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BIBLIOTECA AULA DI MUSICA

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2008 18:39
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Età: 59
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08/07/2008 19:22

PULIZIA E TRATTAMENTO DEL VIOLINO
Come prendersi cura di Fratel Violino




"SOLO SE LO RISPETTI IL TUO STRUMENTO DIVENTERA’ PARTE DI TE STESSO"

Il violino, essendo costruito per la maggior parte con del legno, teme l’umidità, il calore diretto, gli sbalzi di temperatura: si consiglia perciò di coprire lo strumento con un foulard di seta o misto seta, non di lana o cotone in quanto sono materiali che assorbono.
-Si consiglia di spolverare il violino con un fazzoletto di cotone morbidissimo ogni volta che si ripone lo strumento nella custodia dopo aver suonato; ciò evita l’accumularsi di pece sotto le corde,tra il ponticello e la tastiera, che a lungo andare crea uno strato duro, opaco e antiestetico ,oltre ad attutire le vibrazioni del piano armonico. Nello spolverare il violino si farà attenzione che il fazzoletto non lasci il pelo altrimenti con la pece depositata si favorirà il formarsi del taccone. Si spolvererà velocemente le corde, la tastiera, tra le corde e la tastiera, il piano armonico, tra la tastiera ed il piano, sotto la cordiera, la mentoniera e sotto la mentoniera, le fasce ed il piano armonico.
-Periodicamente le corde vanno liberate dalla pece indurita con un batuffolo di cotone imbevuto di acqua tiepida.

Per una pulizia accurata del violino si procederà dapprima
-INTERNAMENTE:
E' neccessario soffiare energicamente dentro le effe del violino per smuovere la polvere interna.
Inserire il riso dalle effe, l’amido del chicco, scorrendo, assorbirà tutta la polvere.
Se poi si fossero formati internamente dei batuffoli di polvere, niente paura, sarà sufficiente a tal punto capovolgere il violino e con tanta pazienza estrarre dalle effe gli ospiti indesiderati tramite una pinzetta.
-ESTERNAMENTE:
Smontare la mentoniera con l’apposita chiavetta e pulire il legno con un preparato a base di olio di acero ed essenze lenitive. Se il violino dovesse essere molto sporco eseguire prima la stessa operazione con dell'acqua,attenzione però occorre fare una piccola prova in un angolo nascosto del legno per studiare la reazione della vernice,oppure in alternativa grattugiare un poco di sapone preferibilmente di cenere e grasso,preparare una poltiglia con dell’ acqua, inumidire con il prodotto un fazzoletto e pulire con un movimento rotatorio lo strumento.
Risulta poi ottimo il trattamento del violino con un prodotto artigianale fatto di noci schiacciate e raccolte in un fazzoletto, tamponando così lo strumento acquista lucentezza ed anche un buon profumo.
Spolverare gli angoli più difficili con un pennello (il ponticello, le effe, il riccio, il cavigliere, la cordiera.

PONTICELLO:
Controllare che il ponticello sia sempre in posizione verticale, accordando continuamente si potrebbe incurvare in avanti e rovinarsi definitivamente (ricordarsi che il ponticello è fatto con legno molto elastico). I piedini del ponticello si devono trovare sulla stessa linea delle due tacche delle effe, circa sotto il piedino destro si può notare la posizione dell’anima (guardando attraverso le effe).

PULIZIA DELL’ARCHETTO:
Con un batuffolo di cotone imbevuto di tonico di pino scorrere lungo i crini insistendo maggiormente verso il tallone e cercando di non toccare la bacchetta di legno con l’alcool altrimenti la vernice si potrebbe rovinare.
Svitare la vite del tallone e lasciare asciugare i crini.
Pettinare i crini con le mani pulite.
Impeciare a fondo l’arco perché, essendo pulito, potrebbe non aderire alla corda.
La bacchetta di legno va pulita con lo stesso prodotto con cui si pulisce il violino.
Se l’arco dovesse apparire grasso si consiglia di lavare i crini con del sapone neutro, ma soprattutto di usare l’arco (e anche il violino) CON LE MANI PULITE!!!

PECI:
Esistono tre tipi di pece:
La pece bionda, più secca e quindi più adatta ad essere usata nel periodo estivo.
La pece rossa.
La pece scura, più grassa, e quindi più adatta ad essere usata nel periodo invernale.
- La quantità di pece da dare all’arco varia dall’umidità, dalla quantità dei crini (se sono nuovi o consumati) e dalla quantità di studio giornaliero. Non esiste una regola ben precisa, è certo che il violinista si accorgerà subito se c’è troppa oppure poca pece. (pettinare con uno spazzolino da denti per distribuire uniformemente la pece sui crini).

Ogni volta che si ripone l’archetto nella custodia vanno allentati un poco i crini svitando la vite del nasetto; fare attenzione all’operazione inversa perché tirando troppo i crini si potrebbe storcere la bacchetta.


PULIZIA DELLA CUSTODIA:
INTERNAMENTE: Usare un panno di cotone ed un pennellino negli angoli più difficili.
ESTERNAMENTE: Usare dei tonici isotonici se la custodia è fatta in vetroresina, usare una spazzola se è ricoperta di tela.


scritto da:
*°°Esmeralda°°*
MAESTRA D'ARTE DI MUSICA



Re Cervo Bianco )O(
Artista d’Accademia: Poeta
Jarl Gaelico del Clan Nordico
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[Modificato da Nahmanen 08/07/2008 19:33]
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08/07/2008 19:33

LA DANZA




La danza, una delle tre arti sceniche principali nell'antichità insieme al teatro e alla musica, si esprime nel movimento del corpo umano secondo una partitura prestabilita (coreografia) o improvvisata (nella danza libera). Spesso accompagnata da musiche o composizioni sonore, la danza nel linguaggio e nella tradizione della danza popolare può essere chiamata anche ballo.
La danza è la prima espressione artistica del genere umano perché ha come strumento il corpo. Essa è stata (ed è) parte dei rituali, preghiera, momento di aggregazione della collettività nelle feste popolari e anche occasione di aggregazione tra persone. In ogni caso, nel corso dei secoli questa arte è sempre stata lo specchio della società, del pensiero e dei comportamenti umani.
Nelle civiltà antiche indiane, cinesi ed egiziane, la danza voleva raffigurare il corso armonioso degli astri. I greci posero la danza sotto la protezione della musa Tersicore, facendone così un simbolo della propria cultura. I romani, invece assunse la forma di pantomima, continuando a trasformarsi fino alla depravazione. Durante l'avvento del Cristianesimo venne condannata dai padri della Chiesa e scomparì fino al Medioevo, quando ritornò come danza popolare.


AN DRO


L'An Dro ("Il viaggio" o "la ronda") è una danza francese della regione del Morbihan, in Bretagna, d'influenza Celtica.
E’ la danza bretone più conosciuta fuori dai confini della Bretagna.
In tempo binario si basa su due motivi e può essere ballata in cerchio, in catena o a coppie.
• In cerchio apertro (mod nevez) i ballerini si tengono per i mignoli e arrotolano e srotolano le braccia con ampi movimenti seguendo i passi (due a sinistra e due a destra) muovendosi in senso orario, dato che i passi sono pari per avanzare si muovono più ampi quelli verso sinistra.
• In coppia, "in cortege", viene chiamata Kas a barh e ha schemi leggermente diversi a seconda del paese in cui è danzata.
Varianti [modifica]
• An Dro retourné o chench'tu, i ballerini in piccoli cerchi eseguono la prima parte (16 tempi) come un an dro normale, poi altri 4 tempi dove le braccia alla fine del movimento vanno in alto e poi in basso, nella seconda parte i ballerini avanzano per 2 tempi, battono le mani si girano, vanno verso l'esterno, battono di nuovo le mani, si girano e ripetono per altre tre volte.
• Hanter Dro (mezza danza o mezzo viaggio) ha due tempi per i passi a sinistra un tempo per il passo a destra, le braccia non fanno movimenti ma sono legate a catena, l'avambraccio destro riposa sull' avambraccio sinistro del vicino
• Danse Trikot ha una parte di an dro e una di hanter dro, ci si tiene per i mignoli, nella parte di hanter dro ci si lega a catena senza lasciare i mignoli.
Gli strumenti tradizionali che accompagnano questo ballo sono: la coppia bombarde (bombarda bretone della famiglia dell'oboe)-biniou; o il chant à répondre (solista-coro).

FLAMENCO


Il flamenco è il nome di uno stile musicale ed una danza tipiche dell'Andalusia. Fortemente influenzato dal popolo nomade dei Gitani, il flamenco affonda le sue radici nella cultura musicale dei Mori e degli Ebrei. Un tempo ristretto nella zona dell'Andalusia, oggi il flamenco fa parte della cultura e della tradizione musicale della Spagna intera, anche se resta confinato, oltre che nelle zone di origine (Spagna meridionale) solo nelle grandi città del resto della Spagna.
Si pensa spesso che l'essenza del flamenco sia la danza. In realtà l'anima del flamenco è il "cante". Infatti il flamenco nasce come canto, senza musica (a palo seco) chitarra e danza si aggiungono solo in seguito. I cantanti "cantaores" possono cantare nella stessa serata in pezzi dove è presente il "baile" sia in pezzi di assolo con o senza chitarra. Negli assoli di norma il chitarrista dopo aver suonato qualche "falseta" (assolo di chitarra) prepara un tappeto sonoro suonando il "compas" di un determinato "palo". Su questo il cantaor improvvisa una sequenza di "letras" o "coplas" (strofe) che si possono susseguire a suo piacimento. Ogni "letra" è un mondo a parte per significato e melodia e la partecipazine del pubblico presente (jaleo) dimostra l'apprezzamento per l'intensita di esecuzione di una particolare letra famosa o per la scelta del repertorio.
Quando il cantaor canta per il baile la scelta delle letras è più obbligata, ma anche qui una dose di improvvisazione è presente grazie all'interazione degli artisti sul palco. Naturalmente più il contesto coinvolge un numero maggiore di persone (teatro) più l'improvvisazione riveste un ruolo meno importante.
Il "baile" flamenco è l'espressione più conosciuta di quest'arte. Nei contesti casalinghi e di tablao è quasi sempre una danza solistica, caratterizzata da una buona dose di improvvisazione, dove il ballerino è comunque coreografo della propria esibizione. Nel caso di spettacoli tetrali, la presenza di compagnie nutrite necessita di coreografie condivise, facendo in modo che i momenti di improvvisazione siano ridotti.
Nel baile flamenco esistono movimenti del corpo e delle braccia detti "braceo" e il battito dei piedi "zapeteo". Lo zapateo viene utilizzato dal ballerino per introdurre il cante (llamada) o per sottolineare la fine di un verso o di una letra (remate) oppure per eseguire dei veri e propri assoli ritmici (escobilla).
Abbigliamento: L'abbigliamento del ballerino prevede speciali calzature molto resistenti con chiodi ribattuti in punta e sul tacco e abiti in sintonia con il palo proposto, soprattutto per le donne. Infatti le fogge ed i colori si arminizzano con il sentimento del palo rappresentato: colori sgargianti e pois per il cante chico e toni più smorzati per il cante jondo.
Accessori: Nel ballo flamenco si possono utilizare diversi accesori; il bastone e talvolta le nacchere sono quelli utilizzati dagli uomini (le nacchere in particolare solo in alcuni tipi di danze come sevillanas e fandangos), mentre le donne oltre alle nacchere (anche per altri generi quali solea, seguiryia, ecc) utilizzano anche il ventaglio (abanico), lo scialle (manton), il cappello (sombrero) e l'abito con lo strascico (bata de cola). La chitarra flamenca deriva dal liuto. Si pensa infatti che le prime chitarre siano apparse in spagna nel XV secolo.
La chitarra tradizionale flamenca è simile a quella classica, ma utilzza il legno di cipresso ed è leggermente più piccola. Inoltre presenta spesso una piastra trasparente detta "golpeador" che serve per preservarla quando il chitarrista batte con le dita sulla cassa armonica per ottenere un effetto percussivo. La tecnica della chitarra flamenca è tipica di questo genere; una particolarità è il cosiddetto "rasgueo", il rapido movimento delle dita sulle corde che conferisce al flamneco una particolare dinamica

BOURREE


La bourrée è una antica danza francese. È generalmente a due tempi, veloce e accentata vigorosamente sul battere. Ma ne esiste anche una versione a tre tempi.
L'origine della bourrée risale al medio Evo e secondo alcune ricerche sarebbe di origine spagnola. Secondo alcuni specialisti, tra cui Pierre Rameau, è originaria della Bassa Auvergne, forse per la grande estensione di questa provincia e quindi per la predominanza numerica dei suoi abitanti.
La bourrée puo essere suonata a due tempi, che è la forma più diffusa o a tre tempi. La bourrée a tre tempi è caratteristica della Francia centrale, di andamento altrettanto veloce, accompagnata dalla musette. Fu in seguito accolta nel repertorio strumentale col nome di passepied.
La versione più conosciuta (Berry) viene eseguita da una coppia in posizione frontale, alterna due parti, la prima vede i ballerini avvicinarsi ed allontanarsi (con quattro passi di bourree) per quattro volte, la seconda vede i ballerini attraversare, cioè portarsi al posto del partner, (con quattro passi di bourree) per quattro volte.
Esistono un'infinità di varianti. Ogni paese, ogni famiglia, ogni ballerino ha il proprio stile di danza.

GIGA


La Giga è un tipo di ballo popolare antico diffuso in innumerevoli varianti in molte regioni d'Europa ma dalle probabili origini germaniche ("geiger" in tedesco significa "violinista"). In inglese è chiamata jig e in francese gigue.
È in ritmo binario, generalmente in tempo di 6/8 e con attacco in levare.
La jig o simple jig è una danza tradizionale tuttora praticata in Irlanda e in Scozia, e viene normalmente trascritta in 6/8, ma occasionalmente anche in 12/8.
Queste culture musicali folkloriche, ancora molto vive e in ulteriore evoluzione, contemplano anche le varianti ritmiche della slip jig (trascritta sempre in 9/8) e della double jig (trascritta in 6/8).
La variante irlandese si balla in otto.

PAVANA


La Pavana (da Padova: padovana, padoana, paduana; franc. pavane, pavenne; ingl. pavan, paven, pavin), è una danza di corte in metro binario e di andamento moderato, che sostituì nel primo quarto del XVI secolo la Basse, e che ebbe il suo periodo di splendore nel XVI e XVII secolo
Il nome si faceva derivare (per es. già da Walther nel 1732) dallo spagn. 'pavo' (pavone) e la danza veniva vista come proveniente dalla Spagna. Oggi 'pava' viene ricondotta a una forma idiomatica di Padova (alla pavana: "al modo di Padova")
La pavana si incontra per la prima volta nel libro per liuto di Joan Ambrosio Dalza (stampato da Petrucci nel 1508), che contiene 5 pavane "alla venetiana" e 4 "alla ferrarese" sotto il titolo "Padoane diuerse" Altre testimonianze si trovano, tra l'altro, in Hans Judenkönig (1523), Pierre Attaingnant (dal 1529) und Luis de Milán (1535).
La pavana viene descritta da Michael Praetorius come avente la forma aa bb cc.

scritto da:
AURA DUENDE
la Gitana
Musicista Di Accademia



Re Cervo Bianco )O(
Artista d’Accademia: Poeta
Jarl Gaelico del Clan Nordico
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08/07/2008 19:41

BREVE TRATTATO IN LINGUA VOLGARE SULL'APPROCCIARSI ALLA MUSICA
Le basi della Musica




A te dedico le mie poche parole
Abbine cura mentre ricerchi la tua
Giusta nota
Il principio del tuo cantare
La voce della tua passione


Esistono diversi termini usati per parlare di un particolare componimento musicale tra questi chiunque si avvicini alla Musica ne deve conoscer senza dubbio alcuno il significato.
Citiamo quindi L’Esacordo, della cui nascita dobbiamo ringraziare un certo Guido D’Arezzo di italiche discendenze che per primo intuì la necessità di una notazione simbolica che qualificasse ed unificasse il linguaggio musicale,ad Egli dobbiamo l’attribuzione di un nome ai segni della Musica.
L’inizio fu quindi nelle “note”,magiche rune del nostro esistere che mescendosi danno vita all’Arte della Musica..
Si consideri dunque questo l’inizio e la base da cui spiccare il volo e si continui ben tenendo a mente ciò che ora trascrivo:


la nota è il simbolo grafico utilizzato per indicare una specifica intonazione; quindi la melodia da intendere sarà come una successione di suoni percepita come un percorso coerente, un sentiero guida verso l’Ispirazione ,poi vi sarà l'accordo nella musica tonale è il risultato della combinazione simultanea di più suoni, sottoposta a vincoli e regole tradizionali;ed ecco giungere a noi Milady Armonia è Ella lo studio della classificazione e delle concatenazioni dei diversi accordi;
il contrappunto, dall’antica lingua latina tratto come” punctum contra punctum” in nostre parole punto contro punto, nota contro nota, è la simultanea organizzazione di differenti melodie, nulla potremmo però Noi Fare della Musica senza messere Ritmo che recita l'organizzazione delle durate e degli accenti nelle varie parti che compongono un pezzo musicale.
Il tempo nelle sue diverse accezioni sarà colui che scandirà la Vita Musicale,così come esso scandisce la nostra stessa vita nell’evoluzione delle ore sue sorelle.
Considerate sempre amici miei gli armonici, ovvero l'insieme delle note che, unite, compongono una stessa nota, come l'ottava, la quinta e la terza e ultimo ma non per importanza devo citare il timbro che vien fuori come succo dalla spremitura artistica degli strumenti utilizzati per costituire un brano musicale.


Sarà allo stesso modo importante fare apprendere all’Allievo ed a chiunque abbia cuore di accostarsi alla Dea Musica l’importanza del solfeggio, prima parlato e poi cantato;in esso si potrà esprimere al meglio il gorgheggio più essenziale e sublime della voce umana,Primo strumento dono della Dea.
L’aspetto ritmico della Musica è sicuramente quello più antico di essa e più direttamente collegato alla Danza e per questo quello più riconducibile alla passionalità di essa ed al lato “Umano” dell’Arte Musicale. E’ forse meno Arte quella del corpo che traduce in movenze il dire delle Note e delle Cantate parole? Nulla è piccolo di ciò che è fatto con Amore…
Ed eccoci giunti agli Accenti, Folletti impertinenti del nostro comporre…esistono invero diversi tipi di “accento” nella pratica musicale,sicuramente tra questi vanno rimembrati :
L’accento Metrico, quello che comunemente viene anche nomato come “di misura”, esso cade sul primo movimento di ogni Misura e in gergo volgare viene detto “il battere”.Nella maggior parte delle volte esso non si avverte o per meglio dire non gli viene dato durante l’esecuzione un rilievo artistico interpretativo eccezion fatta per alcune composizioni come le “marce”

L’Accento Ritmico che cade sui Tempi della Musica ,esso non si vede graficamente e non si deve far sentire
L’Accento Dinamico che può essere posto su una qualsiasi delle note di misura rinforzandone l’Intensità, molto usato nei ritmi sincopati poiché ne va a rafforzare il debole tempo
L’Accento Agogico anch’esso non ha un suo posto prestabilito, molto usato negli adagi in genere, è indice che si deve dare al suono un andamento “tenuto” od “appoggiato”, non sforzato
L’Accento Melodico che rappresenta l’Espressione Artistica e Musicale in genere, dalla lingua greca esso tare l’origine nella parola pathos che significa sentimento, esso può essere posto su una qualsiasi nota della composizione ed essere considerato come scaturito dall’unione tra l’accento dinamico e quello agogico

È chiaro che per comprendere tali accenti è indispensabile che l'esecutore o
chi ascolta abbia una buona cultura musicale, uno spiccato senso musicale
artistico o comunemente detto un "buon orecchio" per riuscire a captare le
piccole differenze di intensità degli accenti. Invece per comprendere al meglio
l'accento melodico l'esecutore o chi ascolta dovrebbe conoscere il periodo
storico del brano, la vita e ciò che vorrebbe rappresentare l'autore. La regolarità del ritmo e, quindi, nella successione di accenti forti e deboli, si può riscontrare anche a livello naturale: un ritmo di tipo binario si riscontra, ad esempio, nell’alternarsi del giorno e della notte, nel battito cardiaco, nel camminare …esiste quindi in ogni angolo del tuo vedere ciò che cerchi …fuori e dentro te…

Compagno del Ritmo e degli Accenti è anche il Tempo visto come “misura” e quindi indica in questo caso la divisione metrica di una partitura ma anche come velocità indica l'andamento di esecuzione di un brano,tale indicazione è riportata sopra il pentagramma e fornisce un'indicazione indispensabile per la corretta esecuzione della musica.
Ed ora mio buon lettore non ti resta che scivolare tra le note e gli strumenti come stilla di ambra e decidere di indurirti o meno per restare testimone d’animo per sempre o solo per un breve attimo della Musica…

scritto da:
*°°Esmeralda°°*
MAESTRA D' ARTE DI MUSICA



IL CANTO




La voce umana riflette le caratteristiche dell'apparato vocale del cantante, ma può essere educata seguendo tecniche diverse.
L'esecuzione della musica medievale e rinascimentale richiede un'emissione molto precisa per quanto riguarda l'intonazione, il ritmo e la pronuncia delle parole; parte del repertorio contiene fioriture che richiedono una particolare agilità nell'articolazione. Per contro, non è necessaria una potenza vocale paragonabile a quella dei cantanti lirici, che anzi renderebbe problematico il raggiungimento di un equilibrio fra le voci, e con gli eventuali strumenti, nell'esecuzione della polifonia. Il repertorio prevede parti maschili (tenor e contratenor) di grande estensione, che richiedono l'uso combinato del registro di petto e di quello di testa. Le parti acute (cantus o superius) erano eseguite da voci bianche (nel fanciullo la pubertà, e pertanto la muta della voce, avvenivano in un'età molto più avanzata rispetto ad oggi); nella musica profana erano usate anche voci femminili. Oggi, non essendo disponibili voci bianche sufficientemente educate, le voci acute sono affidate a voci femminili o a falsettisti (oggi spesso detti "controtenori", secondo l'uso anglosassone). Si ritiene correntemente che il vibrato della voce debba essere limitato alla sua misura fisiologica (nel canto lirico esso viene invece espressamente potenziato).

scritto da:
AURA DUENDE
la Gitana
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08/07/2008 19:44

MUSICA CELTICA




La musica celtica comprende un ampio spettro di generi musicali, che si sono evoluti dalle tradizioni e dalla musica folk dei popoli celtici dell'Europa Occidentale. Il termine musica celtica può essere riferito sia alla musica di tradizione oralmente trasmessa che alla musica popolare con alcune somiglianze superficiali agli stili folk dei popoli celtici. La musica celtica è una musica popolare, la musica del popolo può anche essere chiamata profana e non era scritta come la musica sacra o colta ma tramandata oralmente.
Strumenti ed aspetti comuni del carattere della musica celtica sono jigs (danze molto antiche un tempo diffuse in molte parti d'Europa), reels (danze molto veloci), hornpipes (danze ritmate derivate dalle danze marinare), polkas, strathspeys (vivaci danze scozzesi) e melodie lente.
La maggior parte della musica è classificata come forte, con ripetizioni della melodia in un set ritmico ben definito accompagnato da un sottofondo ballabile. Le ballate sono altresì comuni.
Da un punto di vista linguistico, ci sono due branche, quella Gallica e quella Britannica, che si differenziano principalmente dal range musicale esteso talvolta oltre le le due ottave delle melodie scozzesi ed irlandesi ed il più ridotto range melodico delle melodie bretoni e gallesi talvolta relegato a mezza ottava, nonché dall'uso della scala pentatonica pura della musica gallica.

scritto da:
AURA DUENDE
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09/07/2008 18:39

STRUMENTI MUSICALI


ARPA




L'arpa è uno strumento musicale cordofono a pizzico. Esistono vari tipi di arpe. Per quello che riguarda la musica popolare e tradizionale, molte culture e geografie hanno tra i propri strumenti qualche variante di arpa: si ha così l'arpa celtica, le varie arpe africane, indiane, ed altre ancora. L'arpa da concerto a pedali è dotata di 47 corde tese tra la cassa di risonanza e una mensola detta "modiglione", con un'estensione di 6 ottave e mezza e intonato in do bemolle maggiore. I suoni estranei a questa tonalità si possono ottenere agendo su 7 pedali a doppia tacca; ogni corda è in grado di produrre tre note diverse ed è possibile costruire una scala cromatica. L'arpa è costituita complessivamente da 1.415 pezzi differenti che sono necessari alla sua fabbricazione. L'arpa ha un'origine antichissima: deriva dal cosiddetto arco musicale. I primi ad avere in uso l'arpa furono gli Egiziani circa nel 3000 a.C.. Se ne conserva un esemplare che è stato datato circa al 2700 a.C. ritrovato a Ur (nell'odierno Iraq) da sir Leonard Woolley. L'arpa di cui parliamo era curvilinea e viene ancora costruita in Africa. Presso gli Egiziani e gli Assiri venivano costruite arpe di varia foggia ed aventi un numero tra loro differente di corde (sembra che se ne avessero fino a 22). L'uso dell'arpa probabilmente era anche conosciuto dal popolo ebraico mentre fu disdegnato dai Greci e dai Romani a tutto vantaggio della lira e della cetra. L'arpa ricomparve in Europa, durante il IV secolo, presso le popolazioni nordiche (in particolare irlandesi ed anglosassoni) e da lì si diffuse nel resto del continente dove venne particolarmente usata nel genere musicale del Minnesang nel XII secolo. L'arpa divenne molto comune nel XIV secolo come accompagnamento per i canti o le danze. L'arpa è' simbolo di tranquillità, animo eletto e allegria. È anche simbolo di Santa Cecilia, patrona della musica. È molto rara negli stemmi. Uno dei primi signori dell'Irlanda, David, scelse come propria arma l'arpa, strumento preferito dal re Davide di cui portava il nome: da allora l'arpa è diventato il simbolo dell'Irlanda.

ARPA CELTICA




L'arpa celtica, o gaelica (detta in irlandese clársach), è uno strumento a corde del folklore dei paesi europei di area celtica (Irlanda in primis di cui è lo strumento "principe"), ma anche la Scozia e il Galles nelle Isole Britanniche, e la Bretagna in Francia. L'arpa celtica si differenzia dall'arpa classica (quella usata nelle orchestre sinfoniche) per vari motivi:
• L'arpa celtica è più piccola rispetto all'arpa classica
• A differenza della grande arpa da concerto, l'arpa celtica non ha i pedali, ma ha le chiavi con cui si ottengono i semitoni.
• Le corde delle arpe celtiche antiche erano metalliche oppure di budello di pecora, ma oggigiorno possono essere anche in nylon oppure in carbonio.
Gli antenati dell'arpa celtica devono essere ricercati nelle arpe dei Babilonesi, degli Assiri e degli Egizi. La più antica arpa celtica arrivata a noi è quella del Re Brian Borù, conservata al Trinity College di Dublino, databile intorno al XIV secolo. Intorno all'anno Mille i bardi dei Celti possiedono due tipi di arpa: una con tutte le corde in metallo, un'altra con le corde in budello e la cassa di risonanza intagliata da un tronco di salice. Gli arpisti formavano una corporazione di tipo ereditario, ed erano organizzati come un ordine religioso. L'arpista era tenuto in grande considerazione da tutte le corti dove esercitava la sua arte,accompagnando le sue innumerevoli storie che parlavano di amore, di guerra, di amicizia, di magia, ed era tale la sua influenza sul popolo che nel XV e nel XVI secolo molti sovrani emanarono leggi per limitare il potere dei bardi. Gli ultimi bardi irlandesi si chiamano O'Neill, Hempson, ma soprattutto Turlough O'Carolan, vera pietra miliare e riferimento ancora attuale per gli arpisti dei nostri tempi, ma dopo di essi, il buio per alcuni secoli.

LIUTO




Con il termine liuto si intende sia lo strumento musicale sia, secondo la classificazione organologica, la particolare famiglia di strumenti cordofoni composti da un manico sul quale l'esecutore preme con le dita le corde nelle posizioni opportune, e da una cassa armonica.
A seconda del modo utilizzato per produrre il suono dalle corde, si distinguono i liuti ad arco, nei quali le corde sono sfregate da un archetto (violino, viola...) dai liuti a plettro, nei quali le corde sono pizzicate dal plettro o dalle unghie dell'esecutore (chitarra, mandolino...).
I liuti, siano essi ad arco o a plettro, si possono anche classificare, in base al manico, in corti e lunghi. La conseguenza è che nei liuti lunghi si ha a disposizione su una sola corda, una sequenza di note maggiore che non sui liuti corti; pertanto sui liuti lunghi si possono eseguire contemporaneamente sia la melodia, suonata su una corda, che l'accompagnamento, suonato sulle altre corde, cosa che invece è fortemente limitata, se non impossibile, sui liuti corti.
L'evoluzione del liuto portò alla costruzione di strumenti di diapason variabile, e con diverse accordature dovute anche al variare del numero di corde o di ordini di corde.
Generalmente, il liuto rinascimentale a 6 cori utilizzava l'accordatura della viola da gamba tenore, con intervalli di quarta tra le corde, fatta eccezione per l'intervallo tra il quarto e il quinto ordine, che è di terza maggiore.
I liuti con più di 6 ordini di corde normalmente sono composti con l'aggiunta di ordini di corde più gravi, utilizzati a vuoto; in questo caso i primi sei ordini sono accordati normalmente, mentre le corde gravi possono essere accordate secondo i pezzi da eseguire (secondo la prassi esecutiva barocca raggruppati in suites della stessa tonalità).
Durante il XVII secolo vengono introdotte diverse variazioni di accordatura; in Francia si impone verso la fine del secolo l'accordatura in "re minore", con ordini gravi modificati a seconda della tonalità dei brani da eseguire.

FLAUTO DOLCE




Il flauto dolce (o flauto a becco) è uno strumento musicale della famiglia degli aerofoni, di legno. In inglese è chiamato recorder, in francese flûte à bec, in tedesco Blockflöte. Come l'ocarina e il tin whistle è uno strumento "a fischietto", in cui l'emissione del suono è provocata dall'incanalamento dell'aria in un condotto, ricavato nell'imboccatura dello strumento, che la dirige contro un bordo affilato (detto labium): l'oscillazione della colonna d'aria fra l'esterno e l'interno del labium mette in vibrazione l'aria contenuta nello strumento.

BOMBARDA




La bombarda è uno strumento musicale a fiato della famiglia degli oboi. Fu uno degli strumenti più usati tra il XV e il XVII secolo[citazione necessaria] ed è ancora utilizzato nella musica popolare di diversi paesi: nell'ambito della musica colta, il suo ruolo è oggi sostanzialmente limitato all'esecuzione filologica del repertorio d'epoca.

SALTERIO




Il salterio è uno strumento musicale a corde, la cui origine risale almeno al 300 a.C.. Ci sono molte varianti di questo strumento, stante la sua datazione e diffusione in tutto il mondo. Generalmente viene suonato pizzicando le corde come in un'arpa, si tratta di uno strumento sufficientemente piccolo da essere portatile, quindi molto utilizzato anche per accompagnare il canto.
Il salterio a pizzico normalmente si presenta a forma trapezoidale, con due ordini di corde in corrispondenza dei lati obliqui, e le corde abbastanza distanziate per essere suonate a pizzico. Lo spazio tra i due ordini di corde era utilizzato (e lo è ancora presso certi monasteri soprattutto femminili in Umbria e nelle Marche) per l'inserimento del libro dei salmi, che non a caso si chiama anche salterio, salmi che si intonavano utilizzando lo strumento come accompagnamento.
Il salterio ad arco è solitamente di forma triangolare, le corde sono molto più ravvicinate e su uno stesso piano, e si utilizza un arco simile a quello dei normali strumenti ad arco per sfregamento sulla relativa corda, raggiungibile per differenza di lunghezza dalle note adiacenti.

GHIRONDA




La ghironda (o gironda) è uno strumento a corde di origine medievale
La prima testimonianza conosciuta è l'organistrum, un enorme cordofono utilizzato nel periodo gotico in ambito monastico per insegnare musica ed eseguire brani sacri. L'essere uno strumento polifonico ne ha probabilmente ispirato il nome, che deriverebbe quindi dal termine organum.[1]
Una delle prime raffigurazioni dell'organistrum si trova nel portico della Gloria della cattedrale di Santiago de Compostela (XII secolo): si può notare come lo strumento, a forma di violino, sia di grandi dimensioni (anche 2 metri di lunghezza) e sia suonato contemporaneamente da due persone, di cui una addetta esclusivamente a ruotare la manovella.[1]
Attorno al XIII secolo lo strumento, le cui dimensioni sono notevolmente ridotte, prende il nome di symphonia (in francese chifonie): anche questo appellativo è probabilmente derivato dalla caratteristica polifonia dello strumento.[1]
La symphonia è suonata da un solo strumentista e viene utilizzata dai menestrelli per accompagnare danze e chansons de geste; in breve la sua popolarità ne allarga l'uso a processioni religiose e mystery plays. L'associazione, che si consolida nei secoli, con menestrelli, vagabondi e mendicanti (spesso ciechi) fa di questo strumento simbolo, alternativamente, di rusticità, ignobiltà, immoralità, povertà.[1]
Nella seconda metà del XVII secolo lo strumento appare nella corte francese nell'ambito della "moda" pastorale dell'aristocrazia di quegli anni; l'opera del liutaio Henri Bâton, che nei primi anni del secolo successivo sviluppa la ghironda nella sua forma "moderna", permette inoltre l'inserimento della vielle à roue (il nome francese dello strumento) tra gli strumenti da musica da camera. Le ghironde create da Bâton, disponibili nelle forme a chitarra e a liuto, più curate nell'aspetto esteriore e dotate di un'intonazione più precisa, riscuotono largo successo soprattutto tra il pubblico femminile; in breve tempo lo strumento viene ammesso ai concerti e molti fabbricanti di strumenti cominciano a produrlo.[1]
Il gran numero di opere d'arte del periodo che raffigurano la ghironda e i molti componimenti eseguiti sono prova della popolarità dello strumento, che tuttavia non ottiene un posto "fisso" all'interno dell'orchestra d'opera; nella seconda metà del secolo, infatti, ritorna ad essere principalmente uno strumento folcloristico.[1] Alla base del funzionamento dello strumento c'è una ruota di legno, coperta di pece e azionata da una manovella, che sfrega le varie corde: i cantini, i bordoni e la trompette. I cantini, solitamente due posti nella parte centrale dello strumento, sono controllati da una una tastiera cromatica e realizzano la melodia. I bordoni, posti vicino al piano armonico, producono un suono continuo: di solito la tonica ma a volte si usa la dominante. La corda della trompette, poggiando su un ponticello mobile detto anche «chien» (cane), produce invece un caratteristico suono ronzante. Tramite la complessa tecnica dei colpi di manovella, che sollecitano la corda della trompette, è possibile realizzare delle formule di accompagnamento ritmico (colpi di due, di tre o di quattro, regolari o irregolari).

TROMBA DA TIRARSI




La tromba da tirarsi è un aerofono, sottoclasse ottoni, usato durante il tardo medioevo e il rinascimento; diversamente dalla tromba naturale (di lunghezza fissa), può suonare tutte le note della scala, ma è costruttivamente del tutto diversa dalla moderna tromba a pistoni.
Lo strumento era costituito da un tubo diritto solidale al bocchino, su cui scorreva la tromba vera e propria: in questo modo si poteva variare la lunghezza totale dello strumento, ottenendo note diverse a partire da uno stesso armonico (quest'ultimo è determinato dalla maggiore o minore tensione delle labbra dell'esecutore, come in tutti gli strumenti a bocchino). Era suonata tenendo il bocchino premuto sulle labbra con le dita di una mano, mentre con l'altra mano veniva spostato l'intero strumento (campana compresa) a seconda delle note da suonarsi: proprio questa posizione delle mani dell'esecutore si ritrova frequentamente nell'iconografia. Il movimento del braccio necessario per un dato intervallo, quindi, era doppio rispetto a quanto avviene in un trombone, che è invece dotato di una coulisse a U. Le moderne ricostruzioni della tromba da tirarsi sono congetturali e basate sulle fonti iconografiche, in quanto finora non è stato rinvenuto alcun esemplare superstite dell'epoca. L'uso del trombone a coulisse è sicuramente attestato prima del 1490, ed è ragionevole supporre che l'invenzione della tromba da tirarsi sia stata largamente antecedente. Già all'inizio del XV secolo alcune cronache testimoniano l'uso delle trombe sia nell'esecuzione della polifonia sacra che in quella profana, e le tombe naturali non avrebbero potuto eseguire quel tipo di repertorio. Le trombe erano specificamente impiegate per le parti di contratenor.
Secondo quanto riportato nel trattato De inventione et usu musicae del 1487, di Johannes Tinctoris, la tromba veniva normalmente usata nelle feste di corte per l'accompagnamento delle danze ma anche in chiesa durante le celebrazioni solenni delle più importanti feste religiose.

VIELLA (VIOLINO)




La viella (anche fidula, viièle, viele, vielle o viola) è uno strumento musicale a corde del Medioevo, considerato il più nobile e il più difficile da suonare.
Jérôme de Moravie, domenicano vissuto nel XIII secolo, diede una descrizione dettagliata della viella dei suoi tempi, che era a cinque corde. Ma prima di quell'epoca, da alcune rappresentazioni pittoriche pervenuteci, la viella aveva quattro corde; così afferma François Joseph Fétis nelle Recherches historiques et critiques sur l'origine et les transformations des instruments à archet (1856). Gerbert afferma che il numero delle corde era facoltativo e andava da tre a cinque nel periodo fra l'XI e il XIII secolo, epoca in cui venne codificato il numero di cinque corde.
Su un capitello del portico della chiesa abbaziale di Vézelay, si vede un menestrello che porta al fianco una viella con quattro corde unite a due a due.
Sul portale occidentale della Cattedrale di Chartres (circa 1140) è scolpito un personaggio che suona la viella a cinque corde.
Un'altra viella si trova raffigurata sulla facciata della casa dei musicisti di Reims ed è a tre corde.
La viella fu usata correntemente fino al XV secolo (epoca in sui è raffigurata in grande dettaglio, fra l'altro, in numerose tavole di Hans Memling e in un celebre polittico di Jan van Eyck). Nel XVI secolo fu soppiantata da altri strumenti ad arco, particolarmente dalla famiglia delle viole da gamba, ma lo schema di uno strumento accordato per quinte e senza tasti fu ripreso nelle viole da braccio (violino, viola e violoncello).
Nell'iconografia appare impiegata sia da strumentisti di corte (menestrelli) sia da gruppi di angeli che suonano e cantano: è quindi verosimile che fosse impiegata sia nella musica profana che in quella sacra. La sua estensione la rende particolarmente adatta ad eseguire le voci gravi (tenor e contratenor) delle composizioni polifoniche.

ORGANO PORTATIVO




L’organo portativo, chiamato anche organetto o ninfale, è un organo di piccole dimensioni, anche se simile meccanicamente a strumenti più grandi.
Ebbe la sua massima diffusione nei secoli XIII-XV in Europa, dove veniva impiegato per l’insegnamento o per piccoli accompagnamenti.
Era, come dice il nome, trasportabile e poteva essere suonato senza bisogno di un appoggio stabile a differenza dell’organo positivo. L'organo portativo non veniva suonato con tutte e due le mani, ma con una sola, la destra, mentre la sinistra si occupava dell'azionamento di un mantice che generava l’aria necessaria al suono.
Poteva contenere una, due o più ottave di canne disposte in più file e talvolta ne aveva una o due più grandi che venivano usate come il bordone dell'organo positivo. I tasti, più spesso dei bottoni, non rappresentavano spesso una vera scala come siamo abituati a vedere, ma spesso erano privi anche delle diatoniche, in tutto o in parte. Ogni tasto azionava una sola canna e uno o più registri ne modificavano, solo in parte, il suono emesso.
Diversi erano i compositori che venivano raffigurati mentre suonavano questo tipo di strumento, come ad esempio Francesco Landini e Guillaume Dufay. Inoltre l' organo portatile (altro termine con cui veniva chiamato in Italia) compare spesso nei dipinti italiani del XV secolo, soprattutto in quelli di scuola veneziana, dove comparivano, ad esempio, nei cori d'angeli.
Positivo è un piccolo organo, dotato o meno di pedaliera e spesso avente un unico manuale, appoggiato ad un tavolo o al pavimento. Essendo di ridotte dimensioni non dispone di un'ampia gamma di registri: solitamente infatti è provvisto di tre o quattro registri e la pedaliera non ne possiede di propri. È impiegato soprattutto a livello domestico e didattico, in piccole chiese e cappelle come accompagnamento al canto assembleare o a scholae cantorum di modeste dimensioni, ma sovente anche nell'orchestra barocca dove gli è assegnata la parte del basso continuo. All'inizio del secolo XVI circa, comincia ad essere affiancato in molte chiese all'organo principale, per poi arrivare a costituire parte integrante di quest'ultimo. In Germania questo corpo d'organo viene molte volte posizionato alle spalle dell'esecutore, per cui è noto col nome di Rückpositiv.

scritto da:
AURA DUENDE
la Gitana
Musicista Di Accademia



Re Cervo Bianco )O(
Artista d’Accademia: Poeta
Jarl Gaelico del Clan Nordico
Tutor


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