00 26/04/2012 11:26
Maestro

Libeth Alice Liddle

Sangue: Maestro
Doni del sangue predominanti: Mentali
Morto la notte del 9 Saille.
Rinata alle tenebre la stessa notte come Nero Usignolo, Strega Bambina.
Capostipite della nuova dinastia dei Lammoth, generata dal sangue di Donatien, Basilisco dei Lancaster, e di Ithilbor, Sposa assassina dei Moth.

Skill comuni: Conoscenze storiche (1); Diplomazia (1)

Skill Fisiche: Potenza (1), Resistenza (1), Agilità (2), Volontà (0)

Skill di razza: Dominio (3), Veggenza (3), Tenebra (3), Vigore (2), Celerità (2), Istinto (2)

Lingue conosciute: greco moderno

Allineamento: Neutrale malvagio

Pg bambina: 11 anni

***

Capelli: Rame
Occhi: Giada
Altezza: 1,40
Peso: 30 Kg.
Descrizione: Segni particolari: sul polso della mano destra le è stata tatuata una piccola ''S'' scarlatta.

***

BACKGROUND

Oggi è il giorno del Signore. Le campane suonano a festa, l'intero villaggio, richiamato da quel suono, si avvia verso la piccola chiesa di Gladstone. Tra la folla che avanza in abito buono, sovrastando con lo sguardo cappelli, cappellini, cuffiette, due donne sembrano spiare un uomo che come gli altri si reca al sacro luogo. "Quel signore dai capelli chiari dite?" chiede una comare all'altra "Esattamente. Guardate come cammina tutto curvo. Andrei in giro anche io così se avessi patito i suoi stessi dolori. Anzi, non uscirei affatto!" A queste parole lo spirito dell'interlocutrice non può che infiammarsi di curiosità. Del resto si sa che le donne sono fatte di quello e poco altro, almeno quelle dei villaggi "Cosa intendete dire? Forza raccontate tutta la storia dal principio." L'altra assume un'aria da cospiratrice, stuzzicata dalle domande della nuova concittadina "Accadde tutto tre mesi fa. Voi non eravate ancora arrivata qui a Gladstone, ma venite, sediamoci su quelle panche lì infondo, nessuno ci sentirà"


La messa comincia, la gente si accomoda. Parole incomprensibili per il popolo poco istruito si susseguono una dopo l'altra, formando un'incessante nenia priva di senso alcuno. Ma dove eravamo? Ah, già. Le due signore hanno trovato posto presso l'ultima panca della navata centrale, accanto ad una vecchia che già russa e un bambino che si diverte a soffiarle di tanto in tanto in un orecchio. "Vi dicevo, quell'uomo è Leonard Liddell. E' ancora piacente, non è vero? E' nato proprio qui, ed è un mercante. Circa quindici anni fa partì per uno dei suoi viaggi, alla ricerca di spezie o che so io. Di solito tornava nel giro di pochi mesi, ma quella volta fu diverso. Abbandonò il suo paese alla volta dell'Impero Bizantino. La prima tappa fu la penisola Italica, poi giunse in Grecia, presso Larissa. Non lasciò più la città fino a quando l'anno scorso non fece ritorno, e non era solo. Portava con sè una donna e due bambine. Aveva preso in moglie una greca, bruna e molto bella, e da lei aveva avuto due figlie. Sophia, la più grande, era molto simile alla madre, mentre la più piccola era identica a lui. Si chiamava Libeth..."



***



Il vento soffia dal mare verso la terra, scompigliandole i capelli chiari e gonfiando la gonna di cotone blu. La bambina lecca via l'aria salmastra dalle labbra, affondando al contempo i piedini scalzi nella sabbia bianca della spiaggia. Ci sono navi al porto, unico baluardo tra lei e l'orizzonte lontano, azzurro ed accecante. La manina destra, appena indorata dal sole, stringe quella bruna della madre. Le piccole dita bianche e rotondette sono serrate all'interno del suo palmo in una morsa delicata eppure invincibile. Le labbra della donna si muovono, ed è una danza inafferrabile e bellissima che distoglie i grandi occhi verdi della giovinetta dalle acque "E' qui che sei nata, Libeth Alice Liddell, dieci anni fa. Era su questa sabbia, sulla terra sacra di Larissa, su questo suolo pregno di sangue e leggende che vanno piano piano svanendo. Io e tuo padre ci siamo incontrati che eravamo giovani, e il nostro amore fu subito molto intenso. Eppure non fu facile combinare il nostro matrimonio. Lui non è stato cresciuto dal rombo di questo mare, da questo vento di sale. I suoi primi passi non sono stati accolti dalla sabbia di questa spiaggia. Lui viene dalle terre più a nord, conosce altre leggende, altre storie. Ti sei mai chiesta perchè la tua pelle e la sua sono così bianche, e i vostri capelli così chiari rispetto ai nostri? Lì la gente non è bruna come me e tua sorella. Ed è lì che stiamo andando, bambina mia. La guerra incalza Larissa, e noi non possiamo restare. Non potremo nemmeno portare con noi il vecchio Pedagogo; non ha acconsentito a venire, ma non temere. Anche io conosco la lingua antica di queste Terre, e tu e tua sorella continuerete gli studi. Non so se un giorno torneremo in questa Terra sacra, ma tu non dovrai mai dimenticarla. Tu sei figlia mia come lo sei di questo luogo, ed ogni cosa qui ti sarà sempre amica e compagna."


Alle prime luci dell'alba del giorno dopo, la piccola famiglia lasciò Larissa, cercando di sfuggire alla guerra. Nessuno è mai tornato in Tessaglia.



***


La prima comare smette per un momento di raccontare, come se si fosse chiusa per un momento nei suoi pensieri. L'altra, impaziente, incalza "Beh, perchè vi fermate? Su continuate! Mi avete troppo incuriosita." A questa sollecitazione la donna si schiarisce la gola e prosegue " Sophia morì durante il viaggio. S'ammalò d'una febbre letale, e le sue spoglie riposano in pace, non so dove, lontano da qui. Ciò che rimase della famiglia, giunse tempo dopo qui a Gladstone. Si insediarono nella vecchia casa dei Liddel, che ospitava ancora fino a un anno prima gli anziani genitori del nostro mercante. Fu una cosa che fece molto scalpore; il loro arrivo, s'intende. La donna si rifiutava di partecipare alla vita della nostra comunità, non presenziava neppure alla santa messa! Impediva anche alla piccola figlia, ormai undicenne, di ricevere i sacramenti. A questo, si aggiunsero le loro strane abitudini. Alcuni le vedevano uscire di notte, furtive, le vedevano andar nei boschi e danzare sfrenate, e suonare uno strano strumento. Così dicono, almeno. Raccontano di averle viste gettare coppe di vino su statuine di pietra, versare latte e miele in fosse profonde, recitare versi in una lingua che non può essere che quella di Satana...

La notte le accoglie nel suo ventre come amanti o figlie assai care. Loro scivolano lungo i sentieri bui, dirette verso il bosco ai margini del villaggio. La madre tiene per mano la figlia, che intanto bisbiglia tra sè ""ἡ φλόξ,τῆς φλογός, τῇ φλογί, ὴν φλόγα, ὦ φλόξ. E' giusto madre?" La donna, sotto il cappuccio, annuisce "Si, molto bene. Ma adesso taci. Vieni, siediti a terra. Questa radura deve essere sacra a Dioniso." Estrae da una sacca una statuina, per poi posarla su un mucchio di foglie "Offri il vino al Dio, mentre suono la cetra. Invocheremo anche Apollo, il dio splendente, e le Muse, poichè sto per narrarti molte storie figlia mia" La bambina fece come detto, poi si sedette in silenzio, ascoltando il suono dolce della cetra fino a quando esso non venen sostituito dalla voce della madre "Ti ho narrato le leggende della nostra terra, quelle degli eroi e degli Dei che combattevano al loro fianco. Sulla sponda del tuo letto ogni notte ti ho raccontato della presa di Ilio, del valoroso Achille, dell'astuto Odisseo, della bellissima Elena, del forte Ettore. Conosci in parte quella lingua che fu loro, con la quale il cieco Omero narrò le gesta di questi e molti altri. Ma ora, figlia mia, voglio dirti che c'è dell'altro. Anche questa terra senza mare ha i suoi miti, le sue leggende. Tuo padre me le ha narrate, e io le racconterò a te." La bambina si predispone all'ascolto, curiosa come sempre, mettendo da parte tutto ciò che conosce per apprendere ancora dalla voce della donna che l'ha generata "Un popolo venuto da lontano, due generazioni fa, approdò su queste terre. Erano uomini saggi, figli del sole, compagni di sonne sapienti, figlie della luna. Non chiedevano altro se non un po' di terra dove pregare i loro Dei e vivere in pace. Ma le loro pratiche erano sgradite al sovrano cristiano di queste terre. Mandò i suoi eserciti, mettendo a ferro e fiamme il villaggio appena nato, accusando gli stranieri di empietà, dichiarandoli eretici e figli di Satana. Non ne rimase vivo nessuno, e il loro sapere s'è disperso col fumo che s'innalzava dalle loro pire. La città fu ricostruita, fu eretta una chiesa, e vi si stabilirono nuove famiglie, cristiane e purissime. Ma qui, in questo bosco, c'è ancora la forza degli Dei antichi. Noi chiamiamo Dioniso, le Muse, Apollo, ma tutti gli antichi culti si somigliano. E non facciamo torto al culto pagano di quuesta terra, versando libagioni per gli Dei chiamandoli con i nomi che conosciamo noi." Un lungo sospiro interrompe il racconto, ponendogli fine mentre già le mani sapienti ripongono nella sacca ciò che è stato utilizzato. "Ora vieni, torniamo a casa. E mentre torniamo, ripeteremo assieme alcune nozioni di grammatica. Spero che tu sia preparata, o non riuscirai mai a leggere ciò che ti ho scritto in quel volumetto che ti ho regalato. Hai già notato che sono le due storie che preferisci?"



***



Un'espressione scandalizzata prende vita sul volto della nuova cittadina "Possibile che voi non abbiate fatto nulla per fermare questa empietà?" Ciò che ottiene in risposta è un'occhiata grave e la conclusione del racconto.


Le presero al tramonto, le prese una folla di uomini armati di torce e forconi, pieni di croci e brocche d'acqua santa per proteggersi dalle due streghe. Ferri roventi segnarono a vita la candida mano della bambina, e quella bruna della donna. Furono condotte alla torre più alta della città, sbattute in cella, e derise, e maledette. Ovunque risate di scherno e nessun difensore. Sole in quella cella, una madre, una figlia e una bambola da cui non si era riusciti a strappare la piccina, e un libercolo nascosto sotto la gonna di quel balocco. Neppure quell'uomo, quel padre-marito osava dir nulla, chiuso nella sua vergogna e nel suo dolore. E poi venne il giorno chiaro, il giorno del giudizio stolto dell'uomo, il giorno che vide la piazza invasa dal legno, legno a perdita d'occhio, una pira immensa cui si lasciava il compito di sconfiggere ancora una volta il male che assaliva il villaggio


"Dimitra Anthousa, moglie di Leonard Liddell
Il popolo di Gladstone vi condanna al rogo per
i seguenti reati:

Eresia
Empietà
Stregoneria
Corruzione dei giovani

Libeth Alice Liddell, figlia di Dimitra e Leonard Liddell
Il popolo di Gladstone vi condanna al rogo
per i seguenti reati:

Eresia
Empietà
Stregoneria"


Il rogo fu acceso, la donna e la bambina trascinate per i capelli giù dalla torre, mentre ancora venivano derise e schernite e maledette. Poi qualcosa accadde. E forse fu un Dio, ma non si potrebbe dirlo con certezza, forse fu il fato, o la fortuna, o la pietà del carnefice. I boccoli scivolarono via dalle sue mani e la bambina cominciò a correre, la bambola e ciò che nascondeva stretti al petto acerbo come il tesoro più inestimabile. E corse fino allo sfinimento, corse come Achille piè veloce, corse fin quasi a volare. La foresta era vicina, il popolo infuriato anche, e sotto i piedi scalzi presto sentì l'erba e poi rami, e le foglie sconfitte dalla gravità e dalla stagione. L'urlo alle sue spalle cessò, il fuoco, le pietre e i forconi non la raggiunsero. Tutti erano fermi lì, al limitare di quella foresta maledetta e contaminata dai sabba, buia come solo una grande foresta può essere, e piena di suoni e di bestie, di demoni inviati da Satana per proteggere la sua prediletta, quella bambina marchiata a fuoco e per sempre. Tornarono indietro lentamente, lasciandosi alle spalle la sventura di quella creatura e di quella foresta, tornarono al loro rogo, alla strega che avevano in pugno, alla donna che avrebbero annientato. Il cuore sembrava volere spaccarle il petto, spaccarlo davvero, distruggere le ossa leggere e volare lontano. Il respiro affannoso, il sudore, le lacrime, a tutto questo si era ridotta senza essere altro. Stretta in mano stava ancora quella bambola che si era trascinata via, unico bagaglio insieme al volumetto nascosto tra le pieghe della gonna.



***


Sconcerto balena ancora una volta sul viso ormai sfiorito della brava donna " E così, è fuggita? Nessuno sa dove sia?" L'altra scuote il capo, con rassegnazione " Nessuno. Ma dove volete che si andata, quella piccola strega? Sarà già morta, a quest'ora. Dove non arriva la mano dell'uomo, arriva quella di Dio" Proprio in quel momento, tutti intorno a loro s'alzarono, mentre risuonava nell'aria la voce del parroco "Ite, missa est."


[URL=http://i59.tinypic.com/qrhtug.png]KARMA ATTUALE 8819 (16/11/2014)
[Modificato da - Ithilbor - 16/11/2014 15:42]



I knew all the rules but the rules did not know me
guaranteed..





Grazie Serafin *_*