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BIBLIOTECA AULA DI MUSICA

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2008 18:39
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Città: MILANO
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Sesso: Maschile
09/07/2008 18:39

STRUMENTI MUSICALI


ARPA




L'arpa è uno strumento musicale cordofono a pizzico. Esistono vari tipi di arpe. Per quello che riguarda la musica popolare e tradizionale, molte culture e geografie hanno tra i propri strumenti qualche variante di arpa: si ha così l'arpa celtica, le varie arpe africane, indiane, ed altre ancora. L'arpa da concerto a pedali è dotata di 47 corde tese tra la cassa di risonanza e una mensola detta "modiglione", con un'estensione di 6 ottave e mezza e intonato in do bemolle maggiore. I suoni estranei a questa tonalità si possono ottenere agendo su 7 pedali a doppia tacca; ogni corda è in grado di produrre tre note diverse ed è possibile costruire una scala cromatica. L'arpa è costituita complessivamente da 1.415 pezzi differenti che sono necessari alla sua fabbricazione. L'arpa ha un'origine antichissima: deriva dal cosiddetto arco musicale. I primi ad avere in uso l'arpa furono gli Egiziani circa nel 3000 a.C.. Se ne conserva un esemplare che è stato datato circa al 2700 a.C. ritrovato a Ur (nell'odierno Iraq) da sir Leonard Woolley. L'arpa di cui parliamo era curvilinea e viene ancora costruita in Africa. Presso gli Egiziani e gli Assiri venivano costruite arpe di varia foggia ed aventi un numero tra loro differente di corde (sembra che se ne avessero fino a 22). L'uso dell'arpa probabilmente era anche conosciuto dal popolo ebraico mentre fu disdegnato dai Greci e dai Romani a tutto vantaggio della lira e della cetra. L'arpa ricomparve in Europa, durante il IV secolo, presso le popolazioni nordiche (in particolare irlandesi ed anglosassoni) e da lì si diffuse nel resto del continente dove venne particolarmente usata nel genere musicale del Minnesang nel XII secolo. L'arpa divenne molto comune nel XIV secolo come accompagnamento per i canti o le danze. L'arpa è' simbolo di tranquillità, animo eletto e allegria. È anche simbolo di Santa Cecilia, patrona della musica. È molto rara negli stemmi. Uno dei primi signori dell'Irlanda, David, scelse come propria arma l'arpa, strumento preferito dal re Davide di cui portava il nome: da allora l'arpa è diventato il simbolo dell'Irlanda.

ARPA CELTICA




L'arpa celtica, o gaelica (detta in irlandese clársach), è uno strumento a corde del folklore dei paesi europei di area celtica (Irlanda in primis di cui è lo strumento "principe"), ma anche la Scozia e il Galles nelle Isole Britanniche, e la Bretagna in Francia. L'arpa celtica si differenzia dall'arpa classica (quella usata nelle orchestre sinfoniche) per vari motivi:
• L'arpa celtica è più piccola rispetto all'arpa classica
• A differenza della grande arpa da concerto, l'arpa celtica non ha i pedali, ma ha le chiavi con cui si ottengono i semitoni.
• Le corde delle arpe celtiche antiche erano metalliche oppure di budello di pecora, ma oggigiorno possono essere anche in nylon oppure in carbonio.
Gli antenati dell'arpa celtica devono essere ricercati nelle arpe dei Babilonesi, degli Assiri e degli Egizi. La più antica arpa celtica arrivata a noi è quella del Re Brian Borù, conservata al Trinity College di Dublino, databile intorno al XIV secolo. Intorno all'anno Mille i bardi dei Celti possiedono due tipi di arpa: una con tutte le corde in metallo, un'altra con le corde in budello e la cassa di risonanza intagliata da un tronco di salice. Gli arpisti formavano una corporazione di tipo ereditario, ed erano organizzati come un ordine religioso. L'arpista era tenuto in grande considerazione da tutte le corti dove esercitava la sua arte,accompagnando le sue innumerevoli storie che parlavano di amore, di guerra, di amicizia, di magia, ed era tale la sua influenza sul popolo che nel XV e nel XVI secolo molti sovrani emanarono leggi per limitare il potere dei bardi. Gli ultimi bardi irlandesi si chiamano O'Neill, Hempson, ma soprattutto Turlough O'Carolan, vera pietra miliare e riferimento ancora attuale per gli arpisti dei nostri tempi, ma dopo di essi, il buio per alcuni secoli.

LIUTO




Con il termine liuto si intende sia lo strumento musicale sia, secondo la classificazione organologica, la particolare famiglia di strumenti cordofoni composti da un manico sul quale l'esecutore preme con le dita le corde nelle posizioni opportune, e da una cassa armonica.
A seconda del modo utilizzato per produrre il suono dalle corde, si distinguono i liuti ad arco, nei quali le corde sono sfregate da un archetto (violino, viola...) dai liuti a plettro, nei quali le corde sono pizzicate dal plettro o dalle unghie dell'esecutore (chitarra, mandolino...).
I liuti, siano essi ad arco o a plettro, si possono anche classificare, in base al manico, in corti e lunghi. La conseguenza è che nei liuti lunghi si ha a disposizione su una sola corda, una sequenza di note maggiore che non sui liuti corti; pertanto sui liuti lunghi si possono eseguire contemporaneamente sia la melodia, suonata su una corda, che l'accompagnamento, suonato sulle altre corde, cosa che invece è fortemente limitata, se non impossibile, sui liuti corti.
L'evoluzione del liuto portò alla costruzione di strumenti di diapason variabile, e con diverse accordature dovute anche al variare del numero di corde o di ordini di corde.
Generalmente, il liuto rinascimentale a 6 cori utilizzava l'accordatura della viola da gamba tenore, con intervalli di quarta tra le corde, fatta eccezione per l'intervallo tra il quarto e il quinto ordine, che è di terza maggiore.
I liuti con più di 6 ordini di corde normalmente sono composti con l'aggiunta di ordini di corde più gravi, utilizzati a vuoto; in questo caso i primi sei ordini sono accordati normalmente, mentre le corde gravi possono essere accordate secondo i pezzi da eseguire (secondo la prassi esecutiva barocca raggruppati in suites della stessa tonalità).
Durante il XVII secolo vengono introdotte diverse variazioni di accordatura; in Francia si impone verso la fine del secolo l'accordatura in "re minore", con ordini gravi modificati a seconda della tonalità dei brani da eseguire.

FLAUTO DOLCE




Il flauto dolce (o flauto a becco) è uno strumento musicale della famiglia degli aerofoni, di legno. In inglese è chiamato recorder, in francese flûte à bec, in tedesco Blockflöte. Come l'ocarina e il tin whistle è uno strumento "a fischietto", in cui l'emissione del suono è provocata dall'incanalamento dell'aria in un condotto, ricavato nell'imboccatura dello strumento, che la dirige contro un bordo affilato (detto labium): l'oscillazione della colonna d'aria fra l'esterno e l'interno del labium mette in vibrazione l'aria contenuta nello strumento.

BOMBARDA




La bombarda è uno strumento musicale a fiato della famiglia degli oboi. Fu uno degli strumenti più usati tra il XV e il XVII secolo[citazione necessaria] ed è ancora utilizzato nella musica popolare di diversi paesi: nell'ambito della musica colta, il suo ruolo è oggi sostanzialmente limitato all'esecuzione filologica del repertorio d'epoca.

SALTERIO




Il salterio è uno strumento musicale a corde, la cui origine risale almeno al 300 a.C.. Ci sono molte varianti di questo strumento, stante la sua datazione e diffusione in tutto il mondo. Generalmente viene suonato pizzicando le corde come in un'arpa, si tratta di uno strumento sufficientemente piccolo da essere portatile, quindi molto utilizzato anche per accompagnare il canto.
Il salterio a pizzico normalmente si presenta a forma trapezoidale, con due ordini di corde in corrispondenza dei lati obliqui, e le corde abbastanza distanziate per essere suonate a pizzico. Lo spazio tra i due ordini di corde era utilizzato (e lo è ancora presso certi monasteri soprattutto femminili in Umbria e nelle Marche) per l'inserimento del libro dei salmi, che non a caso si chiama anche salterio, salmi che si intonavano utilizzando lo strumento come accompagnamento.
Il salterio ad arco è solitamente di forma triangolare, le corde sono molto più ravvicinate e su uno stesso piano, e si utilizza un arco simile a quello dei normali strumenti ad arco per sfregamento sulla relativa corda, raggiungibile per differenza di lunghezza dalle note adiacenti.

GHIRONDA




La ghironda (o gironda) è uno strumento a corde di origine medievale
La prima testimonianza conosciuta è l'organistrum, un enorme cordofono utilizzato nel periodo gotico in ambito monastico per insegnare musica ed eseguire brani sacri. L'essere uno strumento polifonico ne ha probabilmente ispirato il nome, che deriverebbe quindi dal termine organum.[1]
Una delle prime raffigurazioni dell'organistrum si trova nel portico della Gloria della cattedrale di Santiago de Compostela (XII secolo): si può notare come lo strumento, a forma di violino, sia di grandi dimensioni (anche 2 metri di lunghezza) e sia suonato contemporaneamente da due persone, di cui una addetta esclusivamente a ruotare la manovella.[1]
Attorno al XIII secolo lo strumento, le cui dimensioni sono notevolmente ridotte, prende il nome di symphonia (in francese chifonie): anche questo appellativo è probabilmente derivato dalla caratteristica polifonia dello strumento.[1]
La symphonia è suonata da un solo strumentista e viene utilizzata dai menestrelli per accompagnare danze e chansons de geste; in breve la sua popolarità ne allarga l'uso a processioni religiose e mystery plays. L'associazione, che si consolida nei secoli, con menestrelli, vagabondi e mendicanti (spesso ciechi) fa di questo strumento simbolo, alternativamente, di rusticità, ignobiltà, immoralità, povertà.[1]
Nella seconda metà del XVII secolo lo strumento appare nella corte francese nell'ambito della "moda" pastorale dell'aristocrazia di quegli anni; l'opera del liutaio Henri Bâton, che nei primi anni del secolo successivo sviluppa la ghironda nella sua forma "moderna", permette inoltre l'inserimento della vielle à roue (il nome francese dello strumento) tra gli strumenti da musica da camera. Le ghironde create da Bâton, disponibili nelle forme a chitarra e a liuto, più curate nell'aspetto esteriore e dotate di un'intonazione più precisa, riscuotono largo successo soprattutto tra il pubblico femminile; in breve tempo lo strumento viene ammesso ai concerti e molti fabbricanti di strumenti cominciano a produrlo.[1]
Il gran numero di opere d'arte del periodo che raffigurano la ghironda e i molti componimenti eseguiti sono prova della popolarità dello strumento, che tuttavia non ottiene un posto "fisso" all'interno dell'orchestra d'opera; nella seconda metà del secolo, infatti, ritorna ad essere principalmente uno strumento folcloristico.[1] Alla base del funzionamento dello strumento c'è una ruota di legno, coperta di pece e azionata da una manovella, che sfrega le varie corde: i cantini, i bordoni e la trompette. I cantini, solitamente due posti nella parte centrale dello strumento, sono controllati da una una tastiera cromatica e realizzano la melodia. I bordoni, posti vicino al piano armonico, producono un suono continuo: di solito la tonica ma a volte si usa la dominante. La corda della trompette, poggiando su un ponticello mobile detto anche «chien» (cane), produce invece un caratteristico suono ronzante. Tramite la complessa tecnica dei colpi di manovella, che sollecitano la corda della trompette, è possibile realizzare delle formule di accompagnamento ritmico (colpi di due, di tre o di quattro, regolari o irregolari).

TROMBA DA TIRARSI




La tromba da tirarsi è un aerofono, sottoclasse ottoni, usato durante il tardo medioevo e il rinascimento; diversamente dalla tromba naturale (di lunghezza fissa), può suonare tutte le note della scala, ma è costruttivamente del tutto diversa dalla moderna tromba a pistoni.
Lo strumento era costituito da un tubo diritto solidale al bocchino, su cui scorreva la tromba vera e propria: in questo modo si poteva variare la lunghezza totale dello strumento, ottenendo note diverse a partire da uno stesso armonico (quest'ultimo è determinato dalla maggiore o minore tensione delle labbra dell'esecutore, come in tutti gli strumenti a bocchino). Era suonata tenendo il bocchino premuto sulle labbra con le dita di una mano, mentre con l'altra mano veniva spostato l'intero strumento (campana compresa) a seconda delle note da suonarsi: proprio questa posizione delle mani dell'esecutore si ritrova frequentamente nell'iconografia. Il movimento del braccio necessario per un dato intervallo, quindi, era doppio rispetto a quanto avviene in un trombone, che è invece dotato di una coulisse a U. Le moderne ricostruzioni della tromba da tirarsi sono congetturali e basate sulle fonti iconografiche, in quanto finora non è stato rinvenuto alcun esemplare superstite dell'epoca. L'uso del trombone a coulisse è sicuramente attestato prima del 1490, ed è ragionevole supporre che l'invenzione della tromba da tirarsi sia stata largamente antecedente. Già all'inizio del XV secolo alcune cronache testimoniano l'uso delle trombe sia nell'esecuzione della polifonia sacra che in quella profana, e le tombe naturali non avrebbero potuto eseguire quel tipo di repertorio. Le trombe erano specificamente impiegate per le parti di contratenor.
Secondo quanto riportato nel trattato De inventione et usu musicae del 1487, di Johannes Tinctoris, la tromba veniva normalmente usata nelle feste di corte per l'accompagnamento delle danze ma anche in chiesa durante le celebrazioni solenni delle più importanti feste religiose.

VIELLA (VIOLINO)




La viella (anche fidula, viièle, viele, vielle o viola) è uno strumento musicale a corde del Medioevo, considerato il più nobile e il più difficile da suonare.
Jérôme de Moravie, domenicano vissuto nel XIII secolo, diede una descrizione dettagliata della viella dei suoi tempi, che era a cinque corde. Ma prima di quell'epoca, da alcune rappresentazioni pittoriche pervenuteci, la viella aveva quattro corde; così afferma François Joseph Fétis nelle Recherches historiques et critiques sur l'origine et les transformations des instruments à archet (1856). Gerbert afferma che il numero delle corde era facoltativo e andava da tre a cinque nel periodo fra l'XI e il XIII secolo, epoca in cui venne codificato il numero di cinque corde.
Su un capitello del portico della chiesa abbaziale di Vézelay, si vede un menestrello che porta al fianco una viella con quattro corde unite a due a due.
Sul portale occidentale della Cattedrale di Chartres (circa 1140) è scolpito un personaggio che suona la viella a cinque corde.
Un'altra viella si trova raffigurata sulla facciata della casa dei musicisti di Reims ed è a tre corde.
La viella fu usata correntemente fino al XV secolo (epoca in sui è raffigurata in grande dettaglio, fra l'altro, in numerose tavole di Hans Memling e in un celebre polittico di Jan van Eyck). Nel XVI secolo fu soppiantata da altri strumenti ad arco, particolarmente dalla famiglia delle viole da gamba, ma lo schema di uno strumento accordato per quinte e senza tasti fu ripreso nelle viole da braccio (violino, viola e violoncello).
Nell'iconografia appare impiegata sia da strumentisti di corte (menestrelli) sia da gruppi di angeli che suonano e cantano: è quindi verosimile che fosse impiegata sia nella musica profana che in quella sacra. La sua estensione la rende particolarmente adatta ad eseguire le voci gravi (tenor e contratenor) delle composizioni polifoniche.

ORGANO PORTATIVO




L’organo portativo, chiamato anche organetto o ninfale, è un organo di piccole dimensioni, anche se simile meccanicamente a strumenti più grandi.
Ebbe la sua massima diffusione nei secoli XIII-XV in Europa, dove veniva impiegato per l’insegnamento o per piccoli accompagnamenti.
Era, come dice il nome, trasportabile e poteva essere suonato senza bisogno di un appoggio stabile a differenza dell’organo positivo. L'organo portativo non veniva suonato con tutte e due le mani, ma con una sola, la destra, mentre la sinistra si occupava dell'azionamento di un mantice che generava l’aria necessaria al suono.
Poteva contenere una, due o più ottave di canne disposte in più file e talvolta ne aveva una o due più grandi che venivano usate come il bordone dell'organo positivo. I tasti, più spesso dei bottoni, non rappresentavano spesso una vera scala come siamo abituati a vedere, ma spesso erano privi anche delle diatoniche, in tutto o in parte. Ogni tasto azionava una sola canna e uno o più registri ne modificavano, solo in parte, il suono emesso.
Diversi erano i compositori che venivano raffigurati mentre suonavano questo tipo di strumento, come ad esempio Francesco Landini e Guillaume Dufay. Inoltre l' organo portatile (altro termine con cui veniva chiamato in Italia) compare spesso nei dipinti italiani del XV secolo, soprattutto in quelli di scuola veneziana, dove comparivano, ad esempio, nei cori d'angeli.
Positivo è un piccolo organo, dotato o meno di pedaliera e spesso avente un unico manuale, appoggiato ad un tavolo o al pavimento. Essendo di ridotte dimensioni non dispone di un'ampia gamma di registri: solitamente infatti è provvisto di tre o quattro registri e la pedaliera non ne possiede di propri. È impiegato soprattutto a livello domestico e didattico, in piccole chiese e cappelle come accompagnamento al canto assembleare o a scholae cantorum di modeste dimensioni, ma sovente anche nell'orchestra barocca dove gli è assegnata la parte del basso continuo. All'inizio del secolo XVI circa, comincia ad essere affiancato in molte chiese all'organo principale, per poi arrivare a costituire parte integrante di quest'ultimo. In Germania questo corpo d'organo viene molte volte posizionato alle spalle dell'esecutore, per cui è noto col nome di Rückpositiv.

scritto da:
AURA DUENDE
la Gitana
Musicista Di Accademia



Re Cervo Bianco )O(
Artista d’Accademia: Poeta
Jarl Gaelico del Clan Nordico
Tutor


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