SLEIV [ASSENTE]

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Slange
00lunedì 19 ottobre 2009 01:46
Antico
Sleiv Cruvac.

Sangue: Antico.

Doni del sangue predominanti: Entrambe.

Morto il 15 di Gort.

Rinato la stessa notte come Corvo Sfregiato dei Moth.

Figlio di Slange,Serpe dei Ghiacci,Lama d’ombra dei Moth.

Skill comuni: Combattimento Disarmato liv.III , Furtività liv.I , Sotterfugio liv.II

Skill di razza: Dominio liv.IV, Veggenza liv.IV, Tenebra liv.IV, Vigore liv.IV, Celerità liv.IV, Istinto liv.IV.

Mutaforma di Istinto liv.III:
Forma di combattimento: Lupo Nero.
Forma di fuga: Corvo Nero.


BG UMANO:
Era un giorno qualunque,nebuloso,con un leggero nevischio che dipingeva di bianco i tetti rattoppati delle baracche del villaggio.Il freddo era come al solito pungente,come mille lame che ti attraversano la faccia. Un villaggio senza nome,alle periferia di una grande contea nell’odierna parte sud della Finlandia.Erano ore che era la fuori,la luce se ne stava andando del tutto,come gli ultimi mercanti che raccoglievano le loro merci.Fu proprio in uno di quei momenti usuali,o quotidiani per meglio dire,che il grande campanile della chiesa suonò.Quell’unico,grande e spaventoso ammasso di metallo prese a battere senza mai fermarsi.Ci fu un attimo di silenzio generale,in tutte le case,in tutte le vie,strade e vicoli.Tutti fermi,immobili per un solo e lunghissimo attimo.Tutti a fissare un punto imprecisato di fronte a loro,con la paura di voltarsi a guardare la persona più vicina.La campana più grande non smetteva di suonare,era un suono fortissimo,udibile anche a 4 km di distanza,anche se l’intera area del villaggio non ne ricopriva più di uno e mezzo.Immaginatevi che colpi assordanti dovevano essere per lo stesso frate cristiano che si premurò di tirare la corda dal basso.Quello era il fatidico segnale.La peste aveva mietuto la sua prima vittima.Non passò molto prima che si seppe la notizia.Il morto era il macellaio,il vecchio pazzo che abitava quattro case più a est.Cosi lo definiva l’anziano Cruvàc,a causa dell’estrema calma e meticolosità che metteva nel tagliuzzare finemente la carne degli animali appena cacciati.Cmq sia,il vecchio aveva nascosto la sua malattia,e questo era un male per tutti gli abitanti.Da giorni non si vedeva il macellaio,ma la gente non badò molto all’evento.Lui era solito abbandonare il villaggio per tre o anche quattro giorni,in cui si dedicava alla caccia insieme al figlio,quest’ultimo reo di aver coperto il padre,mentre enormi bubboni ed escrescenze varie gli si formavano sul corpo e sulla faccia.<<”Perché?”>>chiese il frate al giovane uomo,quando lo stesso,andò in chiesa ,nella speranza di trovar conforto.<>infierì il monaco.Fu un delirio,quando il giorno dopo quel breve colloquio,il figlio del macellaio fu messo al rogo dai suoi stessi abitanti.Il frate era li,in mezzo alla folla che incitava le fiamme a divorarsi chi aveva messo in pericolo la vita di tutti.Pregava quel vecchio con la barba lunga,non poteva fare altro. Si,era usanza di quei tempi credere che la peste potesse essere debellata solo con le fiamme.Non era una diceria,era la verità.Veloce quella voce passò di villaggio in villaggio,raggiungendo il centro della contea,dove un Re,perlopiù conservatore,decise di eliminare ogni traccia di quella immonda malattia.Schiere di soldati furono inviati nei villaggio ai confini del regno,dove la peste aveva cominciato a mietere vittime e a rendere le persone irriconoscibili.Cos’altro fare per sfuggire a quella malattia?La gente si rinchiuse in casa,per giorni e giorni pregando che quel morbo non giungesse sino a loro.I casi aumentavano,le persone si ammalavano una dopo l’altra,anche a causa della scarsa igiene che vigeva al tempo. L’infamità del popolo fu frenata,poiché nessuno più aveva tentato di bruciare un suo stesso vicino di casa dopo il figlio del macellaio,anche se la voglia di farlo veniva a galla prepotentemente negli individui con più carattere.Ma era davvero possibile sterminare tutti?E chi lo avrebbe fatto?

Sleiv era li,dentro casa.Il padre anziano per non rischiare lo mandò dentro un buco,giu per le scale,sotto una botola di legno.C’era spazio per uno solo,in realtà,era un vero e proprio rifugio,costruito dal padre in caso di attacco al villaggio.Almeno il figlio si sarebbe salvato.Era gia da due settimane li dentro.La madre gli passava il cibo da una piccola insenatura creata nelle assi di legno del pavimento.Smise di mangiare quando intravide da quella insenatura,un enorme escrescenza sul polso della madre.I segni che la peste aveva raggiunto anche la sua casa erano evidenti.Faceva freddo li dentro,tanto freddo,troppo freddo.E fu questo forse che salvò Sleiv.Non fu una cosa voluta naturalmente.Il gelo aveva respinto il virus,e isolato il ragazzo da esso. Visibilmente dimagrito dormiva sull’umido terriccio.Un tanfo di cadavere trapelava dalle insenature,ma il ragazzo si abituò presto anche a quello.Da giorni non sentiva le voci dei suoi genitori,aveva cercato invano di richiamarli senza mettere la testa fuori da quel buco che lo proteggeva,ma non ricevette risposta.Facile immaginare che fine avessero fatto.Non si sentiva nessuno da molto tempo,probabilmente la peste aveva aggredito ogni anima di quel villaggio.Rumore di zoccoli frenetico,un sibilo nell’aria.In quel momento una trave del tetto crollò e si piantò nel pavimento squarciando il marcio legno della botola.Sleiv era rannicchiato ad una parete,forse in attesa di morire.La trave era infiammata alla base,velocemente prese fuoco il suo sgualcito e sporco vestito.Il ragazzo tentò in tutte le maniere di spegnere le fiamme ma la stoffa sottile divampò in pochi attimi.L’instinto gli diede la forza di alzarsi e uscire dal rifugio distrutto e in fiamme.Non appena fuori,Sleiv si rese conto che quasi tutta la baracca era in fiamme,mentre al di là delle fiamme un gruppo,probabilmente di soldati,faceva festa dopo aver debellato l’ultimo covo del morbo.Non aspettò oltre,si liberò dei vestiti,i quali bruciarono in fretta a terra,mentre le fiamme ardevano i resti della sua baracca infetta.Non c’era via di fuga,solo travi incenerite una sopra all’altra.Prese coraggio e si butto tra le fiamme,sperando di distruggere l’impedimento che lo divideva dall’esterno.
Pochi sopravvissero al morbo della peste.Alcuni restarono al vecchio villaggio,tentando di rimetterlo in piedi dopo la devastazione.Altri decisero di abbandonarlo.


Vagò molto tempo prima di incontrare un villaggio abitato o non infetto.Ancora dopo anni,sul viso e sulle mani,porta le ustioni che il freddo gli ha provocato. Geloni,una reazione che uccide letteralmente la pelle,soprattutto mani e piedi dopo che si sta esposti a temperature eccessivamente basse.Lui solo sa il dolore che quelle ferite gli provocarono,e quanto dovette sopportare prima che le ferite si fossero rimarginate sole,col tempo.Tutt’oggi i segni sono visibili,e mai cesseranno di esistere.Per sempre sfregiato in viso e ripudiato per il suo aspetto,passò gli anni al freddo,vivendo di stenti.Il suo corpo magro e leggermente ricurvo si plasmò,divenendo resistenze alle basse temperature che fu costretto a sopportare.Non gli fu facile trovare lavoro nel primo villaggio vivo in cui mise piede.La peste aveva decimato le popolazioni e la gente voleva cancellare per sempre il ricordo di quegli anni terrificanti.Il suo volto raccontava palesemente la storia passata e questo lo spinse ai margini della società.Trascorsi gli anni,il suo fisico si temprò al freddo e alle ostili temperature.Sia alte che basse.Non ebbe mai un fisico muscoloso,ne ebbe mai il privilegio di maneggiare una spada,ma fortunatamente riuscì a resistere ai molti inverni in cui fu costretto a vivere senza un tetto e mangiare avanzi. Seguiva quel dannato gatto da ore,voleva un po di compagnia,ed anche il felino sembrava negargliela.Scappava.Fu grazie a lui che capitò dentro quel recinto fuori dai confini del villaggio. Quando il suo sguardo rabbuiato si soffermò sul gatto,che si era disteso su una lapide,capì.Una mattina come le altre,Sleiv non si svegliò.Non fece in tempo a lasciare il cimitero prima che il custode cominciasse i quotidiani giri all’interno dell’area.Si ritrovò il vecchio e rugoso viso del guardiano accanto a quello suo,ustionato e sfregiato per sempre. Il vecchio lo accolse nelle sue quattro pareti di scarso legno all’interno del cimitero.Non gli chiese mai come fosse giunto li,ne perché.Gli insegnò il mestiere,istruendolo,se cosi si può dire,alla sepoltura dei morti,a incenerire i cadaveri qualora fosse richiesto e insieme,prelevavano le salme delle persone decedute nel territorio.Il vecchio custode non teneva particolarmente a Sleiv,lui,cosciente che da li a poco avrebbe compiuto il grande passo verso il regno dei morti,si premurò di trovare solo un altro custode per il suo cimitero e i suoi ospiti.

Becchino,o chiamato in tempi remoti,Necroforo.In alcune culture,si ritiene che questo individuo,essendo a contatto coi morti,porti sfortuna.Fu a causa di ciò,che Sleiv,dovette abbandonare anche questo villaggio.Sfregiato in viso a causa delle ustioni,fu etichettato come diverso,o anormale essendo scampato miracolosamente alla peste nera.La nomea di Necroforo non gli faceva adeguata pubblicità naturalmente,e di continuo,era preda di soprusi di giovani gruppi di ragazzini,o della stessa adulta popolazione.Dopo 6 anni passati a seppellire cadaveri,il vecchio maestro morì di vecchiaia,e fu lo stesso Sleiv a donargli degna sepoltura.Una notte,la pazzia dilagò nel villaggio,valicando i confini e giungendo sino al piccolo rifugio del giovane becchino,che,ormai solo,fu costretto ad abbandonare anche quel posto.Un gruppo di uomini esasperati forse dalla superstizione e dall’ignoranza,dette fuoco al cimitero e alla casa del nuovo custode.Si salvò a fatica,non aveva niente,ma perse tutto.I suoi morti,la sua baracca e il suo gatto.




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