Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
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Narsia

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2014 10:23
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Post: 3
Città: NAPOLI
Età: 29
Sesso: Maschile
25/11/2014 15:21

Raggiunti e superati i 500 pt. richiesti, ecco finalmente il mio BG. Buona lettura :)


NOME COMPLETO: Narcyssa "Narsia" Mo'haro
NOME ASSUNTO: Narsia Evans
LUOGO DI PROVENIENZA: Contea di Donegal (Irlanda)
DATA DI NASCITA: quinto giorno di Duir, 1107 d. C.
OGGETTI DA BG: una pipa consunta qui - ciondolo con dente di squalo qui

DESCRIZIONE FISICA: 170 cm x 64 Kg. Capelli rossi e ricciuti, pelle chiara, occhi grandi dal colore grigiastro. Non è di costituzione esile, ha spalle ampie e mani segnate da calli e vesciche.
SEGNI PARTICOLARI: ha una feccia tatuata dietro il collo, la punta rivolta verso l'alto.

ALLINEAMENTO: caotico - neutrale

SKILL RICHIESTA: sotterfugio lvl 1




La Contea di Donegal era un posto tranquillo. I bambini nascevano urlando e i vecchi morivano in silenzio, così come deve essere. Si viveva di pesca, perchè il mare grande e generoso riversava senza farsi pregare la sua abbondanza nelle reti dei pescatori. Il porto era sempre affollato di navi che venivano e navi che andavano, e tutti - dal mercante più facoltoso all'ultima delle prostitute - bazzicavano lì attorno. Persino i contadini delle zone più interne di tanto in tanto mostravano le loro facce al grande blu, portando coi loro carretti rifornimenti o merci da scambiare; non era raro poi che i vicoli fossero ingombrati dai greggi pronti ad essere imbarcati.



Il Governatore non ebbe la gioia di crescere un erede maschio, ma fu allietato, durante i loro primi anni di vita, dalle voci e dalla vivacità delle sue figlie femmine. La prima svanì senza lasciare traccia quando era poco più che una bambina e sua madre morì di crepacuore poco dopo. La seconda - cui diede il nome impietoso di Narcyssa - crebbe invece in grazia e beltà e, dopo un iniziale momento di dolore e smarrimento, superò quegli eventi luttuosi. Più avanti nel tempo seppe, grazie al viaggio caparbio di una missiva, che sua sorella non si trovava poi troppo lontano. Parlava di Avalon, quella lettera, e di una vita passata a dire no ogni volta che voleva. Mise sotto chiave la propria invidia e quelle informazioni, senza rivelarle mai a nessuno.
Era una fanciulla tranquilla e giudiziosa, e suo padre se ne faceva ampio vanto. Persino la sua tutrice - e si sa che quest'ultime sono tutte vecchie arpie acide - non poteva fare a meno di intesserne le lodi. Quando c'era da imparare a far di conto la piccola Narsia (così si cercava di stemperare quel nome assurdo) non si faceva pregare. Con altrettanto zelo si dedicava alle letture e ai dettati; quando bisognava passare le ore a ricamare non dava fiato ad un lamento. Neppure quando le sue dita iniziavano a perdere sensibilità dava segno di essere stanca. Sopportava le chiacchiere delle sue coetanee con un sorriso mite, prendendovi parte quando era necessario, annuendo soltanto quando le era concesso restare in silenzio. Mai fu scortese o impaziente, serbando per sè ogni forma di irritazione o qualsiasi emozione negativa, ammesso che ne avesse. Ma chi poteva dire di conoscere davvero quella ragazzina taciturna dai capelli riccioluti ? Nessuno sapeva infatti che di notte, magari dopo aver passato la giornata a riempire i bicchieri degli uomini seduti attorno al tavolo di suo padre, inorridendo intimamente per i loro sguardi lascivi, sgattaiolava fuori al balconcino della sua stanza, in silenzio. Lì sollevava una pietra smossa e con piacere segreto iniziava a ficcarsi in bocca polvere e calcinacci. Le belle piante che rendevano fragrante l'aria non erano risparmiate: rubava la terra ai loro vasi e singhiozzando in silenzio la trangugiava. Quest'orrido vizio andava avanti ormai da anni, fin dall'epoca in cui aveva perso in sol colpo sia la madre che la sorella. Nessuno di quanti la circondavano s'accorgeva della sua sofferenza, un po' perchè non desideravano vederla, un po' perchè col tempo lei era diventata brava a nasconderla. Se dentro il suo cuore si agitavano oscuri pensieri, lei metteva su un bel sorriso e tutti si deliziavano di quella giovinetta tanto a modo. Se pure i ricordi di giorni più felici tornavano a tormentarla, lei era capace di ridere alla battuta di una delle sue compagne.
Per quanto si tenti di allontanare i problemi, tuttavia, essi si presentano continuamente, spesso rinvigoriti; fu così che una notte la sua tutrice, spaventata dai conati di vomito che spesso seguivano quella pratica, scoprì la sua disgustosa abitudine. A nulla servì mentire, negare anche di fronte all'evidenza, accampando le scuse più articolate e gli scenari più credibili: con due ceffoni a bruciare ancora sulle guance e le unghie sporche di terra la ragazzina fu trascinata al cospetto del padre.
La reazione fu meno dura del previsto. L'uomo si limitò a scuotere la testa e a darle la lieta notizia: presto si sarebbe sposata e quelle sciocchezze da ragazzina sarebbero passate in secondo piano, per poi svanire.


Aveva diciassette anni quando pronunciò i suoi voti dinanzi a Cerridwen, diventando Narcyssa O'oonag. Suo marito, un vecchio bavoso, era un diplomatico ormai navigato, un uomo di cui il Governatore si fidava ciecamente. Sopportò anche quella giornata in silenzio, celando odio e ribrezzo. Per tutti ebbe finti sorrisi e una gioia fasulla negli occhi. Ad ognuno dedicò i propri ringraziamenti, e accettò con apparente gratitudine la benedizione di suo padre e dei parenti del suo sposo. Con lo stesso stoicismo superò la prima notte di nozze: le anziane che si prendono cura delle fanciulle prima del matrimonio le avevano spiegato cosa fare e come farlo, e fu con passiva rassegnazione - nascosta dietro timore virginale - che aprì le gambe per accogliere il seme dell'Ambasciatore. Nessuno sapeva che la notte continuava a divorare terriccio, come e più di prima. Affogava la sua repressione in quella pratica abietta, e più si sentiva in colpa più continuava, soffocando i singhiozzi e la frustrazione con pugni di polvere. Pochi mesi dopo era incinta.
Quello che nacque era un bambino piuttosto brutto. Capita, certe volte, ed è inutile ostinarsi a dire che ogni neonato è un'opera divina. No. Semplicemente, no. Eppure Narsia lo crebbe ugualmente, e in parte lo amò, così come ama ogni madre. Lo allattò, lo vestì, lo curò. Lo protesse dagli incubi e gli strinse la mano nelle notti di febbre. Quanto però lo facesse per mera convenzione e quanto invece fosse frutto di affetto non osava neppure chiederselo. Tornò a divorare calcinacci, relegando al mistero i suoi dubbi.
Quando suo figlio entrò nel quarto anno di vita, giunsero i pirati. La Contea di Donegal non fu più un posto tranquillo.


Fu un giorno intero di ferro e di fuoco. Gli abitanti della contea non riuscirono a contrastare la potenza di quella piccola flotta, le cui tre navi vomitarono uomini della risma peggiore. La violenza non risparmiò nessuno: i bambini furono sgozzati al pari degli adulti, i vecchi precipitati in abissi di fiamme, le donne furono violate dalla più giovane alla più anziana. Neppure all'interno del palazzo riuscirono a salvarsi, gli uomini furono trapassati dall'acciaio e le donne trascinate via per i capelli. Alla figlia del governatore, moglie devota, madre esemplare, non capitò sorte migliore. Fu un energumeno ad avventarsi su di lei, le brache già calate, quando una mano decisa batté sulla sua spalla "Questa è mia" Furono le ultime parole che la giovane sentì prima di perdere i sensi.


Quando si risvegliò le sembrò di essere precipitata in uno strano sogno. Aveva i vestiti strappati, sporchi di fuliggine e sangue. Si sentiva ondeggiare. Non riuscì a mettersi in piedi abbastanza in fretta: drizzandosi a sedere vomitò sulla tolda della nave.
"Ti odieranno. Avevano appena finito di pulire, lo sai?"
Una voce si fece strada attraverso il buio e la nausea, raggiungendola "Sono il Capitano Johnatan Reed Evans. E tu sei mia prigioniera"
Veleggiarono a lungo, lasciandosi alle spalle le macerie fumanti di una città distrutta, con le stive piene del lavoro della sua gente. La bella Vedova si ritrovò tuttavia meno affranta di quanto avrebbe creduto. C'era il sole a scaldarle la pelle e un blu immenso, a perdita d'occhio. Poteva portare i capelli sciolti, non sorridere se non ne aveva voglia, rifilare sguardi sprezzanti a quelli che non riuscivano a digerire la presenza di una donna sulla "Artiglio del Mare" . Cominciava a chiedersi se non fosse questa, la vita. Non era un sogno, quello. Era molto più reale degli anni passati ad abbassare la testa e ad obbedire. Lì dove si era ritrovata a dire sì e a metter su un espressione allegra, si scoprì invece, ad un certo punto, a fingere uno spregio che non provava. Non rispondeva agli inviti di colui che l'aveva salvata e rapita, atteggiando il viso in un'espressione fredda ogni qual volta i loro passi s'incrociavano nell'area ristretta della nave. Lasciava raramente la sua cabina, e se all'inizio lo faceva per rimettere anche l'anima, dopo i primi mesi riuscì ad abituarsi, uscendo solo per godersi la salsedine. Il Capitano era un bell'uomo, bisogna dirlo. Occhi di ghiaccio e capelli neri, con quel poco di barba non fatta che non guasta quasi mai. Sapeva essere gentile, quando voleva. Le baciava la mano con la stessa facilità con la quale pugnalava uomini in taverna. Spesso le portava piccoli doni, questo o quel gioiello trafugato, oggetti rari. Era una canaglia, e un gentiluomo. E a quel fascino infine la donna non seppe resistere, capitolando e diventando Narsia Evans, moglie per la seconda volta. Non c'era più terra da mangiare, lì. Non c'erano menzogne da dire. E per la prima volta da quando era bambina si sentì felice.



Viaggiarono molto, e videro molte cose. Visitarono antri bui che facevano accapponare la pelle, videro l'alba sorgere sul mare per anni, frequentarono le bische più malfamate e i covi più disonesti. Era una di loro, ormai. Si guadagnò il rispetto della ciurma, e divenne il secondo del Capitano. Imparò a issare le vele e a governare il timone, ad orientarsi con gli astri e a conoscere il vento. Seguendolo nelle taverne iniziò ad amare i liquori e il fumo delle pipe, sviluppando una passione per il rum che solo i pirati conoscono. Le baldracche invece non le sopportò mai: una di quelle, nel porto di Alessandria d'Egitto, porta ancora lo sfregio del suo pugnale in volto. Imparò il gioco delle carte e dei dadi, sempre al fianco dell'uomo che amava. Osservarlo contrattare la affascinava, e insieme a lui affinò l'arte dell'inganno che aveva sviluppato, per necessità, fin da giovane. Il Capitano Evans non disdegnava infatti di profondersi in piccoli furtarelli quando attraccavano; non che ne avesse bisogno, è chiaro. A quel brivido si affezionò anche sua moglie, e furono diverse le volte in cui si finsero coppia benestanti per avvicinare polli da spennare. Il tutto finiva in una sbronza offerta dall'idiozia di qualche cicisbeo e in notti d'amore passate al riparo offerto dalla cabina dell'Artiglio.



Quando la malattia si prese suo marito, si disse in fondo che era troppo bello per essere vero. Che quella felicità era troppa per una persona sola. Fu così che, dopo aver pianto il suo secondo sposo, iniziarono a chiamarla la Vedova Rossa. Fu così che il comando dell'Artiglio del Mare finì nelle sue mani, rendendola il nuovo Capitano Evans. L'alcol sostituì la terra della sua giovinezza. Il fumo soppiantò la polvere. Dopo un mese passato nella sua cabina a stordirsi per cancellare il dolore, tuttavia, trovò ancora una volta la forza di reagire. Non era una donna facile ad arrendersi. Non più. Nascose il suo dolore, e per un altro anno condusse i suoi uomini all'arrembaggio. Assaltarono porti, depredarono città, assalirono navi, senza una meta, col solo scopo di arricchirsi fino all'impossibile. La Vedova ebbe sempre il sogghigno sulle labbra e la sua risata simile ad un latrato pronta a spuntare. Della fanciulla che era non rimase traccia alcuna. Non fino a quando i venti non li sospinsero nell'ennesima taverna. Fu lì che sentì parlare per la prima volta dopo molti annidi Avalon. Ricordi che credeva perduti tornarono a galla, e fu senza rammarico che consegnò la sua bussola all'uomo più meritevole della ciurma. Gli chiese solo di bere alla sua salute, dopo la conquista di ogni bottino. Senza pensarci troppo si lasciò quella vita alle spalle, con la speranza di ritrovare la compagna della sua infanzia.



P.s. quando ho fatto l'iscrizione ho messo come allineamento "caotico/malvagio" per poi cambiare idea in itinere. Con l'inserimento del nuovo tasto non posso modificarlo da sola, può pensarci qualcuno? Grazie! [SM=g8119]
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Post: 1.759
Sesso: Femminile
26/11/2014 10:15

BG APPROVATO
TERRE DI PROVENIENZA: Contea di Donegal (Irlanda) - CENSIRSI CLAN NORDICO
DESCRIZIONE FISICA: PRESENTE
SEGNI PARTICOLARI: ha una fReccia tatuata dietro il collo, la punta rivolta verso l'alto - INSERIRE IN SCHEDA
ALLINEAMENTO: caotico - neutrale

SKILL RICHIESTA: sotterfugio lvl 1 APPROVATA

OGGETTI DA BG: una pipa consunta - ciondolo con dente di squalo
CHIEDERE A MDM PER SCHEDA

PER IL CAMBIO ALLINEAMENTO IN SCHEDA MISSIVA PURE KUBREN MANDANDO QUESTO LINK CON APPROVAZIONE

SCHEDA GIOCO AGGIORNATA
[Modificato da EDAVE 26/11/2014 10:23]

Edave
Rettore degli Ospitalieri di Avalon
Wendingo Mannari



L'opinione è un'idea che possedete voi mentre, la convinzione, è un'idea che possiede voi.




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