Nadine

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Nadine.
00venerdì 31 ottobre 2014 11:40
Nadine Marja Sulè

Allineamento: Caotico neutrale
Luogo di nascita: Tolone, Provenza
Età: 22 anni
Altezza: 163 cm
Occhi: Neri
Capelli: Castano scuro
Descrizione fisica: porta i segni dei lunghi anni di vagabondaggi; molto magra, nonostante abbia ripreso peso, occhiaie scure e profonde risaltano sulla pelle olivastra, ancora molto pallida. I capelli sono tagliati corti, tanto che diverse volte è stata scambiata per un ragazzino, anche grazie alle forme svuotate dalla fame. Il volto è ancora molto spigoloso, ma impreziosito da occhi scuri e – questi si – ribollenti di vita.
Lingue parlate: francese e spagnolo, sebbene abbia perso familiarità con quest'ultimo
Oggetti con sé: -


Beth, 1108 – Tolone, Provenza
C'era una volta una splendida principessa....
sarebbe bello che tutte le storie iniziassero così, non trovate? Invece questa storia, la storia di Nadine la Ladra, la Veggente, la Zigana, ha un inizio molto più banale.

C'è una donna che urla, come in tutte le nascite che si rispettino. C'è il sangue, il sudore, le lacrime e un corpo che si tende fino allo stremo nel tentativo di regalare al mondo, infine, questa creatura. Ma a far da sfondo non c'è un castello, né stuoli di servitori pronti ad esaudire ogni richiesta: intorno c'è la povertà d'un carro coperto, c'è un fuoco debole in un braciere, e due o tre donne accigliate, armate di panni stinti e un coltellaccio lungo una spanna, pronte a separare per sempre madre e figlio. La più vecchia ha gli occhi fissi sul volto deformato dal dolore della puerpera, pungenti come spilli e colmi d'autorità:
“Fallo nascere, ora. Spingi! Fa' che tuo figlio veda la luce!”
E la donna ubbidisce. Le mani stringono con disperazione la coperta che copre il pagliericcio su cui giace, mentre il tanto atteso frutto del grembo scivola via dal suo rifugio sicuro.
“E' una bambina... “ mormora la vecchia, pronta nel raccogliere il corpicino raggrinzito e sporco di sangue in un telo. “Si chiamerà Nadine, come sua madre.” Le soffia leggera nel naso minuscolo, e la piccola piange: un urlo energico e colmo di rancore, in cui si riversa tutto il suo risentimento per esser stata gettata in questo mondo pieno di correnti gelide.
La vecchia la tiene con fermezza fra le braccia mentre esce dal carro nel freddo della notte invernale, la figura appesantita dagli anni immediatamente agganciata dagli sguardi trepidanti degli uomini. Sorride d'un sorriso sdentato ad uno di loro, un giovane sulla trentina con gli occhi ed i capelli di pece.
“Tua figlia, Hego: Nadine Sulè.”
“Nadine Marja Sulè, madre. È giusto che ricordi chi ha contribuito a farla venire al mondo.” la corregge l'uomo, la voce roca resa appena tremante dalla visione della primogenita.
Sul volto coriaceo della donna si dipinge un'espressione soddisfatta: “Sta bene. Benvenuta, Nadine Marja Sulè, benvenuta.”

E' così che è iniziata la storia di questa piccola zingara: un inizio banale, comune, come i primi anni che attraversa. È svelta, impara presto a parlare e a camminare, ed in breve la si vede sgambettare da un carrozzone all'altro, reggendosi alle gonne della madre o della prima donna di passaggio. La raggiungono, con gli anni, tre fratelli, ad accrescere le fila della torma di bambini che compongono il grosso della famiglia di nomadi: una decina di adulti, e quindici mocciosetti sempre pronti a combinare disastri, almeno fino al raggiungimento d'un'età che permetta loro di contribuire al sostentamento della comunità. Il lavoro non è molto, vivono d'elemosina e dei proventi dei piccoli spettacoli che riescono a mettere in piedi, per quanto non siano mai molto affollati... oltre che di qualche furtarello. Il grosso delle entrate viene da Marja, la capofamiglia: la sua fama di veggente e cartomante è nota in tutta la Francia meridionale. La piccola Nadine ne è affascinata, e dopo una buona dose d'improperi da parte della vecchia per averla trovata di nuovo a gironzolare e ficcare il naso nel suo carro, puntualmente viene ricacciata all'esterno, rispedita dalla madre.
“Ma io voglio imparare!”
“Sei troppo piccola, ragazzina! Non potrai avvicinarti alle carte ed ai misteri finché non sarai donna, e non c'è modo in cui potrai farmi cambiare idea, quindi mettiti l'anima in pace e gira a largo da queste faccende.”

E la bambina se ne va sbattendo i piedi e mettendo il muso per giorni, almeno finché il padre non la consola con un dolcetto, o un gingillo fatto con le sue mani.
“Perché, padre, non posso imparare?”
“Imparerai, bambina, ma non ora. Marja ha ragione, se troppo piccola per affrontare i misteri di quel mondo... ci sono cose che non sei ancora pronta ad fronteggiare. Devi imparare a camminare, prima di poter correre: dimostra d'essere in grado d'occuparti delle piccole cose di tutti i giorni, e pian piano vedrai che ti verranno aperte anche quelle porte.”

La ragazzina lo prende in parola: s'abitua a camminare, prima di correre. Inizia a contribuire al sostentamento della famiglia, imparando ad avvicinarsi di soppiatto alle scarselle dei pasciuti signori al mercato, sottraendo qui due, lì cinque monete, di tanto in tanto l'intera borsa. È rapida, ma soprattutto abbastanza minuta da sguisciare fra la folla prima ancora che il malcapitato di turno s'accorga del furto. Si spostano spesso, di villaggio in villaggio, e con l'esercizio si fa sempre più audace nell'allungare le dita verso la cintola dove il sacchetto tintinnante è assicurato, sempre più impudente. Finché un giorno non avviene ciò che sempre, nella carriera di un ladruncolo di strada, avviene: la scoprono.
Sono in una cittadina alla base dei Pirenei, ormai da diverse settimane: il tempo di prepararsi ad affrontare la traversata di quei monti alti e minacciosi che incombono sulla piccola Nadine. Ha 14 anni, ma ne dimostra molti di meno: non di rado, la scambiano per la minore dei suoi fratelli. Eppure ha negli occhi una luce scaltra e determinata, che non lascia adito a dubbi: per quanto l'apparenza possa ingannare, in quei pozzi scuri c'è la totale consapevolezza delle proprie capacità. Sono in questo paesotto, dunque, al mercato: Nadine e gli altri ragazzini si spargono fra la folla, confondendosi fra di essa.
“Quanto viene quel pollo?”
“35 monete, ragazzina, 35 monete per uno dei migliori polli di Francia! Non ne troverai mica di così appetitosi, oltre le montagne, da' retta a me!”

E' la parte più facile, quella che le viene naturale, confondere le acque, fingersi acquirente mentre si sporge col busto verso il venditore; ma, nascosta dal mantello sdrucito che indossa, la mano già s'allunga verso la scarsella ben nutrita della donna che ha accanto, anche lei impegnata nella contrattazione. Pochi secondi, e sarà fatta: basta che sciolga i lacci che la tengono al suo posto e la prenda con la mano coperta dalla stoffa, girando subito dopo il polso. L'ha fatto tante volte, nessuno se ne accorge mai.
“35? Neppure cagasse uova d'oro grosse quanto il mio pugno te lo pagherei così tanto, amico mio... te ne posso dare 15, non di più” continua, sul volto un sorriso angelico ed al contempo terribilmente deciso. Ci siamo quasi, il laccio è praticamente sciolto...
“Giù le mani, ragazzina!” l'urlo sovrasta il caos del mercato, e Nadine obbedisce ancora prima di vedere il volto di chi la richiama, anche se certo non per rispetto della legge. Le dita non hanno ancora abbandonato la scarsella che già le gambe si muovono per proprio conto, veloci come quelle d'una cerva, mentre svicola fra la gente. Una fuga disperata, per la sopravvivenza: nessuno ama i ladri, e la pena per il furto sono le frustate, tante quant'è il valore del furto stesso. Corre con tutta la forza che ha in corpo verso la palizzata esterna del paese, sotto cui sono momentaneamente accampati: come una freccia attraversa le porte che la separano dalla famiglia, dall'abbraccio rassicurante del padre.
Ma non è il padre che incontra: c'è Marja, impegnata a rimestare nella pentola posta sul piccolo fuoco al centro del campo.
“Marja! Mi hanno vista, mi hanno..” la vede caricare lo schiaffo, fa per coprire il viso ma nessun colpo la raggiunge. Quando trova il coraggio per sbirciare fra le dita, la vede trattenere la rabbia a stento, e gli occhi mandano scintille.
“Avverti gli altri. Partiamo subito. Sbrigati, stupida ragazzina” sibila con furia, voltandosi ed iniziando a raccogliere tutto quello che di loro è in quello spazio. Nadine esegue, corre fra i carri, sparge la voce, ed in breve sono pronti a partire, carichi e spaventati dalla traversata che li aspetta. Sarà lunga, e non hanno hanno fatto in tempo a preparare tutte le provviste necessarie: ma se resteranno, nessuno potrà prevedere la reazione dei paesani. Non sarebbero i primi zigani a finire in gattabuia, o peggio, bruciati con tutti i loro averi. Devono andare via.

1124 – Larida, Catalogna

“Ehi, ragazzo! Sì, testarossa, dico a te... ti andrebbe di conoscere il futuro? 10 monete, e ti dico anche quanti capelli ti resteranno sulla testa, parola mia” non ha perso la parlantina, Nadine, né l'abilità di confondere i clienti. L'unica differenza è che ora non ruba più direttamente dalle borse degli sfortunati di turno – anche perché ciò che gli anni le hanno dato in parlantina le hanno tolto in agilità – ma ha nuove armi dalla sua: in primo luogo le carte, e poi una generale aria maliziosa che puntualmente porta i clienti, specie se uomini, a sedersi innanzi a lei, pronti ad affrontare il proprio avvenire. Come se effettivamente quella giovane donna – quanti anni potrà avere? 16? 17 al massimo – potesse schiudere dinanzi ai loro occhi le porte altrimenti serrate del Destino. Li fa accomodare, guardandoli da sotto le lunghe ciglia scure, buttando là un complimento o due... poco importa se si tratta di un macellaio dalla faccia rubizza o d'un segaligno contadino, trova sempre una parola per affascinarli, senza farsi problemi a mentire spudoratamente.
“Dimmi, vuoi che ti legga mano o le carte?”
Il giovane porge la destra, segnata da calli e cicatrici.
“No, no, tesoro, la sinistra. È quella la mano del futuro” lo corregge con finta dolcezza, prendendola fra le proprie, morbide e affusolate.
“Vediamo un po'...” è questo il momento più complesso: non è ancora brava come Marja, non è capace di cogliere fino in fondo le mille sfumature che può rivelare l'aspetto d'un cliente, spie innegabili della sua vita e della sua personalità. Tuttavia socchiude gli occhi, lasciando scorrere le dita sulle pieghe di quella mano, leggere , come se stesse leggendo un libro estremamente prezioso.
“Qualunque cosa ti preoccupi in questo momento, abbandonane il pensiero: avrai ciò che vuoi, non dubitarne. E quell'asino” punta il dito verso l'equino che placidamente attende, ancora attaccato al carretto del padrone, ignorando lo sguardo sorpreso dell'uomo “vendilo alla prossima fiera. S'azzopperà fra meno di un anno, e dovrai abbatterlo. Per il prezzo... non meno di 150 monete, direi, vedi di non farti fregare” strizza l'occhio con aria complice. Per quanto ancora stia affinando le proprie abilità, è brava a mentire, a incuriosire i clienti con frasi tanto generiche da risultare sempre veritiere. È così facile imbrogliare chi vuole essere imbrogliato, incantarli con una promessa confortante, stupirli con una predizione precisa ma lontano nel tempo.
“Questo invece...” avvicina la mano al viso, gli occhi che scrutano assiduamente il palmo segnato “questo non mi piace.” Alza il volto serissimo verso il povero giovane, ora chiaramente agitato.
“Cosa? Cosa hai visto?”
“Ho visto una donna nella tua vita.... il che è un peccato, visto il tuo bel faccino. Speravo di poterti rivedere”
confida con un sorriso che riesce al contempo ad essere timido e provocante. Il giovane ride, arrossisce anche un poco, ritira la mano portandola alla sacca dove tiene le monete.

Ore dopo, torna all'accampamento soddisfatta della giornata di lavoro: è sempre una gioia avere la possibilità di sbattere in faccia a Marja i propri successi, specie ora che s'è fatta tanto vecchia da racimolare più con l'elemosina che con la chiromanzia. Lascia cadere sul pianale di legno il borsello con il denaro, un sorrisetto maligno in volto.
“Com'è andata?” domanda con aria fintamente innocente.
“Taci, mocciosa.” la risposta rabbiosa della donna non fa altro che farla gongolare ancora di più, ma si volta per nasconderlo: non sarebbe la prima volta che prende schiaffi da quella vecchia strega per la propria impudenza. Piuttosto, s'allontana per andare a posare un bacio sul capo sempre più grigio dei genitori e dare un buffetto affettuoso ai fratelli. Non sanno della sua seconda attività, quella più redditizia, e ha tutte le intenzioni di continuare a tenerla nascosta: sarebbe un disonore troppo grande, per loro, avere una figlia non ancora maritata eppure già da tempo priva della propria virtù. Sarà un problema quando si prospetterà il matrimonio, ma per allora avrà trovato una soluzione. Non è certo la prima a non arrivare vergine alla prima notte di nozze, riuscirà ad ingannare il proprio sposo... la cosa non la preoccupa più di tanto. Sorride, felice di vederli sereni, pensando che nulla potrà mai portarla a confessare ciò che ha fatto e che continuerà a fare senza alcun rimorso. È un modo come un altro per portare a casa la pagnotta, in fin dei conti, e ben più redditizio delle sempre minori letture che riesce a portare a termine. Serve a tutti loro.

“Cosa pensavi di fare,eh? Credevi che ci avresti aiutati? Sei una stupida, Nadine! Ti sei svenduta, hai disonorato te stessa e tutta la famiglia! Chi credi vorrà mai sposarti, ora, chi? Chi credi vorrà mai sposare una qualunque delle tue sorelle!?” Le parole la colpiscono come una stilettata al cuore. Non sa come l'abbiano scoperto, non riesce ad immaginarlo, eppure ora è lì, a fronteggiare la più terribile delle calamità che si potesse abbattere sul loro piccolo clan: una lite. Perché la loro forza, da sempre, è stata lo stringersi l'un l'altro dinanzi alle mille problematiche che si sono rovesciate addosso, serrando i rapporti fino a divenire quasi un'unica entità. Come una famiglia possono affrontare tutto quello che singolarmente li abbatterebbe: l'isolamento, l'odio spregiudicato, la fame ed il freddo e la malattia. Ma un evento del genere rischia di minare le fondamenta stesse del clan.
Nadine non parla: è immobile a fronteggiare la furia degli uomini e le donne che l'hanno cresciuta, e che ha così grandemente deluso. Non si difende: sa che la responsabilità è sua e sua soltanto, e ne accetta le conseguenze. Non ha intenzione di scavare ulteriormente la piaga che s'è aperta fra i suoi. Urlano, puntano il dito, minacciano: tacciono solo quando Marja s'alza in piedi, gonfia della sua autorità di capofamiglia.
“Te ne devi andare, Nadine. Prima che si sappia cosa hai fatto, che si sparga la voce fra gli altri clan. Diremo che sei scappata, e il disonore ricadrà su di te che ci hai abbandonato e tradito. Nessun altro pagherà per i tuoi errori.”
Cosa potrebbe fare, Nadine? Nulla, se non obbedire, per l'ultima volta nella vita, all'ordine della vecchia, nei cui occhi non riesce a non vedere una punta di soddisfazione: finalmente, la piantagrane si leverà dai piedi, e tutto tornerà alla normalità. Nessuno metterà più in dubbio la sua autorità, ora che è tornata padrona del clan. Così come deve essere.


1129 – Caen, Normandia

“Signore! Signore, volete che vi legga la mano? Sono brava, sapete, nella mia famiglia abbiamo tutte la Vista, posso dirvi con esattezza quando verrà il vostro ultimo giorno!”
L'uomo la guarda con schifo, quasi con astio: è difficile adescare clienti quando ogni cosa nel suo aspetto urla a gran voce la terribile fame che l'attanaglia. È chiaro come abbia visto tempi migliori: occhiaie scure ne cerchiano gli occhi spenti, la pelle malsanamente pallida è tesa sul volto in cui le ossa sono divenute terribilmente evidenti, i capelli sono stoppa intrisa dello stesso lerciume che le lorda gli abiti malmessi. È l'ombra di ciò che era, uno scheletro malnutrito e miserabile.
“Possiedo la Vista!” è un grido disperato quello che si alza dalle labbra screpolate, un patetico tentativo di attirare l'attenzione di chiunque, fra le poche persone che attraversano il vicolo in cui giace. “Posso parlare con gli Spiriti!” mente credendoci davvero: la fame la porta ad avere allucinazioni tali da farle davvero pensare di essere in grado di convocare le anime. È solo la disperazione a tenerla ancora in piedi, un capriccio caparbio che la porta a non accettare la fine. “Possiedo la Vista...”

Si sveglia molte ore più tardi, e la prima cosa che i suoi occhi stanchi percepiscono è la presenza di muri di pietra molto, troppo vicino a lei. Una celletta di poco più di 4 metri quadri l'accoglie, con uno spiraglio lungo e sottile da cui entra la fredda luce dell'alba. Non capisce, e meno capisce più si fa strada il panico: striscia via dal pagliericcio verso la porta di legno che la separa da qualunque cosa vi sia lì fuori. Busserebbe, ma le mancano le forze: si limita a farvi cadere il pugno con tutta la pesantezza di cui è capace. Grida, anche, o almeno ci prova: solo rauchi suoni che ben poco hanno di umano ne lasciano la gola riarsa. Poi, di nuovo, il buio.

Ora c'è qualcuno: lo vede in controluce, non ne distingue il volto, ma qualcuno c'è. Vorrebbe muoversi, parlare, chiedere spiegazioni, ma il corpo non le appartiene più: abbandonato in terra, o forse qualcosa lo sostiene... la sensazione seguente è inconfondibile, il sapore grasso del latte appena munto strappa un canto di gioia al suo cuore rattrappito ed al suo stomaco desolatamente vuoto. S'aggrappa a quel tepore dolce che le scende lungo la gola, bevendo voracemente. Al termine, riesce ad aprire gli occhi: ci vuole un po' perché riesca a mettere a fuoco, perché riconosca in quel volto avvolto in un panno scuro lineamenti severi, distesi tuttavia in un lieve sorriso. Una monaca, una suora dell'età di sua madre, pressapoco. Che ci fa con una religiosa?
“Va tutto bene, figlia mia, non t'agitare. Sei stata portata qui due giorni fa, stavi morendo di fame... è l'Abbazia delle Donne, questa, e io sono sorella Antonia. Ricordi il tuo nome, bambina?”
“N..adine”
articola malamente, il cervello che ancora fatica a rimettersi in moto.
“Molto bene, Nadine, sta' tranquilla. D'ora in avanti ci occuperemo noi di te.”

Ed è così che accade, difatti: le pie monache dell'Abbazia la rimettono in sesto, nutrendone la carne e lo spirito con le interminabili preghiere a cui è costretta a partecipare. Novene e rosari diventano suoi inseparabili ed insopportabili compagni. Le tagliano i capelli pieni di pulci e pidocchi, ridanno al suo corpo un aspetto umano, liberandola dall'aria di uccelletto tutt'ossa, e lei è loro grata per questo. Ma quanto, quanto le sta stretto il convento... è una gabbia di pietra, una prigione da cui, dopo qualche mese, le viene il dubbio che non riuscirà mai ad evadere. E per questo scalpita, qualcosa dentro al petto graffia e urla e preme per uscire, per sfondarle il torace e urlare a quelle buone donne di lasciarla andare, di concederle di nuovo il cielo. Eppure non è così che vanno le cose: Nadine ubbidisce, è buona, Nadine prega assieme alle monache, è un bravo canarino ammaestrato... ma, come ha detto qualcuno, gli zingari non vivono bene fra mura di pietra.
Impazzirò, impazzirò qua dentro. Fatemi uscire da qui, prima che ammattisca del tutto e mi getti dalla torre campanaria. Impazzirò!
Ma non c'è nessuno a salvarla, nessuno a portarla via dal convento, e quindi Nadine si salva da sola. Le basta, dopo aver rubato un paio di calzoni ed una mantella sdrucita, confondersi con gli operai che stanno terminando l'ultima sezione dell'Abbazia, quando questi lasciano il gigantesco edificio in pietra per tornare alle proprie case. Solo che lei non ce l'ha una casa. Non ha un posto dove andare, né una meta da raggiungere. E allora? Le ci vogliono settimane per decidersi: s'imbarca alla volta della Gran Bretagna, vendendosi nuovamente per pagarsi il viaggio. Non ci vuole molto perché la raggiungano le voci su Avalon, la mitica Isola delle Mele: un buon posto per ricominciare, si dice.





Avevo preso in considerazione le skill Diplomazia e Sotterfugio, ma sono indecisa, quindi mi rimetto al vostro esimio giudizio [SM=g7576]

Attendo consigli e correzioni!
Fehrer
00venerdì 31 ottobre 2014 14:31
Il BG andrebbe bene: è stata una lettura piacevole.
A questo punto devi esprimere una preferenza, sebbene, più che a favore di diplomazia, il dubbio ricada decisamente su furtività, che mi piace più di sotterfugio per come hai a tratti articolato la storia. Insomma, ho immaginato Nadine come l'Arya Stark della situazione!
Nadine.
00domenica 2 novembre 2014 21:36
In realtà, almeno per ora, contavo di puntare più sulla sua capacità di mentire, collegata all'attività di "veggente", piuttosto che sulle abilità di ladra (che con gli anni ha abbandonato)... anche se l'idea di farne una novella Arya Stark mi piace non poco, quindi è facile che ricaschi in un brutto giro di quel tipo [SM=g7576]

Anzomma, richiederei il I livello di Sotterfugio... e grazie in anticipo!
Fehrer
00martedì 4 novembre 2014 15:28
BG APPROVATO
DESCRIZIONE FISICA: PRESENTE
TERRE DI PROVENIENZA: PRESENTI [PROVENZA | FRANCIA] | CENSIRSI NEL CLAN MEDITERRANEO
IL PG CONOSCE [SCRITTO E PARLATO] LA LINGUA FRANCESE
ALLINEAMENTO: CAOTICO NEUTRALE
SKILL SOTTERFUGIO APPROVATA


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