RUARIDH [PG GIUNTO A MORTE ULTIMA]

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- Ithilbor -
00mercoledì 5 dicembre 2012 12:21
Maestro

Ruaridh Mc Nell

Sangue: Maestro
Doni del Sangue predominanti: Fisici
Morto la notte del 6 di Ruis, 1130 D.C.
Figlio del Sangue di Ithilbor, Sposa Assassina, Luna Rossa dei Moth
Skill comuni: Ambidestria I
Skill di razza: Dominio (2), Veggenza (2), Tenebra (2), Vigore (3), Celerità (3), Istinto (3)


Mutaforma di Istinto liv.III:
Forma di combattimento: Vipera. IMMAGINE
Forma di fuga: Gheppio Europeo. IMMAGINE

NOTA: Il pg è mancino

***


Allineamento: Caotico Neutrale
Terra di origine: Scozia
Occhi : Azzurri
Capelli : Castano scuri
Peso : 95 kg
Altezza : 185 cm

Indossa vestiti da viaggio di nobile fattura, ma usurati dal tempo e dalle battaglie. Porta una barbetta abbastanza evidente che copre i lineamenti mezzi scozzesi e mezzi spagnoli. I capelli sono acconciati con un taglio particolare facendo risaltare le tonalità calde del castano scuro.


***

BACKGROUND

Sono nato nella casata nobile Mc Nell, temuta e rispettata dalle Highlands alle Uplands: privilegio svanito come fumo al vento.
Il mio nome è Ruaridh Mc Nell, figlio di Wilhelm, secondogenito della casata e unico figlio ancora in vita. Etichetta, onore e casata...sono stati gli imperativi e le uniche parole che ho sentito ripetermi fin da bambino. Odiato da mio padre, ero colpevole di troppo amore materno: viziato dalla dama tra le mura di casa, venivo continuamente punito con duri addestramenti dall'età di sei anni. Quando mio padre non mi dedicava troppe attenzioni, mio fratello era sempre ben felice di prenderne il posto , forte di dieci anni e un metro di differenza venivo spezzato ogni pomeriggio fino al tramonto. Ero mancino e usavo la mano del diavolo.. da quello che dicevano, inutili le punizioni e le frustate...ma ricordo ancora il calcio del mio fratellino William che mi spezzò la mano sinistra: ci vollero sei mesi per riprendere a maneggiare una spada con in guardia sinistra e per questo fui preparato a difendermi con la destra. All’inizio non fu semplice nemmeno mangiare o sollevare un boccale con la mano destra, non solo la mano non riconosceva il peso preciso degli oggetti, ma neppure il corpo si muoveva agilmente nella nuova posizione di combattimento. Col passare delle settimane, quasi d’istinto ripresi la stessa scioltezza nei movimenti, una grazia indotta anche da alcuni esercizi mirati e praticati per molte ore al giorno. Quando la mano sinistra guarì completamente , mi resi conto che ero in grado di combattere, con quasi egual perizia, usando entrambe le mani . Poco dopo abbandonai il combattimento con lo scudo per passare a quello con due armi, una tecnica sconosciuta a quelli del mio clan, da allora cominciai a dipingere scie d'acciaio per la gioia di mio padre che finalmente mi aveva piegato e forgiato come un ferro tenero. Continuai il mio addestramento, per anni con un maestro d'arme del nord ingaggiato personalmente da mio padre mentre lui e mio fratello erano in guerra a dividersi gli onori. Il maestro era un esperto della doppia lama e mi resi conto che la sua tecnica si basava sulla reazione del proprio corpo in ogni tipo di guardia, per molte settimane mi fece legare il braccio sinistro alla cintura mentre combattevamo, mi fece rafforzare le dita e sentire le vibrazioni dell’acciaio sulla mano debole. Non vi era nessun oscuro segreto in quella danzadi lame, non vi erano arcani da svelare, le spade diventarono un prolungamento delle mie braccia. Quando fui pronto, il maestro tornò al nord regalandomi una vecchia spada. Dopo qualche tempo, mia madre, figlia di Spagna, si spense durante un lungo inverno che avrebbe lasciato il ghiaccio sulla soglia della mia casa per anni. Mio padre impazzì per il dolore del lutto , nemmeno la vicinanza di suo fratello e di mio cugino Adham riuscirono a lenire quelle ferite. All'età di 17 anni durante una battuta di caccia fummo attaccati da un gruppo male armato, ma molto numeroso di contadini affamati, mio fratello William fu disarcionato e ucciso, io riuscì a scappare dal massacro..forse fu quello l'inizio della fine.
Mio padre mi accusò della morte di mio fratello, furono mesi difficili, la pazzia l’aveva reso più violento, più sadico e crudele. Durante i funerali di William, quel vecchio bastardo mi accoltellò ad una spalla con l’intenzione di gettarmi sulle braci che stavano consumando ciò che restava del figlio prediletto. Lì feci la mia scelta..o uccidere mio padre o abbandonare la mia casa.
Ho vissuto molti giorni di pioggia, taglienti e freddi come frecce, scagliate da dei troppo pietosi per uccidermi e troppo malvagi per smettere di farmi sanguinare, lontano da casa vagai verso sud, pochi soldi in tasca, una vecchia spada e un nome pesante sulle spalle. Quando mi ritrovai nei pressi di Londra mi raggiunse un messo di mio cugino, si stava muovendo verso Berrington e mi promise di trovarmi un ruolo degno del mio lignaggio. Non diedi subito peso alle sue parole, per molti mesi continuai a vagare da un posto all’altro…aspettando con pazienza il giorno in cui la vita avrebbe abbandonato il corpo stanco di mio padre. Incontrai un capitano di una compagnia di ventura che prestava servizio presso un duca del nord, mi unii a loro battagliando al loro fianco...ma non era quello il mio posto, sebbene la guerra fosse una causa gradita, lasciai la compagnia decidendo di raggiungere mio cugino Adham per potermi ritagliare nuovamente un pezzo di destino che mi fu sottratto.
Durante il viaggio verso sud, nei pressi del villaggio di Iltimborg, fui attaccato da un mezzelfo, uno dell’avanguardia che si preparava ad assaltare una cittadella nemica. Combattemmo a lungo…troppo a lungo per non sfiancarci entrambi, quel bastardo aveva un’innata agilità che non avrei raggiunto nemmeno tra mille anni ma la sua tecnica era del tutto discutibile. Tra schivate, affondi e cozzare di lame imparammo a rispettarci colpo dopo colpo fino a quando, stremati e doloranti convenimmo per una tregua. Condividemmo lo stesso fuoco quella notte e parlammo a lungo…ma fui così folle da accettare la fiaschetta dalla quale lui stesso stava bevendo. Mi svegliai quando il sole era già alto nel cielo, accanto alle braci ancora fumanti e con un bigliettino posato sul petto.

Sul biglietto vi era vergato : “ Avrei potuto prendere la tua vita con l’inganno ma mi sarei negato l’occasione di potermi battere ancora con te … “

Ricordo ancora quanto mi bruciò quella frase, quasi mi avesse fatto un favore a lasciarmi in vita…da allora non do mai più per scontato nulla, perché un uomo diventa tale a seconda di quante lezioni impara.
Sono giunto ormai da qualche giorno a Barrington e di Adham ancora nessuna traccia….dove sarà?


[URL=http://oi41.tinypic.com/2n1rspv.jpg]KARMA ATTUALE 9216 (23/10/2013)
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