Maleena

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» Maleena
00domenica 23 agosto 2015 12:52
Vorrei fare una premessa, nel mio bg verranno fatti riferimenti ad eventi che riguardano anche un altro pg, ovviamente ciò è autorizzato dalla player che lo muove :) ringranzio anticipatamente chi lo prenderà in visione.

NOME COMPLETO: Maleena Helena Alianovna Kain
ANNI: 25
LUOGO DI PROVENIENZA: Russia
PESO: 56 Kg
ALTEZZA: 1.75
OCCHI: Blu
CAPELLI: Corvini con riflessi cobalto
ASPETTO: E’ una giovane donna alta e statuaria. Ha una pelle diafana in perfetto contrasto con il crine corvino dai riflessi blu cobalto lungo fino a metà schiena, grandi occhi color zaffiro ornano il suo volto severo e spigoloso. Le labbra sono sensuali e carnose, sempre dipinte con tinte cremisi.
LINGUE PARLATE: Russo
OGGETTI DA BG: Un vecchio diario
ALLINEAMENTO: Legale Malvagio

Karma: 801
Skill richiesta da bg: Sotterfugio lv1



» Le origini


Era alta come quasi tutte le nordiche e statuaria. Possedeva quel tipo di bellezza che infligge duri colpi all'autostima delle altre donne. La sua pelle bianca, marmorea creava un perfetto contrasto con il lungo crine corvino, che le accarezzava la schiena in un’onda delicata e le incorniciava il viso dai lineamenti duri e spigolosi. Aveva labbra carnose e sensuali sempre dipinte del color del sangue e occhi paragonabili a due enormi zaffiri. Essi impreziositi da folte ciglia nere, apparivano profondi, magnetici, ma allo stesso tempo gelidi e imperscrutabili come i ghiacci della madre Russia.
Il suo carattere era stato schivo e solitario fin dalla prima infanzia, cresciuta in un ambiente dove era stata costretta a crescere troppo in fretta, dove i giochi e gli svaghi dei fanciulli non avevano spazio. Il candore non poteva fiorire in quell'inferno dove non c’era spazio per l’innocenza. Non era una creatura qualunque. Era nata in quella casa di tolleranza, ripudiata dal suo stesso padre, forgiata nella sofferenza, temprata dal dolore.
Sua madre, un’ardente mediterranea, era giunta nella fredda Russia per seguire il suo grande amore, che l’aveva poi abbandonata con l’inganno, incapace di badare a se stessa, lontana dalla sua terra natia e impossibilitata a tornarci. E si sa, necessità fa virtù, dopo essersi arrangiata come sguattera era stata accolta da madame Tatianna, la maitresse del più rinomato bordello del principato e iniziata alla ‘nobile’ arte della seduzione. Non capì mai fino in fondo come facessero quelle gelide russe a compiere quel mestiere, rigide, ligie al dovere, non un’ombra di sentimento, non un’emozione nella loro vita, una vita dedita solo a soddisfare la passioni carnali. Non un amore a colorare la loro lunghe giornate. Ma lei era diversa, al suo interno batteva il focoso cuore del sud, la ricerca estenuante dell’amore aveva caratterizzato la sua intera esistenza, non aveva perso le speranze neanche dopo ciò che le era capitato, un’eterna sognatrice, ingenua, disillusa, se ne stava li a guardare fuori dalla finestra della sua stanza ad aspettare il principe che aveva immaginato leggendo romanzi cavallereschi durante la sua infanzia.
Il suo sogno parve realizzarsi quando si presentò alla loro porta il principe Kain, li in quel luogo di opulenza e perdizione, anche lui aveva ceduto alla tentazione di andare a vedere le famose ragazze di madame Tatianna le cui doti venivano decantate in tutto il regno. Il principe fra tutte scelse lei, quella donna dai lunghi capelli corvini, così lontana dai canoni di bellezza nordica. Le sembrava di vivere un idillio, egli le promise come il suo predecessore a suo tempo che l’avrebbe portata via da quel luogo, che le avrebbe assicurato un futuro migliore, che la amava. Quando rimase incinta capì di aver vissuto l’ennesima bugia, l’innocente che portava in grembo era figlio di un adulterio, uno svago dalla pedante vita di palazzo, questo era stata nulla più. Quando il principe scoprì la gravidanza le sue dolci parole d’amore si trasformarono in ingiurie e violenze. A nulla servirono le minacce, ella era ostinata a voler tenere quella creatura, e sottovalutò il fatto che un giorno quella figlia ‘bastarda’ avrebbe potuto far tremare l’equilibrio del regno. Al principe fece credere di aver abortito e lui scomparve così come era arrivato, continuò la sua esistenza con tranquillità, rimanendo all’oscuro del fatto che quella donna al suo interno covava la serpe che in un futuro non troppo lontano avrebbe posto fine alla sua ignobile vita.
La bambina venne alla luce fra grida e sangue il 20 di Beth del 1108, strappando così l’ultimo brandello di vita dagli occhi della genitrice, la neve fioccava copiosa in quell’inverno che sembrava essere il più gelido degli ultimi anni. In un drappo cremisi la avvolse madame Tatianna e la portò via da quella madre che quasi non riusciva a guardarla, quella creatura frutto di un inganno, venuta alla luce per ripicca e non per amore.



{ Dal Diario di Maleena }


Non ho ricordi dei miei primi anni di vita, come se fossi nata già adulta, vomitata in un mondo che non mi apparteneva. Non ricordo una carezza, una parola di conforto, un sorriso da parte di mia madre. Ricordo solo il suo sguardo vacuo, sempre rivolto verso la finestra della sua stanza, della sua prigione. Lo sguardo di una donna vuota, distrutta, il cui cuore fatto a brandelli sembra non batterle più in petto. Ricordo l’odio provato nei suoi confronti, ardente e irrazionale, ricordo il disprezzo che provavo per lei, una donna debole, che aveva pagato il prezzo del suo troppo sognare, che si era lasciata ingannare , sfruttare, usare come una bambola di pezza e che non aveva avuto la forza di reagire, di combattere di lottare per se stessa. Sembrava contare i giorni che la separassero dalla morte, li seduta immobile. Con il tempo ricordo che l’odio lasciò spazio alla pena e alla commiserazione, finii per ignorarla nonostante vivessimo sotto lo stesso tetto. Madame Tatianna fu la persona più simile a una figura genitoriale che abbia mai avuto, mi educò severamente lei stessa come fossi sangue del suo sangue. Una donna di una bellezza struggente e dotata di una vivace intelligenza, che era riuscita a crearsi un vasto impero di potere, fondato su segreti e intrighi che gelosamente custodiva all’interno del suo bordello, che poi utilizzava per raggiungere i suoi scopi. Una dominatrice nata, spregiudicata, senza nessuna pietà o compassione. Inseguiva solo un suo personale codice morale senza curarsi degli altri. Riusciva ad ottenere sempre ciò che voleva e a controllare persone e situazioni celata nell’ombra. Era una donna temuta e rispettata e per quanto la sua fama la precedesse, gli uomini continuavano a cadere nella sua tela, abilmente tessuta sulle loro debolezze. La loro stoltezza rappresentava la sua forza.
Il tempo tuttavia passava inesorabile anche per lei e essendone consapevole mi crebbe sperando che un giorno avrei preso il suo posto. Fui l’unico affetto della sua vita e lo stesso vale per me. Fu per me madre, sorella, amica, confidente e maestra di vita. A volte mi appariva quasi accecata dalla sua sete di potere e dominio, ma questa sua caratteristica, la rendeva per me affascinante. Indubbiamente dotata di un illimitato carisma diventò la mia figura di riferimento. Una donna forte, indipendente, completamente l’opposto di quello che era mia madre. Mi insegnò che davanti una bella donna e del buon vino gli uomini si lasciano scappare le più oscure confessioni, manipolarli era un’arte a cui mi iniziò sin dalla più tenera età. Ingannare con il tempo diventò il mio mestiere. Camaleontica, mutabile, fluida, virtuale mi trasformavo, mi difformavo, prendevo tutte le forme. Un giorno una viandante in cerca d’aiuto, un altro una nobildonna venuta da terre lontane, un altro ancora una commerciante di articoli rari. Ogni giorno impersonavo un diverso ruolo, per arrivare alle più disparate persone. Tessevo, senza scrupolo, una gran trama d’inganni, di finzioni, di menzogne, d’insidie, per raccogliere il maggior numero di prede. L’abitudine della falsità mi ottundeva la coscienza e mi rendeva impenetrabile, inafferrabile. Alla mia vera essenza aveva accesso solo lei, la donna che mi aveva cresciuta e plasmata a sua immagine e somiglianza.
E così passarono gli inverni e io come un fiore in mezzo ai ghiacci continuavo a sbocciare, forte come una vera nordica e fredda come i ghiacci della Russia che si rispecchiavano nei miei grandi occhi cerulei. Ricordo ancora il suo sguardo che mi accarezzava fiero. La mia rosa mi chiamava, bella e pericolosa allo stesso tempo. Ricordo quando la sera mi pettinava i lunghi capelli e mi narrava storie di quelle terre e degli uomini spregevoli che l’abitavano e che l’avevano abitata. Ricordo ogni minimo dettaglio di lei, l’avevo studiata attentamente, ne ricordo i gesti, le movenze, le mani affusolate adornate da preziosi anelli, il tono della voce mellifluo e seducente, ricordo il suo crine argenteo sempre raccolto in acconciature articolate, le sue lunghe vesti di tessuti pregiati, il suo andamento lento e regale, il suo sguardo austero e disarmante, Rivedo tutto questo allo specchio ogni mattina che mi sveglio poiché io sono la sua creatura e tutto ciò che ho e che so lo devo a lei e non mi darò pace finché non avrò vendicato la sua morte. E’ morta per proteggermi, per celare il segreto della mia identità al Principe. Avere come unica erede una figlia bastarda, nata da una storia con una meretrice avrebbe leso irreparabilmente al suo onore e alla corona. Eravamo solo in tre ad essere a conoscenza della storia, ed è lampante come mia madre abbia deciso di porre fine malamente alla sua vita rivelando il fatto. Forse un disperato tentativo di portare a termine la sua vendetta personale, forse solo il gesto di una folle. Non lo so e non mi interessa. è stata uccisa anche lei, tutte le ragazze nel bordello sono morte, e il principe Kain mi crede morta insieme a loro. Ma io sono ancora viva, il fato ha voluto che fossi lontana quel giorno, e adesso sono qui in questa bettola a progettare la mia vendetta. Sento la rabbia crescere cieca e irrazionale, il fuoco arde dentro di me, scalpita la bestia, la sua sete vuole essere saziata.


» La Chiave del Destino


Era una gelida giornata, di Fearn, l’astro diurno irradiava la pelle diafana della russa facendo risplendere i suoi lunghi capelli corvini nel bianco del paesaggio. Portava un cesto di rose rosse con sé, fiore raro e inusuale dato il clima, un pugnale era celato al suo interno; camminava lenta e fiera, la lunga cappa di velluto scivolava sulla neve donandole un aria regale. Sul volto una maschera di gelida apatia nascondeva le sue più violente pulsioni. Il giorno tanto atteso era giunto. Il giorno della sua vendetta. La reggia di ghiaccio, soprannominata così poiché considerato un luogo senza amore, si stagliò imponente e monumentale davanti i suoi preziosi zaffiri, il suo sguardo guizzava irrequieto in mille direzioni. Il Principe la attendeva, credendola un dono carnale, non sospettava minimamente l’arrivo della serpe che avrebbe posto fine alla sua vita. L’ultimo atto della sua recita si stava per compiere. Aveva impiegato settimane ad architettare un piano per infiltrarsi al palazzo, una vecchia conoscenza di madame Tatianna forniva donne e divertimento al sovrano e ai suoi uomini, Si reco da ella fingendosi disposta a lavorare per lei solo per arrivare a quel maledetto uomo. Niente di più semplice per la multiforme Russa. Abile trasformista, cresciuta lei stessa in un bordello ed educata all’arte della menzogna da Tatianna, sapeva bene come comportarsi e come sedurre meglio di chiunque altra. L’avida madame Dionisiya fu ben lieta di aggiungere un tale cavallo di razza alla sua scuderia.
Fu accolta a corte con grande garbo, perquisita e scortata fino alla stanza dove si trovava il principe, le guardie la lasciarono sulla porta e si allontanarono di qualche metro per lasciare loro intimità. Bussò tre volte Maleena, poi entrò nella stanza e a passo sicuro si stagliò dinnanzi al principe Kain. Finalmente aveva di fronte il mostro che aveva distrutto e reso impossibile la sua vita. Una vita passata a nascondersi, una vita segnata dall’odio e dal sangue. Mentre l’uomo pareva quasi ipnotizzato dalla sua figura con voce sicura si annunciò:

-Il mio nome è Maleena Helena Alianovna, sono qui per fare giustizia. E si sa! Giustizia e vendetta non sono poi così diverse- Prima che il principe, rimasto interdetto dalle sue parole potesse replicare, con uno scatto fulmineo estrasse il pugnale dalla cesta, lasciandola cadere a terra e lo pugnalò dritto al cuore. Il sovrano si accasciò in un lago di sangue e petali sotto lo sguardo truce della Russa, un sorriso soddisfatto apparve sul suo volto, accompagnato da una risata malvagia.
-Chi diavolo sei?- furono le sue ultime biascicate parole prima della morte
-Sono il tuo incubo peggiore.- rispose la russa fulminandolo con i suoi occhi glaciali prima di estrarre il pugnale con un colpo secco.

Lo pulì con i lembi della tovaglia, lo infilò nello stivale, si tirò su il cappuccio e si preparò alla fuga, lontana dal quei ghiacci, lontana dalla sofferenza. Aprì furtiva la porta guardandosi intorno alla ricerca delle guardie, inaspettatamente le trovò riverse al suolo con la gola tagliata. Esterrefatta era pronta ad andare quando ad un tratto una scorse una signora nel corridoio. I loro sguardi si incrociarono per un istante che parve interminabile. Guardò attraverso i suoi occhi stanchi segnati da profonde rughe che le facevano dimostrare più anni di quelli che aveva in realtà e capì immediatamente che era stata lei ad uccidere le guardie.. Ma perché ?

-..Nadine? Nadine! sei tornata, è un miracolo! Ho pregato tutti questi anni per te. Il mio unico desiderio prima di morire era sapere che stavi bene- si avvicinò correndo alla russa, le si butto in ginocchio ai piedi e lacrimando copiosamente le prese la mano
-Dio ti ringrazio!- continuava a ripetere.
-Mi dispiace deluderla, ma il mio nome non è Nadine- disse brusca, scoprendosi il capo e liberando il folto crine corvino. La vecchia donna sollevò il capo attonita, continuando a guardarla negli occhi.
-Ho fretta devo andare- tuonò liberandosi dalla sua stretta.
-Ti prego aspetta! So cosa hai fatto. Dimmi solo chi sei e perché hai ucciso il principe, in cambio io ti aiuterò a scappare dal palazzo. - continuava a supplicare la donna. Maleena decise di accontentarla non per pietà ma per puro e sfrenato egoismo, mascherato da un briciolo di riconoscenza per averle evitato la seccatura di uccidere lei stessa le guardie .
-Il mio nome è Maleena, il principe Kain era mio padre.-
-Non credo ai miei occhi, ecco perché assomigli così tanto a Nadine! Il mio nome è Aleksandra. Ci sono cose che devi sapere allora, seguimi svelta, non abbiamo molto tempo. -
La trascinò per mano nella sua stanza, dove si mise a cercare freneticamente in un cassetto. Estrasse un vecchio diario e una chiave e li porse alla Russa
-Ecco tieni. devi sapere che un tempo il principe aveva un’altra figlia a cui ha causato molto dolore. La sua storia è raccontata in questo diario, voi due siete legate da qualcosa di più del sangue. Siete legate da un nefasto destino. Troverai tutte le risposte che cerchi in queste pagine. E se vorrai cercarla, e se mai la troverai dille che vendetta è stata fatta, porta pace al suo povero cuore. E dille anche che sono ancora viva e che l’importante per me è che lei sia felice. Se lo merita e te lo meriti anche te. Non so a quali sofferenze sei stata sottoposta, ma rivedo nei tuoi occhi lo stesso dolore che vedevo in quelli di Nadine.
Quando uscirai da questa porta gira subito a destra nel piccolo corridoio, apri la porticina con questa chiave, troverai delle scale che portano direttamente all’esterno del palazzo. E’ un passaggio usato dalla servitù, potrai andare via inosservata. Buona fortuna Maleena! Ora va, fuggi ! e non guardarti più indietro.
-

Appena fuori da quella prigione cominciò a correre, l’aria gelata le riempiva i polmoni fino a farli bruciare, i capelli fluttuavano nel vento, correva finalmente libera, selvaggia. Cercava di svuotare la mente la Russa, satura dagli ultimi avvenimenti. Una miriade di pensieri si rincorrevano vorticosamente nella sua testa: emozioni, sensazioni mai provate prima. Teneva il diario di Aleksandra stretto fra le mani. In quelle preziose pagine era scritta la sua destinazione futura: avrebbe raggiunto Avalon e trovato sua sorella. Ormai il suo destino era deciso.


Fehrer
00giovedì 3 settembre 2015 09:49

Maleena Helena Alianovna Kain
Descrizione Fisica: Presente
Allineamento: Legale Malvagio
Karma: 801
Terra di provenienza: Russia [CENSIRSI NEL CLAN NORDICO]
Lingue conosciute: Russo

Skill da bg: Sotterfugio I

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