Nome: Ughan
Karma: 569
Altezza: 182 cm
Occhi: neri
Capelli: neri e lunghi
Descrizione fisica: tipico mediterraneo,fisico asciutto ed allenato. Lunghi capelli neri raccolti spesso in una coda. Ai lobi delle orecchie dei grossi orecchini e dita inanellate ma tutti monili di scarso valore. L’esterno del bicipite destro mostra un tatuaggio raffigurante due draghi neri speculari.
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Allineamento morale: Caotico Neutrale
Terre di Provenienza: Cadiz, andalusia (spagna)
Lingue parlate: spagnolo e italiano
Skill richiesta da BG : SOTTERFUGIO Liv.1
“Ugh la canaglia”
Ricordo ancora le parole di mio padre :” ragazzo mio..diffida dall’uomo che non ha vizi!” e detta così potrebbe sembrare una delle tante frasi che un padre elargisce ai propri figlioli come eredità di saggezza, se non fosse per il fatto che me lo ripeteva tutte le volte che lo accompagnavo, o meglio, me lo trascinavo quasi del tutto esanime a casa ubriaco fradicio e con addosso quell’odore di vino e piscio che difficilmente può fare apprezzare ad un adolescente la gioia e la fierezza di avere un padre.
Io porto lo stesso nome di mio padre..Ughan..”Ugh” per quei pochi che godono della mia amicizia e se a mio padre rimase, per tutta la sua miserevole e breve vita, l’appellativo di “Ughan la spugna” io mi porto dietro quello di “Ugh la canaglia”.
Non poteva essere altrimenti, d’altronde. La mia vita,per buona parte dell’adolescenza, trascorse nelle bettole e nei bordelli, numerosi invero, del porto di Cadiz nel sud dell’andalusia spagnola.
Con un padre ubriacone e una madre dedita a portare avanti la famiglia col sudore delle sue ..ehm..come dire… “grazie” imparai ben preso l’arte del sopravvivere giorno dopo giorno trasformandomi, durante la mia adolescenza, da cucciolo randagio che rovistava affamato dentro i bidoni della spazzatura del porto o rubacchiava qua e là qualche mela o una salsiccia, in uno scanzonato e furbo ragazzaccio di strada specializzato nel borseggio di benestanti e pingui mercanti e viandanti che, incautamente, passavano per quei vicoli sporchi e malvissuti del porto di Cadiz per poter godere di tutte quelle trasgressioni lascive e viziose che il denaro poteva concedere loro.
Poco più che adolescente dovetti “inventarmi” come guadagnarmi la pagnotta giornaliera e lì fu facile perché di stupidi e benestanti abituè di bettole e bordelli, ringraziando il cielo, Cadiz era piena. Quando il vino aveva fatto effetto io agivo, con parlantina sciolta e faccia innocente mi fengevo un solerte garzone pronto al servigio per qualche moneta, mi premuravo di accompagnarli fino alle loro stanze e lì, per bene e con scrupolo professionale, avveniva un “passaggio di proprietà” che costringeva loro a far ritorno a casa con le lardose chiappe al vento coperte dalle sole mutande e a me d’appesantire le scarselle con poco sforzo ma tanto divertimento.
Avevo anche una complice, Violet, una di quelle “donnine” che allietavano le serate di quei floridi debosciati. Abbastanza giovane e piacente, con ancora tanti bei denti sani e bianchissimi in bocca, una pelle profumata di spezie e due seni..ahhh..due seni grossi come meloni che risvegliavano in me quel senso d’affetto materno che non avevo conosciuto. Lei mi indicava quello che, fra i suoi numerosi clienti notturni, aveva la scarsella bella piena, insomma..per farla breve…poi si divideva a metà il bottino allegramente e si festeggiava la ruberia appena compiuta e quella, credetemi, era la parte che preferivo.
Fu lei che mi spinse verso mete più ambiziose…”sei sprecato in questi vicoli” mi diceva “và via da Cadiz, và in qualche bella città del nord a mettere a frutto le tue *doti* trovati una donna ricca, annoiata e con un vecchio marito grasso e inutile, questa si sarebbe una fortuna per te..canalla!” e li, in quella stanza ch’era davvero un porto di mare, Violet cambiò la mia vita.
Toledo m’accolse poco più che diciottenne con tutta l’esuberanza e la spavalderia della giovinezza che non si preoccupa di ciò che sarà il domani. In tasca avevo un bel gruzzolo, risparmi di munifiche e non certo volontarie donazioni dei benestanti miei concittadini, e con quelli mi feci fare un bell’abito nuovo e iniziai a girare per le vie centrali della città acquisendo informazioni utili per il mio scopo e nel contempo “esponevo” la merce alle nobildonne del luogo che dietro ai loro ventagli sempre più spesso mi lanciavano sguardi di fuoco ricchi di promesse che spudoratamente trasformavo in storie clandestine ovviamente dietro lauto compenso.
Lo so..molto probabilmente state pensando che tutto ciò è contrario alla morale, al buon costume, poco dignitoso ma è quello che mi riesce meglio, sembro esser nato per questo, si vede ch’era scritto nel destino..il destino..quello bussa sempre alla porta, prima o poi, magari sotto le sembianze di un nutrito gruppetto di mariti cornuti o di qualche avido riccone troppo legato ai suoi denari per pensare di farsene sottrarre un po’ .
“AHHH MALEDETTA CANAGLIA!!! E’ LUI..LO RICONOSCO!!! FERMATELO..FERMATE QUEL PENDAGLIO DA FORCA….GUARDIEEEEE…A MEEE!!”
Corsi con quanto fiato avevo in gola, fino a farmi scoppiare il cuore nel petto, qualcuno m’aveva riconosciuto e non potevo certo sapere che quel qualcuno era un mercante cadicino capitato a Toledo per caso, un mercante con una buona memoria però che nonostante fosse trascorso tutto quel tempo conservava tanto rancore nei miei confronti per quei pochi denari che gli avevo derubato chissà quando e chissà dove.
Ben presto dietro di me si formò un codazzo vociante di armigeri e mariti cornificati che non credevano vero potersi liberare del loro più temibile concorrente. Mi fiondai tra la folla del mercato, scantonai in un vicolo e irruppi nella bottega del sarto:” Alhina..anima mia..sono un uomo morto!” esordì all’indirizzo della bella moglie del suddetto sarto, gran bella donna..mora…abbondante di natiche e…ehm scusate la divagazione..ah..dunque…si..lei, donna intraprendente, mi gettò una stoffa addosso e lei con la stoffa, su di me..”Alhina..ma ti sembra il momento??!!” protestai in ambasce ma lei mi fasciò rapida ed esperta in una sorta di tunica alla moda moresca, coprendomi anche capo e volto, proprio mentre due gendarmi facevano irruzione nella bottega :” avete visto un giovane uomo entrare?” chiesero di furia :” o ddeeiii!!…un fuggitivo? Certo che no!” risposi camuffando la voce in un falsetto melodioso mentre ancheggiando mi portavo verso gli armigeri. Dalla stoffa che mi copriva il viso spuntavano solo i miei due occhioni neri dalle folte ciglia, languidi e promettenti che si soffermarono su uno dei due armigeri :” per fortuna ci siete voi a proteggerci soldato..mamma mia che muscoli e che spada grossa avete…” Non so se qualche divinità protegge i mascalzoni, i ladri e i farabutti, ma quella volta gli armigeri, imbarazzati, si voltarono e corsero via a continuare il loro inseguimento.
Dovetti abbandonare Toledo di notte, come il ladro e la canaglia che sono, scavalcando la finestra della stanza da letto di Alhina che a tutti i costi volli ricompensare per il suo aiuto e, quella volta, fui ben felice di pagare io.
"corri cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò,
non ti fermare, vola ti prego
corri come il vento che mi salverò
oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh
Fuggii verso nord confondendomi tra i mercanti delle numerose carovane che andavano a fare rifornimento di merci nei porti. Giunto in Camarga, terra splendida tra l’italica penisola e la caliente spagna, luogo ideale per contrabbandieri e avventurieri, grazie all’intercessione Yanira figlia del capo di una tribù di zingari,Ramon, trovai ospitalità in quella sorta di corte dei miracoli che fu per me,fin quando li seguii, una vera e propria accademia del taccheggio, del furto con destrezza e del raggiro. Divertente, per molti versi, artistico per tanti altri.
Camuffamenti e sotterfugi erano la regola, un giorno ero un contadino ingenuo e sempliciotto, un altro un inappuntabile notaro di Parigi incaricato a fare certi contratti, un altro un cieco sciancato “ oh me disperat..fè la caritè senior..an pou de caritè pour lo scianchè!” insomma…ero spalla o protagonista secondo il canovaccio che la fertile mente truffaldina gitana intentava per svoltare la giornata.
E così, miglio dopo miglio, porto dopo porto, villaggio dopo villaggio, giunsi alle porte di Barrington, affascinante ed eterogenea cittadella, e qui decisi di restare, con gran dispiacere di Ramon ma più di Yanira, invèro.
Le sussurrai “ je m'en souviendrai toujours (ti ricorderò per sempre) » con il mio francese approssimativo , lei si fece una gran risata e mi donò un bacio << và canaille và..bonne vie ! (và canaglia và..buona vita)>>.