arnlaug
00domenica 15 maggio 2016 22:29
NOME COMPLETO: Niflhel Arnlaug Skagerrak
ANNI: 32
LUOGO DI PROVENIENZA: isola di Jan Mayen.
PESO: 77
ALTEZZA: 1,83
OCCHI: grigioblu
CAPELLI: biondo
ASPETTO: capelli biondi che porta lunghi e poco curati, corporatura robusta, qualche cicatrice sparsa per il corpo, di cui la più grande sul fianco sinistro. Barba folta, ma che spesso taglia.
ALLINEAMENTO: neutrale puro
KARMA: 626
SKILL RICHIESTA DA BG: armi da tiro livello 1
Niflhel nasce in una famiglia di contadini durante una delle tante nevicate invernali di quell’anno, non ha mai saputo il giorno esatto. Sebbene la mancanza di cibo e il freddo avesse ucciso uno dei suoi tre fratelli durante quell’invernata, lui sopravvisse, rimase attaccato con forza alla vita e al seno materno finché non crebbe abbastanza da iniziare a partecipare alla vita agricola della fattoria. La vita era dura, così come il terreno, lavorare in fattoria divenne ogni giorno sempre meno difficoltoso perché il corpo si fortificò e maturò, anche se con gli anni le ore di lavoro aumentarono in modo proporzionale e questo spesso lo mettevano a dura prova perché era poco più di bambino. L’acqua del mare non sempre era abbastanza calma per osare andare a pescare, ma quando poteva non esitava, e spesso per tale ragione si trovò in condizioni talmente disperate da rischiare la vita.. Ma pur di sfamarsi si è disposti ad abbandonare ogni sicurezza e buonsenso, lui per primo. Raggiunta l’età di 13 anni, e per non gravare troppo sulla famiglia che nel frattempo s’era allargata a nove bocche da sfamare, prese una difficile decisione e abbandonò insieme al Fratello Floki la fattoria e Jan Mayen, quell’inferno di nebbie da cui ha preso nome, per imbarcarsi su uno dei tanti drakkar,navi vichinghe che ivi facevano tappa per andare a esplorare, saccheggiare e conquistare nuove terre. Niflhel, che aveva fino quel momento vissuto di stenti e ucciso solo per nutrirsi,non riuscì mai a sentirsi coinvolto dagli animi scalpitanti dei suoi compagni, che lo definivano uno scorbutico e taciturno, ma a lui non interessava più di tanto degli Dèi, dei Conti o delle terre da conquistare, poiché non sarebbero mai state sue. Nessuno, però, lo prese mai da parte per malmenarlo e fargli entrare un po’ di buonsenso in testa, poiché suo fratello, al contrario di lui, divenne presto da tutti benvoluto, e per simpatia e rispetto nei suoi confronti Niflhel rimase sempre al sicuro. Ma una cosa era certa, amava anche lui bere, e quanto ha iniziato poi ad amare le donne solo Odino può immaginarlo. Trovava la pace dei sensi fra i loro grembi e seni e per molto tempo resistette su quel Drakkar, capitanato dal terzogenito del conte Svenjar, proprio per questa valvola di sfogo in cui andavan piccole parti dei suoi risparmi, insieme alla birra e altri distillati, il resto veniva tenuto da parte o consegnato alla famiglia, altro motivo per cui resisteva. Tuttavia furono anni molto difficili per lui. Non amò il combattimento corpo a corpo, tantomeno l’uso delle armi, malgrado simpatizzò l’uso dei martelli di guerra, ma non riusciva a raccapezzarsi sui vari colpi e tutte le strategie che ne conseguivano, a dirla tutta non era minimamente propenso ai combattimenti ravvicinati, era lento.. e odiava l’odore del sangue e la vista della vita che abbandonava gli occhi di chi era costretto a uccidere per le cause degli altri. Tuttavia trovò la sua vocazione nell’uso delle armi da tiro. Archi, balestre. Poi anche pugnali da lancio. La sua mano era ferma e calma in quasi ogni situazione, anche la sua anima lo era.. Aveva finalmente trovato il suo modo di combattere, a distanza, in modo freddo e in seconda linea. E fu così che, mano a mano, conquistò la fiducia dei suoi compagni, e guadagnò anche un nuovo nome Arnlaug, Aquila, perché le sue frecce e dardi danzavano nel cielo con la stessa forza e leggerezza di quell’uccello. Viaggiò, negli anni a venire, fra Islanda, Groenlandia, quindi la Scozia, Inghilterra... Affinò la tecnica nell’uso delle armi da tiro durante le battaglie e ogni altro momento che aveva da dedicare all’allenamento solitario e anche alla caccia di cibo, quali cervi, lepri, se era fortunato anche cinghiali, i più difficili da abbattere.. Ma motivo di festa e onore fra i suoi compagni di battaglie. Davvero poco riusciva a sfuggire alla sua mira e raramente sbagliava nel colpire l’obiettivo. Dopo un po’ d’anni, tuttavia, avendo scoperto che la sua famiglia era venuta a mancare a causa di una febbre piuttosto virulenta, decise di abbandonare la compagnia di vichinghi e anche suo fratello, per raggiungere e dire addio all’isola di Jan Mayen, la sua patria e unica vera casa. E a quel punto, guardando le gelide e impetuose acque dei mari che si abbattono sulle sue coste, scelse finalmente di spiccare il volo ed abbandonare quello che è sempre stato il motivo della sua vita fino a quel momento e dedicare gli anni a venire ad esplorare il mondo. Fu così che si ritrovò a Barrington, dopo diversi anni di vagabondaggine.