strinse nella copertina e si sdraiò nel piccolo giaciglio, che dopo l’unione di sua sorella con il marito era stato destinato a lei. Aveva nove anni e non sentiva nessun posto come casa: ogni mese al termine di un certo numero di spettacoli lei e la sua famiglia si spostavano, insieme a tutti coloro che partecipavano. Il circo era un mondo strano e lei si stava pian piano adattando, cercando di aiutare come poteva. Si guardò nello specchietto e gli occhi color miele fissarono quel volto pallido. I capelli erano biondi, le ciglia e le sopracciglia chiarissime. Era nata con una forma di albinismo lieve, forse per l’inverno che in quell’anno la accolse.

Le capitava spesso di fuggire dal dovere e andare in giro per quei piccoli paesetti in cui si fermavano per gli spettacoli. Era solita contarli e li appuntava tutti su un quadernetto che nascondeva sotto il cuscino. La gente la guardava in maniera curiosa, divertita. Di certo si distingueva, vestita con quegli abiti strambi e appariscenti.. Si sa, nel circo nulla è banale. Probabilmente a quell’età ancora non si rendeva conto di quanto fosse diversa. Le capitava di essere invidiosa: parlando con dei bambini le veniva raccontata una vita normalissima che a lei sembrava un sogno. Una casa, una famiglia che ogni sera si riuniva davanti al fuoco. La cosa buffa era che ognuno al contrario sognava la sua di vita, fatta di stramberie, divertimento e che le aveva permesso di visitare quasi tutto il continente.

Camminava verso le gabbie, osservando i numerosi animali che la sua famiglia possedeva. Se ne stavano lì tranquilli, godendosi le ore di riposo. La ragazzina era inquieta invece e si chiedeva se quella vita le appartenesse davvero. Aveva l’impressione che anche intorno a lei ci fossero delle sbarre giganti. Per quanto la loro condizione fosse mediamente agiata e questo le avesse permesso di avere un’istruzione basica, lei avrebbe voluto coltivare altre passioni che in un carro è evidentemente impossibile portare avanti. Le piaceva fare giardinaggio, le piacevano i fiori. Le ricordavano la gioia ma soprattutto l’estate.


Il significato dei f i o r i

All’età di 12 anni mentre era intenta a rubacchiare qualcosa al mercato si imbattè in una vecchina con un banco di piante. I fiori crescevano rigogliosi e pendevano come trofei dagli steli affaticati. Rimase lì a fissare quell’angolo di paradiso, soffermandosi su dei fiori bianchi dall’aspetto selvatico finchè la donna non le rivolse la parola, impaurendola. “Bambina, appassiranno se continuerai a guardarli così intensamente..” Beth si girò spaventata. Non amava le persone anziane, le ricordavano la morte. Impallidendo si girò e fece per allontanarsi, ma girandosi per rivolgere un’ultima occhiata al banco si accorse che la vecchia era in piedi, con le mani sui fianchi. “Anemone..” Sussurò con voce bassa, rivolgendosi a Beth, seppur in quel chiasso del mercato nessuno si soffermò ad osservare la scena. La ragazzina rimase stupita e non capì perché la donna pronunciò quella parola. Quindi tornò sui suoi passi e la fissò dal basso all’alto. “Ane …cosa?” Un sorriso strambo, lo spavento sembrava essere passato in fretta. “Anemone” ripetè la vecchia, indicando il vaso in cui venivano conservati i fiori che prima avevano incuriosito la piccola. “Sei fragile come le sue corolle, hai bisogno d’amore e hai una grande speranza dentro” Beth rimase stupita da quella descrizione, chiedendosi come la donna fosse riuscita a capirla tanto bene in pochi istanti. “I fiori non mentono mai cara..” Continuò l’anziana.

Erano passate 28 lune dall’incontro al mercato e Beth era tornata ogni giorno a quel banco. La donna le aveva insegnato molte cose sui fiori e sul loro significato. Tutto era appuntato sul suo quadernino, dal quale ormai non si separava più. Questa cosa la intrigava e la divertiva allo stesso tempo, facendole sviluppare una curiosità ossessiva. Le piaceva dare soprannomi alle cose ed ora poteva abbinare le persona ai fiori. Aveva già abbinato ogni familiare ad uno di essi e loro la guardavano in maniera perplessa quando si dilungava in spiegazioni. Non amavano particolarmente che Beth fosse una sognatrice, che non volesse attivamente partecipare agli spettacoli e godere di quella vita che invece loro amavano. Per avere più tempo libero la ragazzina si era preso carico delle mansioni più umili, come la pulizia dei carri o nutrire le bestie. Non le interessava andare sul palco e dare sfoggio di strambe abilità. Lei preferiva stare nell’ombra e lasciarsi cullare dal suo mondo di fantasie. Nella trentesima luna il carro ripartì e Beth a malincuore dovette salutare la donna, con il taccuino ormai pieno di appunti.


L’ora dell’a n e m o n e

All’età di quindici anni Beth era bassetta e molto magra, non aveva sviluppato nessuna dote speciale se non quella di mentire: a se stessa e agli altri. La vita del circo la opprimeva sempre più ed era stanca di quei carri, di quella routine, del nomadismo. Era stanca di dare soprannomi usando fiori che non avrebbe mai potuto coltivare o addirittura vedere. Diceva bugie per scappare dai compiti che le venivano dati, per poi appollaiarsi in cima a qualche carro fissando il cielo ed il sole. A volte alzava il palmo della mano e cercava di toccare le nuvole: non le sembravano poi così lontane. Cercava di convincersi che prima o poi avrebbe dovuto iniziare ad esibirsi, ma continuava a rimandare inventando scuse.

Un giorno la madre la chiamò nel suo carro e Beth si appollaiò fra le sue gambe. I capelli biondi strusciavano a terra come una coperta, sempre arruffati, sempre in disordine. “Amore, hai quindici anni” Esordì la donna e il volto della figlia si coprì di tristezza, capendo già di cosa avrebbe dovuto discutere. “Non potrai pulire i carri per sempre…” Le prese il viso fra i palmi caldi e consunti. “Noi ti vogliamo bene e vorremmo che tu iniziassi a fare parte di questo mondo che ci permette di vivere. Un giorno questo circo sarà tuo.” Beth impallidì, annaspando in mille ansie che la tormentavano ormai da anni. “Mamma io..” Sospirò balbettando. “Io ci sto provando..” E mentì, come al solito. Non ci aveva mai provato, non gli aveva mai dato una reale possibilità. Si sentiva triste, sapeva di averli delusi. Così lasciò il carro in silenzio e raggiunse il suo. La notte fu fredda e lei non sognò. Quando si alzò rimase seduta sul letto per parecchi minuti, quindi prese il suo quadernetto. Ne strappò via una pagina e la pose sulla custodia. Scrisse poche parole nel mezzo: *addio. O forse arrivederci. – beth.* Quindi aprì l’armadio e recise uno dei fiori che conservava, un giacinto color porpora. Significava perdono.

Corse via, dopo aver lasciato il messaggio sul letto della madre e aver preso ciò a cui era affezionata: il taccuino e i suoi semi. Rubò un mantello che trovò appoggiato vicino alle gabbie, davvero troppo grande per lei, e ci si nascose dentro. Era inverno e la neve cadeva fitta, non sapeva dove andare. Andò al mercato e offrì delle monete ad un mercante, chiedendogli di essere condotta in un paese vicino. Egli disse che sarebbe andato a Barrington l’indomani e lei senza avere la più pallida idea di cosa fosse accettò.

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Fehrer
00martedì 15 dicembre 2015 17:00

Malbeth Dorian
Descrizione Fisica: Presente
Allineamento: Neutrale Puro
Terra di provenienza: Polonia [CENSIRSI NEL CLAN NORDICO]
Il pg possiede un taccuino [gli appunti non conterranno nozioni che sfocino nelle conoscenze naturali]


Skill da bg: Sotterfugio I

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